Visioni dal futuro

what if/au su Star Wars

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  1. Tawariell
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    Salve a tutti fan di STAR WARS, prima di iniziare a leggere questo racconto, vi conviene sapere determinate cose: come già scritto nei disclaimer è un AU, ovvero un ALTERNATIVE UNIVERSE, ed è ambientato poco dopo LA MINACCIA FANTASMA. Stravolgerò non poco la trama che conosciamo, ma sarà sempre un racconto molto cupo, con pochi spiragli di luce.

    Buona lettura e non bastonatemi troppo^^..scherzo siate severissimi mi raccomando!!

    Ah naturalmente i personaggi non sono miei, ma del sommo maestro della fantascienza George Lucas!



    VISIONI DAL FUTURO



    E’ una notte quieta e serena.



    La Repubblica è in pace: la piccola ribellione su Naboo della Federazione dei Mercanti non ha turbato questa armonia che regna da ormai mille anni.



    Un urlo raggelante scuote un uomo anziano, saggio, stimato da tutti.

    E’ l’inizio di una corsa contro l’inevitabile..



    PROLOGO


    Coruscant, capitale galattica, 31 AB*



    Un uomo dall’apparente età di sessant’anni stava camminando lungo i corridoi che conducevano dall’ambasciata di Naboo al suo appartamento privato.

    Era stata una lunga giornata, forse persino peggiore di quando, ormai più di un anno prima, era riuscito a farsi eleggere cancelliere, sfiduciando Valorum, grazie all’appoggio della Regina Amidala, la giovane e sciocca regina Amidala, così facile da manovrare, lei e i suoi ideali di pace e giustizia, il suo desiderio di averle subito, ad ogni costo, anche andando contro colui che aveva sempre appoggiato il suo pianeta natale, quell’altro sciocco di Valorum.

    La Regina Amidala che quel giorno gli aveva dato di nuovo il suo sostegno per un’altra legge, che avrebbe aumentato i suoi poteri ulteriormente, gli veniva quasi da ridere.

    Tutti quanti credevano in lui, non solo quell’ingenua ragazza della regione dei laghi, ma anche gli stimati ed integerrimi jedi, coloro che difendevano la Repubblica dalla guerra, dal male, dai sith.

    Non vedeva l’ora di osservare la faccia del grande maestro Yoda quando avrebbe scoperto che lui, il buono e saggio Palpatine, non era altri che un sith, il signore dei Sith: e allora si che avrebbe riso, si.

    Sciocchi, stolti, così pieni di loro stessi, così convinti di avere solo luce dentro la loro anima, mentre nemmeno si accorgevano che la loro oscurità era profonda quasi quanto la sua.

    Ma non era ancora tempo di uscire allo scoperto, doveva attendere il momento giusto, con calma, lentamente, proprio come un serpente attende che la sua preda preferita sia totalmente inerme e alla sua portata, lui doveva attendere che la Repubblica fosse completamente mano dei burocrati, più di quanto già non lo fosse, che i jedi voltassero definitivamente gli occhi di fronte al male, per combatterne uno finto.

    L’uomo scosse il capo, cercando di svuotare la propria mente, era ormai troppo vicino alla Sala del Consiglio, e i suoi pensieri potevano essere sentiti, non che finora fosse mai successo, ma non poteva correre il rischio.

    Un giovane della sua scorta gli si avvicinò rispettosamente: era un calamaro, proprio come il maestro jedi Kid Fisto, lo aveva preso con se, per mostrare a tutti, ancora una volta, la sua benevolenza verso tutte le razze, mentre in realtà non provava altro che disprezzo per i non umani.

    “Eccellenza avete bisogno di qualcuno per svestirvi? Posso chiamare…”

    Il cancelliere Palpatine alzò la mano in un gesto di benevolenza.

    “Non preoccuparti Cad, me ne occupo da solo. Vai pure a dormire caro figliolo, abbiamo tutti avuto una giornata stancante.”

    Il calamaro abbassò il capo in maniera fin troppo cerimoniosa: anche lui fingeva, anche lui recitava una parte.

    “Grazie signore, siete sempre molto gentile”

    E dopo essersi inchinato di nuovo, uscì dall’appartamento del Cancelliere, insieme agli altri uomini della scorta, lasciando il politico da solo: questi si svestì velocemente, indossando la veste da camera, anch’essa color verde, e voltando le spalle alle grandi finestre che davano sulla città.

    C’era troppa luce per i suoi gusti quella notte, troppe stelle, a volta amava stare a guardare il cielo, ma solo quando era davvero buio..

    Si coricò a letto e il sonno subito lo vinse, era davvero spossato, forse più mentalmente che fisicamente.

    Ma la tranquillità che sperava arrivasse dal sonno, non venne, e anzi, una strana visione si impadronì della sua mente:

    Era un pozzo, scuro, nero, come quello di una nave, si un pozzo a reazione di una nave, almeno così gli pareva.

    Udiva esplosioni dappertutto: le fiamme erano persino di fronte a lui, tutto stava andando in rovina lì.

    Stava forse scoppiando una guerra? Bene era quello che voleva.

    Un urlo raggelante lo distrasse, facendolo voltare: una figura incappucciata stava bruciando tra quelle fiamme: chi era? Non riusciva a distinguerne i lineamenti.

    “Il bambino… jedi… uccidilo… o lui ucciderà te”





    FINE PROLOGO

















    * Anche se nei film non viene mai detto né tantomeno nei fumetti o nei libri, secondo quanto scritto dall’enciclopedia STAR WARS FACT FILE, nell’universo starwasiano per misurare gli anni, si usa come anno 0 la Battaglia di Yavin( UNA NUOVA SPERANZA), allora LA MINACCIA FANTASMA è ambientato nel 32 AB, ovvero Avanti Battaglia di Yavin, L’ATTACCO DEI CLONI nel 22 AB, CLONE WARS tra il 22 AB e il 19 AB, e ovviamente LA VENDETTA DEI SITH nel 19 AB .

    Edited by Guyenne Maj-Ness - 29/11/2009, 13:37
     
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  2. Tawariell
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    :bluscy.gif: :dales.gif: Felice che mi attenderai al varco :3d35bdf8.gif: ...

    Eccoti il commento al tuo commento:

    1-Non temere so bene che il buon zio George si è ispirato a Frank Erbert e al suo Dune, ma so anche che si è ispirato alle leggende arturiane, miti orientali e greci, oltre che alle religioni di tutto il mondo(è evidente che la Forza è miscuglio tra buddhismo/induismo ma anche cristianesimo, ebraismo ed islam: non a caso si parla di Forza Unificante, il generale, il bene comune, Forza Vivente, il particolare, gli affetti, anzi diciamo proprio Amore.. ecc) alla sua stessa vita ...

    2-Oh vedo che anche tu, per fortuna, ritieni i jedi e la Repubblica co-responsabili della propria caduta, proprio per le ragioni da te addotte(troppo arroganza e sicurezza di sè, nemmeno si erano accorti che ascoltavano il proprio ego e non la Forza), e, aggiungerei io, anche di quella di Anakin, che sia chiaro è responsabile di aver scelto il male, ma non ci è andato da solo in quella direzione.
    Tempo fa(ti parlo di diversi anni fa ndr), feci un paragone: è come se Anakin si trovasse sopra ad un precipizio, sopra ci sono Obi-Wan e Padmè che gli dicono che vogliono salvarlo, ma lui, per motivi diversi, non si fida più di loro, sotto c'è Palpatine, che gli dice di buttarsi.
    La decisione di buttarsi è sua: ma sul precipizio non ci è andato da solo.
    Nel libro di Clone Wars Palpatine pensa:
    "Un giorno dovrò ringraziare personalmente Yoda e il Consiglio Jedi: si pensa che avrebbero trattato meglio il loro Prescelto e invece da ciò che sento e sento molte cose, non fanno altro che alienarsi il giovane Skywalker. Senza saperlo si stanno preparando la loro rovina"

    3-Eh sì, parecchio oscuro, anche se non si vedrà solo il punto di vista del vecchiaccio :axxb.gif: (si vede che amo Palpie, eh :ahaha.gif: ), ma saranno molti i punti di vista e folle come sono ho deciso di tirar fuori alcune vecchie idee di Lucas e di Zahn, oltre che ispirarmi pure al Silmarillion, ma non dirò di più...

    4-Wow mi piacciono i riferimenti che hai dato alla voce(che lo hai capito da solo, è Palpie dal futuro.. ah proposito non dire più in mia presenza Fener :brrfe6.gif: ... per me è solo Anakin/Vader :gaylord.gif: ... gli adattamenti italiani mi fanno rabbrividire, basti pensare che Leia, come Luke e Padmè, significa splendente di luce e invece lo hanno tradotto Leila che vuol dire notte=_=... posto che il doppiaggio della vt era comunque sublime, ma non l'adattamento: ma come si fa a tradurre Clone Wars in Guerra dei Quoti :cryssimo.gif: :cryssimo.gif: ), soprattutto il riferimento al mito di Zeus e Cronos ...

    5-Anche io non la sapevo la storia delle datazioni ... intanto beccati il primo capitolo visto che sei ansia ^_^


    Capitolo I




    Un silenzio irreale regnava nella stanza del cancelliere supremo della Repubblica, l’ex senatore di Naboo, Cos Palpatine . Di fronte a lui c’era la persona di cui si fidava più di tutti, colui che aveva abbandonato i suoi ideali solo per diventare il suo allievo con il nome di Darth Tyranus , conosciuto da tutti come il Conte Dooku, il ventesimo jedi perduto.

    “Lord Sidious siete sicuro di quello che state facendo?”

    “Dubiti forse di me mio apprendista?”

