Resident Evil - Dead it snow

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. T.S. ~ Silent Ice
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Questa è la prima parte di una fan-fiction che avrei dovuto (voluto) scrivere su Resident Evil, ma che poi per mancanza di tempo e ispirazione è rimasta in sospeso :P

    L'idea che mi era balenata era "zombie sulla neve" da qui il titolo anche se nella prima parte di neve non se ne vede perché siamo all'interno del laboratorio X°D

    Comunque chi vuole leggere si accomodi :lol: magari troverò la voglia di andare avanti prima o poi :ph34r:


    Resident Evil - DEAD IT SNOW



    Svegliandosi da quello che sembrava un incubo confuso, lentamente aprì gli occhi.
    Cercò di muoversi ma sentì qualcosa di pesante che la schiacciava a terra. La stanza era in penombra, illuminata appena dalle lampade di emergenza che si accendevano a intermittenza, ormai pronte a spegnersi definitivamente.
    Si impuntò sulle braccia e con uno sforzo fece rotolare via la cosa che le pesava addosso. Cercò di mettere a fuoco, con la testa ancora intontita, vide un camice bianco, come quello che aveva indosso, capelli scuri scompigliati, occhi vitrei, un foro di proiettile in mezzo agli occhi…
    Si scostò con un balzo istintivo incapace di trattenere un urlo.
    Un’ondata di ricordi le passò per la mente come il film di un delirio riportandola immediatamente alla coscienza. Le gambe si mossero da sole spingendola ad arretrare fin contro alla parete, incapace di distogliere gli occhi da quel cadavere dai lineamenti alterati, sporco di sangue… infetto.
    Iniziò a tastarsi febbrilmente come a constatare di essere ancora intera, si ispezionò alla ricerca di strappi, lacerazioni, tagli, o peggio ancora… morsi…
    Sembrava essere a posto, persino il suo camice era ancora integro e anche il tesserino di riconoscimento era ancora attaccato al taschino, con la sua foto, il suo nome, Suzanne Rogers, accanto allo stemma della Umbrella Corporation.
    Si guardò intorno nervosa, per un attimo incapace di staccarsi dalla parete, con il respiro affannato. Cercò di fare mente locale.
    Una giornata come tante nel laboratorio di Placid Gate, tra le montagne del nord America, in un piccolo centro di ricerca di proprietà della potente multinazionale. Ricerche top secret su agenti patogeni letali…
    Lei era seduta alla sua scrivania ad esaminare i risultati di un test, quando all’improvviso era scoppiato il panico… Persone che correvano e urlavano e persone che… strisciavano e ringhiavano… Il suo ultimo ricordo era il suono di un colpo di pistola e il peso di un corpo morto che le cadeva addosso facendola franare al suolo. Poi il buio.
    Forse aveva sbattuto la testa e aveva perso i sensi… per quanto tempo? Impossibile dirlo, non al chiuso di quel laboratorio illuminato solo da flebili luci intermittenti.
    Una cosa era certa. Non era al sicuro lì. Doveva andarsene. In fretta.
    Osservò la stanza: scrivanie sottosopra, fogli e penne sparsi in giro, schizzi di sangue, altri due corpi scomposti al suolo, colpiti in testa o con il collo spezzato… Evidentemente qualcuno era già passato di lì per eliminarli, ma… se ce ne fossero stati altri?
    Doveva trovare qualcosa per difendersi.
    Uno dei cadaveri portava la divisa scura del servizio di sicurezza, si avvicinò con cautela. Era riverso a terra a faccia in giù; oltre al colpo che l’aveva messo al tappeto, aveva una vasta lacerazione sul collo, opera di denti umani… e aveva ancora la pistola d’ordinanza nella fondina, segno che era stato ucciso ancor prima di poter reagire. Si chinò su di lui, lentamente, pronta a scattare al minimo segno di movimento… Cercò di tranquillizzarsi, ripetendosi: “Se si interrompe la trasmissione degli impulsi elettrici del cervello il corpo non può più muoversi…” Afferrò l’impugnatura e con un gesto fulmineo stappò letteralmente l’arma dalla sua fondina. Indietreggiò. Attese.
    Nulla. Solo silenzio.
    Sapeva a malapena come si maneggiava una pistola, la esaminò velocemente, sembrava carica… no forse il primo colpo non era ancora in canna… Armeggiò per togliere la sicura e riuscì a far scorrere il carrello. Ora era pronta.
    Si affacciò nel corridoio, scrutando che la via fosse libera.
    L’istinto le diceva di andare in fretta verso l’uscita, ma si costrinse a ragionare razionalmente. Non sapeva cosa l’aspettasse nel tragitto che la separava dalla luce del giorno.
    I laboratori erano stati evacuati? Oppure c’era qualche altro superstite? Avrebbero mandato i soccorsi? Conoscendo la politica aziendale della Umbrella… molto probabilmente tutta la zona era già stata messa in quarantena… Se voleva uscire da lì viva, doveva cavarsela da sola.
    Se voleva uscirne viva, doveva evitare il contagio.
    L’anti-virus.