    “No assolutamente, ma avevo pensato che ci avremmo messo più tempo. Così mi avevate detto pochi anni fa quando lasciai l’ordine.”

    “Le cose per nostra fortuna si stanno evolvendo in maniera diversa, la guerra scoppierà molto prima del previsto.”

    “Ah si, e come mai maestro?”

    “Lo saprai presto, mio apprendista. Ora va e riunisci il tuo esercito, come ti ho già detto la guerra scoppierà molto presto”

    “Come desiderate mio signore” e con un cerimonioso inchino uscì dalla porta laterale dell’appartamento del Cancelliere.



    Uno spaventoso boato si udì pochi istanti dopo nei bassifondi di Coruscant.

    Un intero quartiere saltò in aria.

    Case distrutte.

    Polvere.

    Persone ferite chiedevano aiuto urlando.

    Oppure scappavano.

    Altre ancora scavavano in mezzo alle rovine.

    Ma come trovare qualcosa lì in mezzo?

    La polvere che aleggiava nell’aria era nera e soffocante.

    C’era chi camminava strisciando alla cieca cercando qualcosa anche se forse nemmeno sapeva cosa.

    Chi gridava come impazzito quasi maledicendo la vita stessa.

    Dov’era la città a prova di attentato?

    Era sparita per sempre.

    Ora c’erano solo rovine, morte e dolore.

    Un uomo della razza di calamara , vestito di un semplice saio, era sdraiato contro un costruzione diroccata, che fino a pochi secondi prima era il più bel palazzo della zona. Con una fatica immane iniziò a cercare nei propri abiti logori, finché trovò il comlink e lo accese.

    “Maestro… Maestro Yoda…”

    “ Maestro Fisto , ferito sei tu. Sentito abbiamo l’esplosione “

    “Non venite, che nessuno venga è una…” ma la voce gli mancò e lui cadde a terra, morto.

    “Maestro Fisto…”



    Il venerabile capo dell’ordine jedi rimase impietrito di fronte a quella vista: che stava accadendo? Solo pochi anni prima avevano scoperto che i sith erano tornati.

    Era accaduto durante il tentativo di invasione della Federazione dei mercanti su Naboo durante il quale era morto Qui-Gon.

    Successivamente Dooku, il maestro dello stesso Qui-Gon, aveva lasciato l’ordine definendoli vecchi e vuoti, troppo lontani dal mondo e dai reali problemi delle persone ed era diventato il ventesimo jedi perduto. Per la prima volta Yoda pensò che forse il suo ex allievo avesse ragione altrimenti non si spiegava come non si fossero mai accorti di niente, come avevano lasciato che qualcuno colpisse al cuore la capitale galattica.

    “Maestro Yoda…dove andate?” la voce di Windu era tesa, nervosa, mai lo aveva sentito così.

    “Laggiù andare debbo io”

    “Non possiamo è troppo pericoloso. E non possiamo fare più niente”

    “Così sicuro sei tu? E da quando il pericolo ostacola la missione di un jedi? Troppo ciechi e lontani dalla gente siamo stati noi..”

    E senza attendere una replica il piccolo maestro uscì dalla sala del consiglio, andò verso l’imbarco degli sprinter, salì sopra uno di essi e si diresse nel luogo dell’attentato.



    Quando arrivò c’erano pompieri e dottori che correvano dappertutto, i primi tentando di domare i numerosi incendi e i secondi recuperavano le migliaia di feriti e morti, trasportandoli velocemente negli improvvisati ospedali da campo che si erano creati non lontano da lì.

    Yoda osservava tutto con aria afflitta, devastato dai sensi di colpa, non riuscendo a capire chi e perché avesse fatto questo: voci incontrollate sostenevano che dietro l’attentato ci fosse la mano dei separatisti ma non riusciva a credere che Dooku potesse arrivare a tanto. A che scopo poi?

    Avrebbe perso tutta la simpatia di cui godeva negli ambienti popolari.

    Tutto era così nebuloso e contorto, eppure di una cosa era sicuro Yoda: erano stati i sith.

    In quell’istante passarono di fianco a lui due barelle, in una c’era il cadavere di Kit Fisto, era quasi irriconoscibile a causa dell’alto numero di ferite riportate, nell’altra c’era un bimbo, anch’esso di razza calamara e anch’esso strapieno di ferite, ma almeno era vivo.

    Tremava visibilmente e piangeva disperato chiamando la madre.

    Il capo dell’ordine gli si avvicinò e gli toccò la fronte con la punta di un dito e subito il pianto del bambino cessò mentre una lacrima silenziosa scivolava lungo la guancia del vecchio jedi: tutto era morte, tutto era rovina lì.

    Una troupe della Holonet, guidata da due umani, si avvicinò a lui

    “Maestro Yoda chi pensate ci sia dietro quest’orrenda carneficina? E come risponderà l’ordine jedi?”

    “Ancora risposte certe dare non possiamo. Ma del nostro meglio faremo”

    “Io ho le risposte”

    La voce del cancelliere Palpatine.

    Ma non era la solita pacata voce, no aveva un’incrinatura che non poteva celare e il suo animo era pieno di paura: Yoda lo percepiva chiaramente.

    “Cancelliere cosa intendete dire?”

    “Una frangia estremista dei separatisti ecco chi c’è dietro. Ho appena parlato con il Conte Dooku che è sempre stato a favore dei negoziati lo sapete, come tutti noi, ma purtroppo questo attentato cambia le cose, lo sa bene anche lui. “

    “E come fate a dire che è stata una frangia dei separatisti a compiere tutto questo?”

    “E’ stato lo stesso Conte Dooku a comunicarmi, con tanto di prove inconfutabili, che dietro questo orrore c’è il viceré Nute Gunray, che già due anni fa attaccò il mio pianeta natale per una bieca questione commerciale e ora ho osato attaccare la capitale galattica. Non possiamo rimanere inerti di fronte a questo”

    “Intende forse dire che la Repubblica risponderà?”

    “Certo che risponderà. Ne parlerò immediatamente in senato e sono certo che tutti i senatori saranno con me, dobbiamo difenderci non abbiamo altra scelta purtroppo, lo vedete anche voi. Vogliamo forse che altri poveri innocenti paghino per colpa dell’avidità di uno? “

    “Avete ragione cancelliere, siamo con voi, la gente è tutta con voi perché voi avete dimostrato ancora una volta di essere vicino a noi tutti, venendo addirittura qui rischiando la vita.”

    “Dovevo venire di persona, io sono il padre della Repubblica e non posso lasciare soli i miei figli…”

    Palpatine abbassò il capo con aria afflitta e si allontanò verso altre rovine sotto lo sguardo indagatore di Yoda e lo sguardo ammirato di tutti gli altri.



    Il capo del consiglio era rientrato nei suoi alloggi e osservava il cielo notturno di Coruscant che non era mai stato così buio questo perché l’acre fumo proveniente dai bassifondi non si era ancora del tutto dissolto, era un fumo nero come la notte e soffocante come il peggiore dei veleni. Tutta la città rischiava di venire contaminata così si era costretti a stare rinchiusi in casa e per uscire occorrevano delle grosse maschere con ossigeno, che purtroppo non erano sufficienti per tutti gli abitanti del pianeta.

    “Maestro volete andare in senato?” il giovane Obi-Wan si era avvicinato cercando da lui delle risposte che non riusciva a trovare da solo.

    “Che vada o non vada, scoppierà la guerra comunque.”

    “E noi cosa faremo?”

    “Combattere dovremo.”

    “Si lo so maestro. Ma in che modo?La Repubblica non ha un esercito.”

    “Questo me non preoccupa. Altre cose preoccupano me..”

    “Che cosa?”

    “ Il nostro nemico vero chi è? Dietro Nute Gunray forse i sith ci sono?”

    “Darth Maul è morto”

    “Ma non il maestro lui era…”

    “Perché ne parlate con me maestro? Io sono jedi da pochi anni..”

    “Ma il maestro del prescelto tu sei. E ben chiare queste cose devi avere..”

    “Avete ragione..”

    “Strano il destino di quel ragazzo, troppo vecchio per essere padawan e troppo giovane per fare una guerra..”

    “Ma se la caverà…”

    “Per tutti noi, mi auguro che ragione abbia tu”

    Il giovane Kenobi sorrise mestamente poi il suo sguardo verde azzurro si perse nel cielo nero di Coruscant: un’altra guerra dopo solo due anni dalla morte di Qui-Gon.

    Ancora una volta stava accadendo tutto troppo in fretta, Yoda aveva ragione.

    E lui aveva più paura di allora, più paura di quando il suo maestro morì, più paura di quando gli fu dato Anakin come allievo, perché era ancora un ragazzino e non poteva vincere quella guerra, aveva bisogno di tempo.

    C’era solo una cosa che gli dava la volontà di andare avanti.

    Ma non erano né gli ammonimenti di Yoda né il senso del dovere così ferocemente inculcato.

    No.

    Era il fatto che Anakin sarebbe stato al suo fianco.



    Il senato galattico era stracolmo di persone tutte che urlavano e si agitavano.

    “Guerra! A morte i separatisti!”

    Gli unici in silenzio erano i membri del comitato dei Lealisti, guidato dal giovane senatore di Alderaan, Bail Organa, che osservava spaventato l’evolversi della situazione sapendo benissimo che questa volta nessuno avrebbe ascoltato le sue parole a favore della pace, lui stesso ne dubitava, era come annientato.

    Malgrado i separatisti fossero contro la Repubblica li aveva sempre rispettati comprendeva il loro bisogno di giustizia, le loro proteste contro la corruzione dilagante e l’eccesso di burocrazia, ma ora cosa doveva pensare di loro? Perché si erano spinti a tanto?

    Secondo quanto gli era stato riferito da alcuni voci incontrollate, ma vicine al cancelliere, pare che dietro quell’orribile attentato ci fosse la mano di Nute Gunray e non faticava assolutamente a credere che quell’essere avido fosse stato capace di un gesto tanto ignobile, ma non lo avrebbe portato da nessuna parte, gli avrebbe fatto la figura del terrorista e nient’altro.

    “Bail tutto a posto?”

    La voce gentile di Mon Montha lo distrasse dai suoi pensieri.

    “Tu pensi davvero sia stato Gunray?”

    “Quell’uomo è capace di tutto: hai visto cosa fece su Naboo solo due anni fa”

    “Lo so che ne sarebbe capace, ma non ci guadagnerebbe nulla da una cosa simile.”

    “Perché ci ha guadagnato qualcosa due anni fa? Più che condanne dalla Corte Costituzionale, intendo..”

    Bail sorrise divertito all’amica.

    “E malgrado quelle condanne è ancora in libertà..”

    “Tu chi pensi che sia stato Bail?”

    “Non lo so è questo il problema.”



    Il fracasso dell’aula all’improvviso cessò: era entrato Palpatine.

    Tutti si voltarono verso di lui come se fosse l’oracolo di chissà quale misterioso dio con tutte le risposte pronte, solo Bail e Mon continuarono a guardarsi tra di loro, sempre più preda del dubbio.

    Il cancelliere supremo in poche ore pareva invecchiato di cent’anni il suo viso era pallido come quello di un morto e le rughe si erano come triplicate segnando il suo viso in maniera spaventosa, e quando parlò la sua voce era tremante e angosciata.

    “Senatori abbiamo appena assistito ad una tragedia. La nostra amata Repubblica è in pericolo, non possiamo più permetterci di perdere tempo in negoziati, purtroppo le frange estreme dei Separatisti hanno preso il sopravvento. Attaccandoci al cuore, distruggendo un intero quartiere. Lo avete visto tutti, donne e bambini innocenti, uomini valorosi come il grande maestro jedi Fisto sono stati uccisi per l’odio di questi terroristi, si perché sono terroristi!”

    “Si terroristi” urlò l’assemblea..

    “Dobbiamo difenderci non abbiamo altra scelta.”

    “Palpatine, Palpatine, Palpatine..”

    La senatrice Mon Calamari, Cor Vast * , che faceva parte del comitato dei Lealisti, chiese di parlare e subito il cancelliere glielo concesse.

    “Il nostro valoroso Kit Fisto è morto per difenderci e noi non possiamo permettere che la sua morte resti impunita, né che la Repubblica venga devastata da questa gente senza cuore e senza nessun principio morale, altrimenti la sua morte sarebbe stata vana. Dobbiamo difenderci e per farlo, mi duole doverlo dire, i jedi non sono sufficienti, sono troppo pochi, abbiamo bisogno di un esercito. Ma prima di farlo occorre dare i poteri speciali al Cancelliere, se andremo in guerra non possiamo perdere intere giornate per delle decisioni urgenti.”

    Mon Montha abbassò il capo sconfitta sussurrando con un filo di voce all’amico vicino a lei.

    “Non posso nemmeno darle torto. Questa guerra è inevitabile.”

    Il senatore di Alderaan non si diede nemmeno la briga di rispondere limitandosi a sospirare pesantemente: i suoi profondi occhi neri osservavano quella bolgia urlante intorno a lui, si perché solo così poteva definirla, bolgia. Non gli pareva di scorgere nessun volto umano, anche lo sguardo della sua amica Cor era una lama di ghiaccio, pieno di odio e di rancore e non se la sentiva di biasimarla.

    Nel frattempo aveva preso la parola il senatore di Muunlist, un corpulento individuo di razza umana ma dall’aria decisamente bonaria.

    “Appoggio la mozione della senatrice Vast, occorre dare i poteri speciali al Cancelliere e poi creare un esercito. Solo che c’è un problema per crearne uno potente occorrono anni, come faremo nel frattempo a difenderci?”

    La voce di Palpatine risuonò di nuovo nell’assemblea

    “La questione che ponete è importante, senatore Bhot*, ma non temete la Repubblica ha i mezzi per essere veloce quando occorre. Ho appena parlato con i jedi e loro sono pronti ad aiutarci in questo senso..”



    Queste ultime parole lasciarono interdetto Obi-Wan Kenobi che insieme al suo giovanissimo allievo Anakin osservava dall’alto lo svolgersi della seduta straordinaria.

    “Cosa intende maestro?” la voce del ragazzino era piena di paura, così come i suoi occhi: era una paura enorme molto più grande di quella provata anni prima quando si separò da sua madre.

    Il giovane cavaliere jedi gli poggiò la mano.

    “Non lo so Anakin, ne parleremo con Yoda..”

    Il suo allievo non chiese altro e questo impensierì non poco il suo maestro che era abituato alle sue troppe domande, alla sua esagerata voglia di fare.

    In quell’istante si avvicinò il maestro Windu che con un cenno della mano chiese ad Obi-Wan di avvicinarsi.

    “Mi spiace non averti informato prima, ma quello che dice Palpatine è vero. Possiamo aiutare la Repubblica a formare un esercito anche se devo dire la verità io non sono molto d’accordo.”

    “Che vuoi dire Mace?” raramente il giovane Kenobi si rivolgeva per nome al vice-capo del Consiglio, era sempre fin troppo rispettoso, ma stavolta era troppo preoccupato per curarsi delle formalità.

    “Prima che avvenisse l’attentato Kit aveva scoperto su Kamino che circa due anni fa il maestro Sifo Diass aveva ordinato la fondazione di un grande esercito di cloni per la Repubblica..”

    “Co… come? E perché lo avrebbe fatto?”

    “Kit stava indagando proprio su questo, ma come ben sai è stato ucciso oggi…”

    Gli occhi di Obi-Wan erano dilatati dalla paura.

    “Pensi… pensi forse che era per colpire Kit che hanno fatto quella carneficina?”

    “Non lo so, potrebbe essere, è tutto così nebuloso e contorto…”

    “Scusami ma avete parlate di questa storia con Palpatine?”

    Mace abbassò il capo arrossendo lievemente

    “Purtroppo quando Kit ci ha informato della cosa eravamo nell’ufficio del Cancelliere: sai che lui è sempre stato dalla nostra parte, tiene sempre conto del nostro consiglio.”

    Obi-Wan si passò nervosamente le mani sui capelli rossicci.

    “Si si non è Palpatine il problema ci mancherebbe. Ma usare un esercito di cui si ignora la provenienza…”

    “Obi-Wan non piace nemmeno a me, ma non abbiamo altra scelta. Su questo il Cancelliere ha ragione: dobbiamo difendere la Repubblica…”

    Il giovane jedi annuì con un cenno della testa.

    “Scusami ancora per averti informato solo adesso, ma tu ed Anakin eravate via su Dantooine..”

    “Non importa…”

    Mace si allontanò di nuovo verso la sua poltrona e così fece Obi-Wan che però non si sedette, ma prese per mano il suo padawan invitandolo ad alzarsi.

    “Su andiamo”

    La raffica di proteste che si aspettava che venissero non arrivarono, il bimbo saltò immediatamente giù dalla sedia e lo segui con assoluta calma, come se fosse anch’egli perso in mille pensieri. Entrambi con la testa bassa si avviarono verso una delle uscite laterali del senato che in quel momento risuonò di nuovo di un forte boato: l’assemblea aveva appena dato i poteri speciali a Palpatine..



    Fine Capitolo I



    * Questi nomi sono tutti inventati da me^^..

    Edited by Tawariell - 27/9/2009, 19:16
     
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  3. Tawariell
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    Capitolo II



    Le cannoniere della Repubblica stavano sorvolando il remoto pianeta Mon Calamari: malgrado la senatrice Cor Vast fosse dalla loro parte, molti separatisti erano riuscito ad avere l’appoggio di molte persone dei quartieri più popolari. Consenso che continuava a persistere malgrado il terrificante attentato di cui era stata vittima la capitale Galattica.

    I separatisti avevano infatti sparso la voce che a provocare l’attentato era stato qualcuno del senato che poi aveva fatto ricadere la colpa su di loro.

    Il maestro Mace Windu, dall’alto della sua cannoniera, osservava il grande oceano del pianeta con disinteresse, sperando di cacciare l’angoscia dalla sua anima.

    “Maestro Windu?” la voce di Obi-Wan era quasi un sussurro.

    “Si maestro Kenobi?” rispose l’imponente uomo ormai sulla cinquantina.

    “C’è qualcosa che vi disturba?Vi vedo strano…”

    “La guerra mi disturba mio giovane amico: cosa ci può essere di peggio?”

    Il giovane generale sospirò rimanendo a fissarlo per diversi minuti prima di replicare.

    “Non credo sia quello solo quello il motivo.”

    “Sembri molto sicuro di quello che passa per la mia testa, allora formula tu un’ipotesi.”

    “Io credo che abbiate paura che i Separatisti abbiano ragione” non era stata la voce di Obi-Wan a parlare ma quella del piccolo Skywalker.

    Mace avrebbe voluto replicare che non era così, non tanto per fare un dispetto al bambino, che, malgrado fosse troppo irruente, godeva della sua simpatia, ma più che altro per rassicurare se stesso.

    “Sei sempre troppo sveglio Anakin, troppo.”

    Il giovanissimo padawan gli sorrise divertito, senza alcun timore reverenziale, cosa che infastidì leggermente il vice capo dell’Ordine.

    “Però ci ha preso.”