    Deviò il suo percorso e si diresse verso la stanza blindata in cui erano conservati i campioni. La porta era aperta, come tutte le altre. Il generatore principale era saltato e aveva causato lo sblocco delle porte comandate elettricamente, tutto il resto era alimentato da un generatore secondario collegato all’illuminazione ausiliaria e al sistema di sicurezza che proteggeva i campioni… nessun problema, lei conosceva il codice di sblocco. Questa consapevolezza le diede la forza di procedere ed entrare nel laboratorio.
    Anche qui era tutto sottosopra, come fosse passato un uragano. Passò, con cautela e distogliendo gli occhi, sopra al cadavere di un suo collega, coperto di sangue ormai rappreso, una parte del viso era stata sbranata come se avesse incontrato degli animali rabbiosi. Rabbrividì e si affrettò verso l’apparecchio di contenimento da cui si levava fumo bianco. L’aria gelida del congelatore che si condensava a contatto con l’aria tiepida della stanza… lo sportello era aperto. I campioni di virus e anti-virus, scomparsi.
    Qualcuno era riuscito a farli sparire prima di lasciare la struttura.
    La razionalità abbandonò la sua mente e Suzanne concluse che era il tempo di andarsene da lì. Alla svelta.
    Sì voltò e rimase paralizzata, arretrò sbattendo contro lo sportello e l’aria gelida che veniva dall’apparecchiatura le congelò il sudore lungo la schiena.
    Uno di quegli… esseri, era in piedi davanti a lei. Fino a pochi istanti prima non era altro che un cadavere sfigurato sul pavimento, mentre ora aveva ripreso la postura eretta e ansimava, bramoso di sangue e carne fresca, e i suoi occhi vitrei erano puntati verso di lei.
    Il cadavere avanzò lentamente col suo passo strascicato e innaturale, come se pesasse una tonnellata e riuscisse a malapena a muoversi… era questo l’effetto del virus T: rianimava le cellule del corpo umano anche dopo la morte, riattivando le funzioni motorie più elementari, tanto che il corpo era portato a muoversi seguendo un unico istinto primario, quello di nutrirsi…
    Per un istante si sorprese di come, invece di reagire, la sua mente stesse rielaborando queste informazioni quanto mai superflue, cercò di scuotersi da quel terrore paralizzante. Un colpo in testa. Tutto quello che doveva fare era colpirlo in testa.
    Puntò la pistola con la mano tremante, d’istinto chiuse gli occhi premendo il grilletto.
    Uno sparo secco riecheggiò nel silenzio.
    Riaprì gli occhi, ma lui era ancora in piedi, sempre più vicino. L’aveva mancato di netto. Non aveva mai sparato un colpo in vita sua.
    L’infetto tese le mani verso di lei con le fauci già spalancate e pronto a morderla.
    Suzanne scattò di lato schivandolo per un pelo, si girò, sparò di nuovo.
    Questa volta lo colpì ad una spalla.
    L’essere fece appena il gesto di incassare il colpo, poi procedette incapace di percepire il dolore.
    Un terzo sparo.
    Lui franò a terra. Lo spazio era troppo stretto. Suzanne cercò di correre ma venne afferrata a una caviglia.
    Mentre tentava di divincolarsi sparò di nuovo a ripetizione finché il grilletto scattò a vuoto. Senza più colpi.
    Cercò di fuggire, di liberarsi, ma inciampò e cadde. Urlò.
    La creatura era ancora viva e non lasciava la presa. La sua bocca affamata cercava carne da mordere. Sollevò la testa emettendo un suono strisciante e…
    Una raffica gli fece esplodere il cranio spargendo ovunque sangue semi-coagulato e brandelli di carne, ossa, materia grigia.
    Suzanne distolse lo sguardo disgustata e vide un paio di anfibi davanti all’ingresso.
    «Va tutto bene? È ferita?» Una voce maschile. Umana.
    Alzò gli occhi: era un soldato vestito in nero, in tenuta anti-sommossa. Portava lo stemma della Umbrella. Le pose una mano e la aiutò ad alzarsi.
    «Cosa… cos’è successo?» Chiese lei con la voce che tremava.
    «Non lo sappiamo. Siamo qui solo per rimediare al danno.» Il suo tono era freddo, indifferente, marziale. Aveva uno sguardo duro negli occhi. Esaminò la stanza e vide che i campioni erano stati prelevati. «Lì ha presi lei?»
    Suzanne scosse la testa: «Erano già spariti quando sono arrivata.»
    «Questa non è una buona notizia.» Afferrò la radio e premette il pulsante di comunicazione: «Qui McKay. I campioni sono scomparsi. Ripeto, non c’è traccia del virus né dell’anti-virus. Trovato un superstite, sembra illeso. Passo.»
    Una voce distorta dall’altra parte rispose: «Ricevuto. Scorta il superstite al punto di rendez-vous Alfa. Elimina ogni ostile che incontrerai.»
    «Roger.» McKay chiuse la comunicazione e si rivolse a Suzanne: «Mi segua. Resti dietro di me e… che diavolo, non è il momento di fare i gentiluomini.» Tolse dalla fondina la sua arma secondaria, una 9mmm, e gliela porse: «Se qualcosa la attacca, spari. In mezzo agli occhi. Capito?» Lei annuì e iniziò a seguirlo.