    “Obi-Wan cos’è vi siete messi d’accordo per farmi un interrogatorio?? Su andate a prepararvi, tra poco dobbiamo andare a combattere: non è più tempo per i giochi piccolo padawan.”

    Ancora una volta il ragazzino gli sorrise sfrontato e invece di ubbidire all’ordine si avvicinò di più al maestro korun.

    “Però ci ho preso”

    “Sparite tutti e due”

    Obi-Wan ed Anakin si scambiarono un sorriso complice per poi correre a prepararsi all’atterraggio.



    Nella cannoniera dietro la loro la giovane padawan Siri Tachi si guardava in giro sperduta.

    I suoi pensieri erano ancora più cupi di quello del maestro Windu.

    Si sentiva una bambina in mezzo a quella guerra orribile e una bambina cosa può fare in una guerra?

    Nulla pensò mestamente.

    “Mia giovane padawan cerca di calmarti: non è il momento di lasciarsi prendere dallo sconforto”

    Siri alzò i suoi occhi azzurri verso la donna che aveva parlato, ovvero la sua maestra Adi Gallia, che malgrado avesse vent’anni più di lei, pareva quasi una sua coetanea.

    Il tempo sembrava essersi fermato per Adi.

    I suoi occhi, dello stesso colore di quella della sua padawan, avevano ancora la luce della giovinezza.

    La maestra le sorrise, scostandosi dal viso una ciocca di capelli argentati, che aveva così praticamente da sempre.

    “Cercherò di concentrarmi maestra.”

    Adi poggiò la mano sulla spalla di Siri.

    “Siamo in guerra mia giovane padawan, questa situazione non piace a nessuno, ma il maestro Windu una volta mi disse: Non possiamo vincere, possiamo solo combattere”

    “Le terrò a mente maestra” mormorò la ragazza chinando la testa in cenno di assenso.

    Si aveva ragione la sua maestra doveva pensare alla guerra purtroppo, non poteva concentrarsi sul passato, anche se nella sua mente continuava a presentarsi prepotente l’immagine di un altro jedi, un jedi dai lunghi capelli rossi e dai profondi occhi verdi, dolci e saggi.

    Anche se avevano deciso insieme di dimenticare il loro amore, non c’era stato un solo giorno in cui la sua mente non aveva indugiato su quel jedi.

    E ora il pensiero che potesse correre dei rischi in quell’orribile conflitto la spaventava a morte.

    “Obi-Wan stai attento”

    In quell’istante il giovane Kenobi si voltò verso di lei, fu solo un momento ma lo sguardo verde del giovane maestro jedi si perse nell’oro* dei capelli della donna, desiderando di accarezzarli ancora una volta, dopo quell’unica volta di pochi anni prima.

    “Anche tu Siri”

    Non poteva dimenticarla.

    Non poteva e non voleva.

    E ora più che mai avrebbe voluto dirle che l’amava ancora, che non era cambiato niente e che erano stati degli stupidi a rinunciare a un po’ di felicità insieme.

    “Stai bene maestro? Mi sembri triste”

    Kenobi sorrise al suo allievo scompigliandogli i capelli.

    “Si sto bene piccolo padawan andiamo: siamo in guerra”

    Il bambino annuì mentre il cuore del giovane generale si fece ancora più pesante.

    “Che non succeda nulla a loro due, non mi importa di me, basta che loro due stiano bene.”





    E poi ogni altro pensiero si dissolse: la guerra dei Cloni infuriava su Mon Calamari così come in ogni angolo della galassia.

    Le cannoniere della Repubblica iniziarono a sparare all’impazzata sull’esercito dei droidi da battaglia e d’assalto, schierati a migliaia sulla capitale del pianeta.

    Ma a giudicare dal fumo acre che si vedeva in lontananza sopra al grande oceano, era evidente che la battaglia stava infuriando ovunque.

    I jedi saltarono simultaneamente sul terreno paludoso scontrandosi corpo a corpo con i distruttori, i droidi più feroci e agguerriti dell’esercito dei separatisti.

    A guidarli non c’era Dooku, proprio come aveva previsto il Cancelliere Palpatine, ma non c’era nemmeno Nute Gunray, difatti era un generale Mon Calamari a guidarli, un misterioso comandante sbucato dal nulla che si chiamava Lot Ackbar**.

    Di lui si diceva che fosse un uomo incorruttibile, che condivideva gli stessi ideali del capo dei separatisti, ed era contro la violenza e questo lasciava molto perplessi i membri dell’ordine jedi: se era contro l’uso delle armi perché era in prima linea?

    Non poteva certo approvare il meschino attentato che aveva distrutto uno dei quartieri più belli di Coruscant.

    Ecco un altro mistero che da aggiungere agli altri.

    Il generale separatista, dopo aver abbattuto diversi cloni soldati, si era messo a scrutare con il suo binocolo ad infrarossi i jedi.

    Non ce l’aveva con loro, li aveva sempre rispettati e condivideva i loro valori di pace e libertà, purtroppo non era colpa di nessuno se la Repubblica che difendevano era corrotta.

    E probabilmente anche qualche jedi era corrotto: non si spiegava infatti come qualcuno di loro avessero organizzato l’attentato di Coruscant.

    Ma doveva credere alle voci che giravano su di loro?

    Era tutto talmente ingarbugliato che ormai non sapeva nemmeno lui da che parte fosse il bene e da quale il male: Dooku era un jedi perduto e un sith probabilmente controllava il senato..

    “Generale Ackbar” la voce di uno dei suoi luogotenenti, il comandante Dac Morren, un giovane calamaro dalla pelle sul violetto.

    “Dimmi Dac.”

    “I jedi si stanno avvicinando: volete davvero trattare?”

    “Si”

    “Sono degli assassini”

    “Dac si forse è così ma forse no: non possiamo credere a tutto quello che sentiamo in giro”

    “Si hai ragione Lot..”



    Le ultime parole morirono quasi in gola al giovane calamaro proprio mentre una palla di fuoco di gigantesche proporzioni arrivò nelle vicine case dei civili inermi, sterminandoli istantaneamente.

    Altro fumo nero si alzò in aria insieme a fiamme rosse come rubini e terribili come quelle dell’inferno.

    La gente superstite si mise ad urlare.

    “Assassini jedi, assassini altro che difensori della pace e della giustizia!” era una donna, un’anziana calamara che teneva tra le braccia il figlio, un ragazzo di sedici- diciassette anni.

    E altre voci si unirono a quelle della donna, voci di uomini mutilati, di bambini, e di ragazzini.

    “Abbasso la Repubblica viva i Separatisti!”

    Obi-Wan ed Anakin, insieme a Mace, Adi e Siri, che erano da poco saltati sul terreno paludoso, rimasero impietriti: chi aveva lanciato quella bomba?

    Era ovvio che non era stato nessuno di loro.

    Oppure no?

    I cinque jedi si osservarono in viso sconvolti mentre i cloni li circondarono quasi per proteggerli contro la furia della gente.

    “Cosa possiamo fare?” balbettò Kenobi più che altro per dire qualcosa ma sapeva benissimo che nessuno gli avrebbe potuto dare una risposta sensata in quel momento.

    “Dovremmo ritirarci forse.. “ replicò debolmente Adi senza troppa convinzione.

    “E lasciare questo sistema in mano ai separatisti?Mai” tuonò il maestro Windu.

    “Ma la gente non ci vuole più: ci odia” la voce di Siri era quasi un sussurro.

    “Non siamo stati noi a provocare questa guerra e non siamo stati noi a lanciare quella bomba” Anakin aveva parlato senza nemmeno pensare continuando ad osservare con i suoi occhi di bambino quell’immensa rovina, quell’orrore senza fine.

    Un tempo aveva pensato che Tatooine fosse l’inferno con un piccolo angolo di paradiso ovvero la casa con cui viveva con sua madre.

    Ora pensava che l’inferno era quello.

    La guerra combattere gli uni contro gli altri, ferendosi mortalmente e ignominiosamente a vicenda e in nome di cosa?

    Della pace?

    Della libertà?

    Della giustizia?

    Aveva visto l’orribile carneficina su Coruscant con i suoi occhi e aveva pensato che fosse giusto attaccare i separatisti, fare giustizia.

    Ma che giustizia era quella che provocava altri morti?

    Non lo sapeva, credeva solo a ciò che gli dicevano i suoi occhi: gente distrutta, che piangeva i propri cari mentre quel maledetto fumo nero aleggiava ovunque.

    Come un’ombra.



    I soldati separatisti si scagliarono furiosi contro i jedi e i cloni che non poterono far altro che difendersi: ogni negoziato era impossibile ora.

    Il generale Ackbar era stato tra i primi ad attaccare e ora combatteva con veemenza contro il maestro Windu con una rudimentale spada di ferro.

    “Assassini e io che volevo negoziare con voi: ero convinto che non eravate stati voi a provocare l’attentato in senato. Bugiardi e ipocriti: dite di difendere la gente, ma in realtà le persone per voi sono solo esseri inferiori, che devono stare sottomessi alla Repubblica. “

    il calamaro, malgrado i poteri jedi dell’altro, lo stava facendo indietreggiare grazie ad una maneggevolezza della spada incredibile.

    “Non siamo stati noi a lanciare quella bomba”

    Mace rispose con un fendente micidiale facendolo retrocedere di qualche passo, ma subito il generale separatista lo sorprese saltandogli sopra la testa con un doppio salto mortale e ferendolo alla spalla.

    “Si certo. E perché dovrei credervi maestro Windu? Voi non siete come gli altri, vi credete superiori, non provate né amore né odio: come potete pretendere di difendere la pace e la libertà?”

    “Vi sbagliate su molte cose generale Ackbar: noi proviamo dei sentimenti” balbettò Windu tenendosi la spalla sanguinante e nel contempo continuando a combattere.

    Era ora di usare il suo stile più famoso, lo stile al limite del lato oscuro, che sapeva incanalare l’energia negativa per usarla positivamente, lo stile che lui stesso aveva inventato: il Vaapad.

    La Forza che sprigionava Mace era impressionante, solo Yoda avrebbe potuto reggere al confronto: l’uomo era immerso nel potere Vaapad, aveva gli occhi quasi bianchi e la sua spada si muoveva come mossa da vita propria, spingendo sempre più indietro il giovane calamaro.

    La sua spada ora era viola scuro, brillando come una saetta nella notte.

    Malgrado questa dimostrazione di forza, nessun altro dei separasti indietreggiò e anzi il suo secondo, Dac Morren aveva attaccato il maestro Kenobi e il suo padawan Anakin non con una spada ma con diversi blaster mentre persino i civili si erano messi ad attaccare i jedi e i clone troppers.

    I jedi si sentirono quasi sopraffatti, non tanto per la forza dell’avversario, che gli era palesemente inferiore, ma per l’odio e la rabbia che sentivano provenire dalla gente, si appellarono alla Forza, creando quasi una sorta di scudo energetico che li rese più potenti, ma solo fisicamente.

    “Forse dovevamo davvero arrenderci” balbettò Obi-Wan che pure continuava a combattere quasi con rabbia: non erano degli assassini, volevano proteggere la Repubblica dal male.

    “Maestro non possiamo venire meno alla nostra missione: me lo hai sempre detto tu” la voce di Anakin non era mai stata così tremante ma era impossibile capire se ciò fosse causato dalla paura o piuttosto dalla rabbia.

    Kenobi percepiva chiaramente la frustrazione e pensieri pericolosi del suo padawan così maledettamente simili ai suoi.

    “Hai ragione mio troppo giovane allievo, ma ricordati che bisogna combattere solo per difendersi.”

    A chi lo stava dicendo?

    Ad Anakin?

    A Mace?

    A Siri ed Adi?

    Oppure a se stesso?

    “Cercherò di tenerlo a mente” fece il bambino continuando a respingere i colpi di blaster con la sua spada laser.

    Fu solo un secondo ma si voltò e fissò il suo maestro negli occhi.

    Occhi blu negli occhi verdi.

    Entrambi pieni di paura, ira e forse…. Si forse anche odio.

    Ma odio verso di chi?

    Non lo sapevano nemmeno loro.



    Maestro ed allievo unirono le loro spade quando una pioggia di fuoco iniziò ad arrivar loro addosso.

    “Dobbiamo tornare sulle cannoniere: siamo troppo allo scoperto qui..” la voce di Siri era debolissima, fragile, quasi soffocata e questo impensierì non poco Obi-Wan che voltandosi verso di lei si accorse che del sangue stava colando dalla gamba destra della donna, era come un fiume rosso.

    “Sto bene Obi-Wan” sussurrò la ragazza pallida come non mai.

    Il giovane jedi la prese tra le braccia, trascinandola verso la nave più vicina.

    “Siri devi fermarti.”

    “Non posso abbandonarvi.”

    “Infatti non puoi. E quindi devi fermarti: non puoi combattere in questo stato”

    Un droide medico si avvicinò ai due giovani.

    “Generale Kenobi se volete potete tornare a combattere, ci penso io alla comandante Tachi”

    Il giovane jedi alzò lo sguardo verso il suo padawan che ora era stato avvicinato dalla maestra Gallia e dal maestro Windu che dopo aver sconfitto, ma non ucciso, il generale Ackbar adesso respingeva gli altri separatisti.

    “E’ meglio salire tutti: qui non possiamo contrattaccare adeguatamente”

    Obi-Wan non attese nemmeno risposta dai suoi compagni, continuando tuttavia a fissare la piccola figura del suo allievo: se la stava cavando piuttosto bene.

    Ma avevo lo stesso timore per lui.

    Strinse la mano di Siri per sentire il suo contatto.

    “Ti amo”

    “Lo so generale Kenobi.”

    Non sorrideva mentre pronunciava quelle parole: negli occhi azzurri della donna c’era una luce strana, triste, come se temesse qualcosa di remoto e lontano.

    In silenzio il giovane maestro aiutò i droidi medici a trasportare la barella sulla cannoniera mentre suoni di esplosioni e di missili sibilavano nell’aria ormai nera come la notte.



    A diversi parsec da Mon Calamari, nel remoto sistema di Dantooine, Luminara Unduli, la sua giovanissima allieva Barris Offee, il maestro Quinlan Vos e la sua ex allieva Aayla Secura stavano combattendo anch’essi una difficile battaglia, ma almeno per ora la popolazione era tutta dalla loro parte.

    Malgrado questo nessuno di loro si sentiva tranquillo, c’era qualcosa nell’aria, qualcosa di pauroso che stava per emergere e loro non avrebbero potuto far nulla per fermarlo.

    Luminara osservava l’immensa pianura verdeggiante di quella sperduta regione di Dantooine: ora il verde si mescolava al rossastro del tramonto rendendo la zona quasi spettrale.

    Eppure era un posto magnifico, pieno dei colori più belli e dei profumi più deliziosi della natura, e la loro base era ben nascosta sottoterra lontano dagli sguardi indiscreti delle troppe spie che vi erano persino lì.

    “Luminara non serve a nulla star qui a rimuginare: qualunque cosa deve accadere, accadrà presto. Ricordati che anticipare è una distrazione.”

    “Ma hai paura anche tu Quinlan non è vero?”

    “Come tutti amica mia, come tutti. La gente pensa che un jedi non abbia paura, che non provi amore e che non provi odio. Noi amiamo e la nostra forza sta nel saper sconfiggere la paura e l’odio che vi sono anche dentro di noi, non a fingere che non ci siano”

    La donna alzò lo sguardo verso il giovane maestro jedi: i suoi occhi neri erano più scuri del solito, come se ci fosse dentro davvero la notte.

    “Buonanotte amico mio” mormorò Luminara entrando nella base.

    A pochi chilometri da lì intanto una piccola figura avvolta in un mantello nero stava sgattaiolando all’interno della casa più grande, quella di un capo villaggio.

    Il misterioso essere accese la sua spada laser azzurra tranciando i cavi elettronici che davano energia non solo all’edificio ma a tutto il villaggio, poi li collegò ad uno strano marchingegno dorato.

    Una volta fatto questo la figura uscì allontanandosi nella notte.





    Fine Capitolo II



    *Lo so che nella mia altra fiction avevo fatto Siri mora ma ho scoperto su wookipedia( l’enciclopedia ufficiale ondine di Star Wars) che Siri è bionda e ha gli occhi azzurri^^



    **Personaggio di mia invenzione che intendo imparentare con il mitico ammiraglio Ackbar della vecchia trilogia

    Edited by Pensieri Tatuati - 3/12/2009, 17:32
     
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    Capitolo III

    Uno spaventoso boato investì la scuola dei quartieri popolari di Dantooine.

    Altri morti, altri feriti, altra distruzione.

    E tante altre lacrime da versare.

    Perché il dolore è troppo grande.

    Perché non si riesce a capire chi voglia attaccare la gente inerme come i civili.

    I bambini poi.

    Gli jedi su quel lontano sistema restarono allibiti.

    Era tutto uguale all’attentato di Coruscant.

    Tutto spaventosamente uguale.

    Tranne…

    “Maestro Vos lo avete visto anche voi…”

    “Sì Luminara. Quell’uomo aveva una spada laser blu.”

    I due jedi salirono sopra una swoop-bike simultaneamente e si misero all’inseguimento della strana figura incappucciata, che era anch’essa saltata subito sopra ad una swoop-bike, correndo via tra le macerie.

    La jedi si voltò verso la sua allieva, rimasta totalmente paralizzata dall’orrore.

    “Barris avvisa Windu e Yoda che c’è un misterioso guerriero jedi che ha provocato un attentato, identico a quello di Coruscant.”

    La donna nemmeno attese la risposta e si girò di nuovo a guardare avanti.

    Barris balbettò un “Sì, maestra.”

    Poi accese il suo comlink

    “Maestro Windu, mi sentite…”

    “Barris, sono Obi-Wan Kenobi, dimmi”

    “Qui, su Dantooine, un misterioso guerriero ha… ha provocato un attentato ed è identico a quello di Coruscant…”

    “Nei quartieri popolari?”

    “Sì maestro Kenobi. E c’è… c’è un’altra cosa…”

    “Sì, Barris?”

    “Potrebbe un essere un… uno jedi”

    “Co… come? Ne sie… siete sicuri?”

    “No, però era in possesso di una spada laser ed era blu… Il maestro Vos e la maestra Luminara lo stanno inseguendo con una swoop-bike…”

    La mente del giovane maestro jedi lavorava febbrilmente, cercando di capire che cosa si celasse dietro tutto questo.

    “Barris anche qui… anche qui la situazione è davvero strana. Molte persone sono convinte che noi possiamo essere dietro l’attentato di Coruscant”

    “Ma non ha senso: noi difendiamo la pace e la giustizia!”

    “In che modo la difendiamo?”

    La giovane jedi rimase interdetta qualche minuto a causa di quella domanda.

    “Maestro Kenobi, siamo qui…”

    “Solo perché c’è la guerra: di solito la gente non ci vede mai”

    “Che cosa volete dire, maestro Kenobi?”

    “Che per molte persone è più facile credere che sia colpa degli estranei jedi, piuttosto che dei separatisti, che sono persone come loro e parlano di problemi vicini a loro”

    Barris cominciò a toccarsi ripetutamente il viso con aria febbrile.

    “Non ci avevo mai pensato prima, ma… ma temo che il vostro discorso abbia un senso”

    Obi-Wan sospirò mestamente.

    “Se ti può consolare non ci avevo pensato nemmeno io fino a qualche ora fa”

    “Perché? Che cosa è successo?”

    “Un attentato. E anche qui, apparentemente, è colpa nostra”

    “Obi-Wan, ho paura”

    “Anche io, amica mia, anche io”

    Barris si guardò intorno: case distrutte, morti, feriti. E lei, che cosa stava facendo?

    Stava perdendo tempo a chiacchierare con il comlink.

    Non poteva biasimare gli sguardi di riprovazione che le arrivavano addosso.

    “E se fosse troppo tardi?”

    “Mi auguro di no Barris”

    “Devo andare, Obi-wan, non posso perdere altro tempo. Che la Forza sia con te, maestro Kenobi”

    “Che la Forza sia con te, giovane Barris”

    “E… Obi-Wan?“

    “Si?”

    “Veglia attentamente sul giovane Anakin. Forse non è un caso che il Prescelto arrivi da una famiglia normale. Addio!”

    E prima che Obi-Wan potesse replicare, la giovane jedi aveva interrotto la comunicazione e si era messa ad aiutare i soccorritori.







    Mace Windu era sdraiato su un lettino, mentre i droidi medici gli curavano la spalla ferita. Questo malgrado egli avrebbe voluto sottrarsi e ricominciare a combattere subito.

    La cannoniera sorvolava Mon Calamari in fiamme, i cui edifici erano distrutti o semi-diroccati.

    Il fumo nero era quasi sparito, cosicché poteva vedere la gente che urlava per i propri morti, scagliandosi contro l’esercito della Repubblica.

    I Cloni si limitavano a respingere la gente inferocita, senza usare le loro armi, ma lo jedi non sapeva quanto questo sarebbe potuto durare.

    Si sentiva stanco e svuotato.

    Ed il suo timore più grande era che ciò che gli aveva detto Anakin poche ore prima potesse essere vero: che dietro tutto quell’orrore ci fosse uno jedi.

    “Maestro Windu…”

    “Dimmi, giovane Anakin…”

    “Avete paura?”

    “Ne abbiamo tutti.”

    “E allora perché… “

    “Perché due anni fa ti abbiamo sgridato per le tue paure?”

    “Sì.”

    “Per nascondere le nostre.”

    Il piccolo padawan si avvicinò al maestro korun fissandolo sconvolto.

    “Che cosa volete dire?”

    “Anakin tu hai un legame incredibile con la Forza, che nessuno ha, nessuno.”

    “È di questo che avete paura?”

    “Potresti usarlo contro di noi.”

    “E perché mai?”

    Mace mise le mani sulle spalle del bambino, guardandolo con affetto.

    “Ora non c’è ombra di male, nel tuo cuore, ne sono certo. Ma la paura è pericolosa, terribilmente pericolosa, per te come per noi: può portarci a fare la cosa sbagliata.”

    “Quindi non pensate che sia un male che io abbia paura di perdere mia madre?”

    “Certo che no. Te l’ ho detto prima, giovane padawan: tutti abbiamo paura, e non lo sconfiggeremo di certo fingendo che non ne abbiamo.”

    Anakin gli sorrise grato come se si fosse tolto un peso.

    “E come si sconfigge?”

    Mace gli scompigliò i capelli dorati.

    “Sei troppo curioso, giovane padawan.”

    “Avanti…”

    “Si sconfigge guardandola negli occhi, sempre, non abbassando lo sguardo.”

    “Grazie, lo terrò a mente. Che la Forza sia con voi, maestro Windu.”

    “Che la Forza sia con te, giovane Anakin.”





    Proprio mentre il bimbo usciva dalla stanza del maestro jedi, un missile prese di striscio il motore della cannoniera, che iniziò a beccheggiare pericolosamente.

    Il pilota, un giovane di Coruscant di nome Calanon Beinion, tenne in alto la carlinga il più possibile, ma la nave sbandava in qua e in là, rischiando di finire sulle poche case rimaste intatte.

    L’ideale sarebbe stato rifugiarsi al centro di comando, anche se non poteva sapere se i separatisti lo avessero attaccato o meno.

    “Forse potremmo rifugiarci laggiù, vicino a quella grotta, c’è un avamposto”, mormorò di fianco a lui la voce di Adi Gallia.

    “Potrebbe essere anch’esso finito in mano ai separatisti”.

    “Non abbiamo molta scelta, mi pare”, replicò la donna posandogli la mano sulla spalla.

    Il giovane abbassò il capo, sfiorandosi con la mano destra i lunghi capelli viola scuro.

    “Andiamo, allora.”

    La cannoniera calò lentamente verso la grotta, continuando a sbandare paurosamente.

    Il fumo nero si stava alzando di nuovo, oscurando la vista al giovane pilota che, nonostante indossasse un casco, aveva ormai gli occhi rossi.

    “Stiamo atterrando in un avamposto isolato, vicino ad una grotta, non sappiamo bene le nostre coordinate, ma pensiamo di essere alla periferia nord est della capitale: se qualcuno è in ascolto venga in nostro soccorso per favore.”

    La nave atterrò finalmente sul suolo, ma appena lo sfiorò, un altro missile la prese in pieno, nei due motori centrali.

    Tutti coloro che erano dentro la nave furono scaraventati per terra o al di fuori dell’abitacolo, che però esplose quasi subito investendo gran parte dell’avamposto.



    Ignare dell’orrore avvenuto su Mon Calamari, su Dantooine Barris Offee e Aayla Secura stavano soccorrendo le persone ferite dopo l’attentato, trasportandole nei più vicini ospedali.

    “Jedi…” urlò una voce con disprezzo.

    Aayla si girò e vide di fronte a sé un sparuto gruppo di persone, armate fino ai denti e assai agguerrite.

    “Cosa volete?”

    “Dopo aver provocato la morte, ora siete così ipocriti da fingere di volerci aiutare?”

    “Non abbiamo provocato nulla e vi stiamo davvero aiutando.”

    Un signore anziano, ferito ad una gamba, che probabilmente sarebbe stata amputata, cercò di intervenire.

    “Ragazzi, la guerriera jedi è dalla nostra parte. Vi state sbagliando.”

    “Non ci stiamo sbagliando” tuonò il giovane buttando con disprezzo per terra dei fili tagliati a pezzettini.

    “E questo cosa vorrebbe dire?” balbettò Barris impietrita.

    “Erano i fili della centrale elettrica che rifornisce di energia la città e sono stati distrutti dalle vostre maledette spade laser!”

    “Come… “ma prima di riuscire a terminare la domanda, le due donne furono fulminate da una sventagliata di blaster.



    Poco lontano Quinlan e Luminara erano riusciti a trovare il rifugio segreto del misterioso guerriero.

    “Chi sei?” tuonò la voce del possente jedi.

    “Siete finiti jedi, finiti. La gente è tutta contro di voi” sghignazzò la voce nascosta nell’ombra.

    “Mostrati e combatti a viso aperto.”

    “E perché dovrei?” sussurrò di nuovo la voce mentre strane macchinari iniziarono a muoversi sopra agli jedi. Macchinari che in genere servivano a demolire gli oggetti, che ora stavano venendo nella loro direzione.

    L’uomo e la donna iniziarono a saltare in mille direzioni, schivando le enormi roncole, ma queste si movevano sempre più veloci.

    “Chi sei?” ripeté angosciato il maestro Vos.

    “Mi spiace, cavalieri jedi, ma non saprete mai chi vi combatte, né vedrete mai la fine di questa storia.”

    I due si fissarono negli occhi terrorizzati, continuando a schivare come potevano gli strani macchinari, con salti e capriole.

    Con un doppio balzo riuscirono ad arrivare al secondo piano dell’edificio mettendosi finalmente al sicuro.

    “Siete stati fortunati, ma non abbastanza” la figura nel buio azionò la spada laser blu e li attaccò ferocemente.

    Quinlan e Luminara azionarono a loro volta le proprie armi, ma non era facile muoversi in quell’oscurità in un posto sconosciuto.

    Si appellarono alla Forza, sperando di trovare tramite essa il modo di sconfiggere quel nemico invisibile.

    Eccolo lo sentivano.

    Era in fondo alla sala.

    C’era odio, rabbia, rancore in quell’essere, ma non solo… non solo.

    Le tre spade saettarono insieme, scintillando nel buio come crepitii di lampi nella pioggia.

    Colpi su colpi, ma continuarono a non vedere nulla.

    Solo tutte le emozioni del guerriero si facevano sempre più presenti, forti.

    Era come essere avvolti in esse.

    Un lampo attraversò la stanza buia.

    Uno solo.

    Ma bastò per tranciare la testa ai due jedi e mettere fine per sempre alle loro vite.





    Yoda crollò semi-esamine nella sala del Consiglio.

    Morte e distruzione.

    Non solo tra la gente comune, ma anche tra i suoi allievi.

    Tutti stavano morendo.

    Qualcosa di misterioso e orribile si muoveva nell’ombra.

    Il lato oscuro era tornato ed era più potente che mai.

    Il vecchio maestro si aggrappò al bastone, zoppicando vistosamente verso l’entrata.

    Aprì la porta.

    Con un veloce movimento accese la propria spada laser e si avventò verso l’orda di cloni comandata dal Conte Dooku.

    Fu veloce e riuscì a metterne fuori combattimento diversi, ma i cloni erano troppi.

    E, prima che potesse trovare riparo verso l’uscita, una sventagliata di blaster lo fermò per sempre.





    Fine Capitolo III

    Edited by Guyenne Maj-Ness - 3/12/2009, 17:27
     
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    Capitolo IV


    Un fumo acre e nero saliva dai resti della cannoniera repubblicana, ormai quasi completamente distrutta, e in fiamme.
    Il fumo aveva raggiunto anche l’interno dell’enorme grotta, dove era situato l’avamposto bellico.
    Ora non era non rimasto quasi niente, se non qualche impalcatura diroccata e avvolta anch’essa dalle fiamme.
    In lontananza si udivano ancora il sibilare dei missili e il boato delle esplosioni.
    Lì regnava quasi il silenzio.
    Una mano coperta di sangue e di fuliggine sbucò da sotto una lastra di metallo.
    Iniziò subito a tastare il terreno come se fosse alla ricerca di qualcosa.
    Nel frattempo era spuntata una seconda mano, sempre coperta di sangue e fuliggine e stava aiutando la compagna nella sua ricerca.
    Il terreno era duro, coperto interamente di terra bruciata, e di svariati sassi.
    La lastra scricchiolò pesantemente, finendo per cadere contro una parete laterale della caverna.
    Una figura umanoide, dai vestiti logori e bruciacchiati, l’aveva spinta lontano.
    Con una fatica immane l’umano spalancò le palpebre.
    Il suo volto era nero e rosso.
    Nero per il fumo.
    Rosso per il sangue.
    Sbatté ripetutamente gli occhi.
    Occhi di uno particolare verde quasi azzurro.
    Aveva dolori a tutte le ossa, eppure era sicuro di non averle rotte.
    O almeno lo sperava.
    Quel dannato fumo gli impediva di vedere.
    Guardò a destra, a sinistra e davanti.
    Sempre nero.
    Doveva alzarsi.
    E vedere chi altri era sopravvissuto.
    Il problema era riuscire a farlo.
    Riprovò a guardarsi intorno.
    Il fumo parve finalmente iniziare a diradarsi un po’.
    E la vide.
    Almeno gli pareva una donna.
    Poco distante da lui vi era un corpo femminile, che ancora respirava, e che indossava una divisa ancora più bruciacchiata della sua.
    I capelli erano coperti da macchie scure, ma lui riusciva a vedere il loro colore naturale: biondo grano.
    Strisciando come un serpente si avvicinò alla figura.
    Le sfiorò i capelli.
    “Siri…”
    “Obi… Obi-Wan”
    “Come…. come ti senti?”
    La giovane donna si voltò: aveva il viso coperto di fuliggine, ma sorrideva, debolmente, ma sorrideva.
    “Cosa…. cosa vuoi che ti risponda? “
    “In che… in che senso?”
    “Vuoi… vuoi una risposta diplomatica o la verità?”
    Cercava di usare un torno sarcastico, ma stava balbettando e i suoi occhi chiari erano pieno di paura.
    “Mi… mi arrendo, maestra Tachi”
    “Non… non sono una maestra”
    Le sfiorò il viso con la mano destra, assaporando quel contatto.
    “Credi… credi sia sopravvissuto qualcun altro?”
    Tremò nel fare quella domanda.
    Aveva paura, una paura folle di un’eventuale risposta negativa.
    Non sapeva se l’avrebbe potuta reggere.
    Non era così forte.
    La sua ostentata sicurezza era sempre stata una maschera dietro alla quale nascondere la sua grande fragilità e la sua poca fiducia in se stesso.
    Lei chinò il capo, non sapendo cosa dire.
    Allungò la mano verso di lui, toccando il viso.
    Benché fosse maestro jedi da quasi due anni, non si era ancora fatto crescere la barba, che invece si confaceva al suo nuovo rango.
    Le sue labbra sfiorarono quelle del jedi in un piccolo bacio.
    “Sono sicura di sì”
    Si abbracciarono e si strinsero, scoppiando insieme in un pianto liberatorio.


    Dieci minuti dopo stavano vagando nella grotta ognuno in una direzione diversa.
    Separati avevano più possibilità di trovare qualcuno vivo, anche se così rischiavano di perdersi.
    Avevano comunque deciso di non addentrarsi troppo: se c’erano dei sopravvissuti erano sicuramente caduti verso l’esterno.
    Anche se non potevano esserne certi.
    Il generale Kenobi stava perlustrando le impalcature rimaste intatte dell’avamposto.
    Barcollava ad ogni passo, ma non voleva arrendersi.
    La sua ben nota razionalità era andata a farsi friggere dopo l’esplosione e lui stava cercando di recuperarne almeno una parte, più che altro per trovare il modo ragionare in maniera logica.
    Ora si sentiva una specie di animale che vagava in qua e in là.
    Le fiamme avvolgevano quasi tutto lì e la cosa più logica sarebbe stata andarsene.
    Ma non poteva e non voleva.
    Perché sentiva qualcosa.
    Qualcosa di vivo.
    Era molto debole, ma lo sentiva.
    Una folata di vento lo investì rischiando di farlo finire nel fuoco: fu solo per una prontezza di riflessi che riuscì ad aggrapparsi ad un palo ancora integro.
    “Seguire l’istinto non è poi tanto male a volte”

    Dall’altra parte, vicino ai resti delle cannoniere, Siri ne stava perlustrando i resti.
    Non era facile nemmeno per lei muoversi in quel fumo e in mezzo a quei rottami.
    Non c’era niente e non si vedeva niente.
    Se Obi-Wan, che era razionale e pacato di natura, aveva perso sia l’una che l’altra dopo quanto era successo, lei, che era esattamente l’opposto quanto a carattere, ora era in preda alla disperazione più nera.
    “Maestra… maestra Adi…” balbettò incespicando tra i resti delle navi.
    “Maestro Windu…” implorò con la voce ormai ridotta ad un sussurro.
    “Non c’è nessuno qui?” non seppe mai perché riuscì a non gridare né a piangere pronunciando quelle parole disperate.
    E poi ad un tratto vidi qualcosa in mezzo a quel fumo.
    Sembravano ossa.
    Ossa di un cadavere.
    Nessun suonò uscì dalla sua bocca, né parole né grida.
    Cadde in ginocchio, lasciando che la debolezza la vincesse.


    Obi-Wan, nel frattempo, continuava a vagare in mezzo resti dell’avamposto in fiamme.
    Cominciava a sentirsi parecchio stupido, perché lì non stava trovando nessuno, eppure sentiva quella flebile sensazione di vita.
    “O forse più semplicemente sto impazzendo”
    Sì, stava decisamente impazzendo, non c’era niente lì se non il fuoco e se non se ne andava subito rischiava di finire arrostito.
    “E non è per niente una bella prospettiva”
    La sua razionalità stava tornando?
    Non sapeva nemmeno se sperarlo.
    Tenendosi ai pochi pali ancora integri provò a rientrare nella grotta, ma quando fu ormai in prossimità di essa vide qualcosa.
    O meglio qualcuno.
    In un impalcatura lontanissima, di cui si accorgeva solo ora, c’era un corpo.
    Lo vedeva chiaramente.
    Malgrado le fiamme stessero avvolgendo tutto quanto.
    E sapeva bene di chi era quel corpo.
    Lo conosceva bene.
    La sua razionalità venne sconfitta di nuovo, l’istinto prese il sopravvento e come un pazzo iniziò a correre tra il fuoco e il fumo, mentre i pali vicino a lui iniziarono a crollare uno dopo l’altro.
    Ma nemmeno ci badò.
    La sua strada era libera, anche se avvolta dalle fiamme e dal fumo.
    E se faceva in fretta poteva tornare indietro in tempo, prima che crollasse tutto.
    “Anakin…. Anakin”
    Niente, nessuna risposta.
    Era vivo, doveva essere vivo.
    Aumentò il ritmo della sua corsa, rendendosi conto che il fumo gli stava facendo lacrimare gli occhi.
    Ma non era importante.
    Doveva solo fare in fretta.
    Guardò fissa l’impalcatura dove era riverso il suo padawan: si reggeva in piedi a malapena e non sapeva quanto sarebbe durata ancora.
    Di nuovo aumentò la sua velocità, sentendo che la milza iniziava scoppiargli per il dolore e così pure le sue ossa, che ora come ora avrebbe potuto contare ad una ad una.
    “Anakin….rispondi!!”
    Ma ancora una volta la voce del suo allievo non replicò.
    Non poteva essere morto.
    Aveva bisogno di sentire ancora la sua voce, ne aveva sempre avuto un gran bisogno.
    Anche se gli rispondeva male, non aveva importanza.
    Non ne aveva mai avuta.
    Perché, ora lo sapeva, aveva sempre amato quelle rispostacce, così come aveva sempre amato l’esagerata impertinenze di quello strano bambino.
    “Anakin!” gridò con tutto il fiato che aveva in gola, non preoccupandosi di celare la sua disperazione.
    Ora era vicino, c’era quasi.
    Il fuoco era dappertutto.
    Gli sembrava quasi di soffocare.
    Scosse il piccolo.
    “Anakin, ti prego” bisbigliò angosciato prendendolo in braccio e portandoselo sulle spalle.
    Ancora una volta la voce del bambino non si sentì, ma ora poteva udire chiaramente il suo respiro.
    Era flebilissimo, ma c’era.
    Riprese a correre, stavolta completamente alla cieca, cercando di farsi guidare dall’istinto ma soprattutto dalla Forza.
    “Maestro Qui-Gon, aiutami… ti prego… aiutaci…”
    Lasciò che la sua mente si svuotasse, che la Forza lo pervadesse, lasciò che lei lo guidasse.
    Corse, corse.
    Era tutto avvolto dalle fiamme.
    Tutto quanto.
    Tremò istintivamente, ma non si fermò.
    Doveva andare via di lì.
    Raggiungere la caverna e Siri.
    Una vampata di calore gli arrivò in pieno viso.
    Tremò ancora, ma di nuovo non si fermò.
    Doveva continuare a correre.
    Doveva mettere in salvo il bambino.


    Siri Tachi si era rifugiata in un piccolo angolo della grotta, vicino all’entrata, dopo essere tornata dalla sua ispezione.
    Non aveva trovato nulla.
    E non aveva la benché minima idea di chi fossero le ossa che aveva visto.
    Non si intendeva di queste cose.
    Era solo una padawan jedi e non aveva nemmeno venticinque anni.
    La sua maestra era morta?
    E con lei erano morti anche il maestro Windu, il pilota e il piccolo Anakin?
    Non riusciva a reagire in nessun modo.
    Avrebbe voluto piangere, urlare, ma niente, si sentiva svuotata.
    Sperava solo che Obi-Wan tornasse presto, magari con qualcuno.
    Guardò verso l’entrata.
    Ma tutto ciò che vide erano fiamme e fumo.
    Avrebbe dovuto addentrarsi di più nella grotta, però non voleva farlo da sola, aveva troppa paura.
    In lontananza udì di nuovo delle esplosioni.
    La guerra continuava.
    Forse doveva andare fuori e andare ad aiutare l’esercito della repubblica o ciò che ne era rimasto.
    Le sembrava tutto così lontano.
    “Siri…”
    “Obi-Wan” urlò la ragazza voltandosi.
    L’uomo arrivava da uno dei piccoli cunicoli e portava sulle sue spalle il corpo svenuto del suo padawan.
    “Non possiamo restare qui”
    “Lo so”
    “Dobbiamo cercare aiuto”
    “Forse se ci addentriamo di più troveremo… troveremo un qualche resto dell’avamposto e magari qualcosa con cui comunicare”
    Il maestro jedi annuì avviandosi verso l’interno seguito dalla giovane donna.
    Malgrado le apparenze la caverna era a dir poco enorme: a giudicare da quello che riuscivano a vedere, sembrava almeno il doppio della base militare che vi era stato costruita dalla Repubblica.
    Chissà se coloro che avevano partecipato alla costruzione, conoscevano quella particolarità?
    Oppure l’avevano usata per la base proprio per quello?
    I due giovani camminavano silenziosi, sempre più incuriositi da quello strano luogo.
    Il fumo stava sparendo e una strana luce pareva provenire dall’interno.
    Non osavano porsi nessuna domanda, sperando solo di trovare qualcuno che potesse aiutarli in qualche modo.
    Il rumore dei loro passi iniziò a rimbombare nella grotta, perché ora il terreno era diventato tutto in ferro battuto.
    Aumentarono leggermente l’andatura, ma non sapevano dove andare tutto sembrava vuoto e silenzioso.
    Non c’era nessuno.
    Le pareti della caverna erano in roccia basaltica e ciò le rendeva impermeabili ad ogni rumore ed ogni intemperia esterni.
    E la luce continuava ad aumentare, solo non si riusciva a capire da dove provenisse.
    “Forse non è…” Siri non seppe mai che cosa volesse dire il suo amico, perché un boato spaventoso interruppe ogni dialogo.
    Questo boato proveniva dal terreno, che si era aperto in un enorme squarcio e che li fece precipitare nel sottosuolo.



    “Signorina… jedi… mi sente?” una voce nel linguaggio di Kit, ma non parlava con accento calamaro.
    Chissà perché le parlava così?
    Barris Offee si toccò ripetutamente la fronte madida di sudore.
    “Sì” balbettò la ragazza sentendo un gran dolore dappertutto e sforzandosi, inutilmente, di alzare le palpebre.
    “Mi spiace per l’aggressione” disse di nuovo quella strana voce.
    “Chi… chi siete?” la testa le doleva ogni secondo di più.
    “Un amico o almeno spero che mi consideriate così”
    “La mia… mia amica Aayla?”
    “Non ho potuto far nulla per lei: le hanno preso il cuore al primo colpo, invece a voi vi hanno preso in vari punti, ma non vitali”
    “Ca.. capisco… io dovrei…”
    “Non dovete muovervi, mia giovane amica: ho detto che non vi hanno preso in punti vitali, non che state bene”
    Barris sorrise divertita: era strano essere trattata in quel modo… come definirlo? Dolce? Affettuoso?
    Non che la sua maestra non le volesse bene e non glielo dimostrasse, ma… ma non sapeva… non sapeva.
    “Per… perché mi state aiutando?”
    “Perché non credo che siano vere le voci su voi jedi”
    “Gra… grazie”
    “Non che il mio pensiero su di voi sia molto positivo, comunque…”
    La giovane padawan provò ad alzarsi con il busto, ma cadde rovinosamente indietro.
    Decise allora di aprire gli occhi, per conoscere almeno il volto del suo salvatore.
    Egli era di razza umanoide, con capelli blu scuro e occhi gialli, lineamenti quasi bambineschi, eppure un po’ duri, così come il suo sguardo: buono ma pieno di rabbia.
    Era parecchio alto, quasi sui due metri, dalla corporatura agile e muscolosa, o almeno così sembrava dai semplici vestiti che indossava, ovvero una divisa grigia con una cintura blu.
    “Cosa… cosa pensate di noi?”
    “Ne dobbiamo parlare proprio ora?” la voce ora non era più tenera, ma piena di rancore.
    “Sì”
    “Che vi credete superiori a tutti e ignorate i sentimenti delle persone, nonché i loro problemi”
    Ora c’era proprio odio nella sua voce.
    “E perché… perché mi state aiutando?”
    “Ve l’ ho già detto” e senza attendere risposta l’uomo uscì dalla piccola stanza, chiudendo la porta alle sue spalle.
    Barris sorrise di nuovo: gli piaceva quel suo comportamento così particolare.



    La lunga e rovinosa caduta aveva fatto precipitare Anakin, Obi-Wan e Siri in un’altra caverna, stavolta completamente buia.
    Il tonfo era stato violentissimo, ma attutito da qualcosa di morbido, apparentemente simile alla paglia.
    Ma pareva fredda come la neve.
    La neve la sotto?
    Come era possibile?
    “Tutto bene, Siri?”
    “Credo di sì… Anakin?”
    “Credo sia ancora svenuto…”
    Kenobi provò ad alzarsi, ma cadde violentemente contro la parete.
    Decisamente non era la sua giornata.
    Si appoggiò alla roccia, che disgraziatamente era levigata più di un diamante purissimo.
    Siri tastò il morbido terreno finché non trovo il corpo di Anakin, ancora esamine, ma vivo.
    Il suo respiro però era sempre più flebile.
    Lo sollevò e lo prese in braccio.
    “Dobbiamo… dobbiamo trovare qualcuno… sta male…”
    “Lo sento, Siri… lo sento”
    Obi-Wan cercò di abituare i suoi occhi a quell’oscurità e soprattutto di recuperare un minimo della sua abituale razionalità.
    Ne aveva bisogno per tutti loro.
    Lentamente uscirono a tentoni dalla grotta e si ritrovarono in un piccolo cunicolo, dove c’era una leggera luce.
    Che fare ora? Come uscire di lì?
    La luce improvvisamente aumentò e in fondo al cunicolo comparvero delle ombre.
    I due giovani si fermarono di botto.
    Le ombre si avvicinarono.
    Lentamente.
    Finché furono in piena luce.
    Sembravano di razza twi ’ lek, ma avevano piccoli tentacoli, alcuni ne erano persino sprovvisti ed avevano la pelle rossa e grigia.
    Una donna, piuttosto anziana, avvolta in una lunga veste grigia si avvicinò a loro e iniziò a muovere le mani.
    Ma non voleva colpirli, era come se… come cercasse di comunicare.
    Obi-Wan si ricordò che aveva letto da qualche parte che una delle forme di comunicazione dei twi ‘ lek era il linguaggio dei gesti, che per fortuna lui aveva imparato diligentemente.
    Guardò il corpo esamine del suo padawan avvolto dalle braccia di Siri: forse loro potevano aiutarlo.
    Dovevano aiutarlo.
    I vestiti del bambino era logori ancora più dei suoi e aveva sangue dappertutto, specialmente sulle gambe.
    Sospirò cercando di concentrare il suo sguardo, di nuovo, sulla vecchia.
    Mosse le mani.
    “Abbiamo… abbiamo bisogno di aiuto”
    L’anziana donna annuì e si avvicinò alla jedi, che teneva gli occhi fissi su Anakin.
    Le accarezzò il viso e le sorrise premurosa, poi mosse di nuovo le mani.
    Obi-Wan sbattè gli occhi ripetutamente.
    Aveva capito male.
    Quella donna non poteva aver detto…
    La comandante Tachi alzò il capo incrociando lo sguardo verde del generale Kenobi.
    “Sì, sono la madre… e lui è il padre…”
    Di nuovo il giovane jedi sbattè gli occhi e stavolta Siri si avvicinò a lui, sussurrandogli debolmente.
    “Qualunque cosa tu stia pensando, smettila, sono certa che possono leggere dentro di noi…”
    “Co… come lo sai?”
    “Taci!”
    “Ma… non possono sentirci…”
    “Non possono parlare, è diverso… senti, Obi-Wan, tieni ad Anakin?”
    “Sì…”
    “E allora lasciami fare a modo mio: loro possono aiutarlo, possono aiutare tutti noi”
    Obi-Wan guardò il suo allievo tra le braccia della sua amica: stava davvero male.
    Dovevano aiutarlo.
    I due giovani si voltarono e Siri porse alla vecchia il corpo del bambino, che venne subito portato via, con delicatezza, da due uomini piuttosto alti e robusti, con dei piccolissimi tentacoli sulla testa.


    Fine Capitolo IV
     
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