    ... continua (?)
     
    Top
    .
  2. _soichiro_
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Resident Evil *.*
    essendo un grande appassionato della serie videoludica (un po' meno dei film) sono molto felice di leggere qualcosa di tuo sull'argomento, se sento parlare di Umbrella mi luccicano gli occhi XD

    per adesso tutto bene, sono state gettate le basi per un'ottimo racconto. la descrizione della dottoressa Rogers alle prese con i suoi primi colpi di arma da fuoco è ben fatta. ora sono curioso di sapere le cause dell'outbreak, quali virus sono in gioco e conoscere un po' meglio i protagonisti *.*
     
    Top
    .
  3. T.S. ~ Silent Ice
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    già dovrò trovare l'ispirazione per andare avanti y.y ho troppe cose da finire y.y
     
    Top
    .
  4. Il Sindaco
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Per Soichiro: il mondo è piccolo vero? Da FTF a qui il salto è breve XD
    Per il brano: di norma non amo le fanfiction in quanto quello che scrivo è di norma fan fiction non autorizzata.
    Scherzi a parte, ol tre il fascino intriseco che il termine Resident Evil suscita in chi ha mai provato a giocare alla serie, l'estratto è di ottima fattura, nitido nel descrivere i momenti e le azioni, dando la giusta suspence che un thriller-horror deve avere.
    Unico appunto dettato da gusti personali in materia di narrazione: gli incisi, in narrazioni di questo genere sono più che pereftti in quanto "tagliano" la scena, la rafforzano e lasciano il lettore in preda al punto che segue una frase corta ma densa di significati.
    Tuttavia inserirne troppi diminuisce il loro impatto sulla narrazione dando l'idea (sbagliat) di una prosa scarna quando invece il volere del narratore era di dare un certo ritmo al susseguirsi degli eventi.

    Cmq Resident Evil tutta la vita! (anche se Silent Hill...)
     
    Top
    .
  5. T.S. ~ Silent Ice
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Grazie mille del commento ^^
    vedrò di dare più attenzione alle costruzioni ^^
     
    Top
    .
  6. Thalisis
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Uhm, non disegno questo genere di lettura, e mi piace come nel momento di maggiore tensione ci siano gli incisi che rendono la descrizione e gli eventi tumultuosi e vorticanti.

    Ma...

    Il punto è che parti con delle descrizioni e dei periodi piuttosto normali e tranquilli, poi in un crescendo le frasi diventano sempre più corte e spezzettate , il che a parer mio è una buona cosa soprattutto se voluta. Il problema è che inizi il crescendo in maniera graduale per poi cambiare totalmente di punto in bianco, io capisco che possa essere una cosa voluta, però non credo ci stia bene ^_^ Pareri personali naturalmente!
     
    Top
    .
  7. T.S. ~ Silent Ice
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Dove esattamente vedi questo cambiamento brusco? O.o

    A me sembra di aver usato sempre lo stesso stile narrativo per tutto il racconto, ovviamente ci sono periodi più lunghi quando devo descrivere la scena, altri più corti che hanno lo scopo di dare una certa enfasi a ciò che accade...
    La scrittura a scatti con pause continue è voluta per sottolineare quanto la situazione sia surreale e dare un certo senso di angoscia e di "straniamento"
    Poi è normale che possa non piacere ^^ mi sembrava che ben si adattasse al contesto e allo stato d'animo della protagonista, da una parte se ti è parso "fastidioso" posso anche dire che ho centrato il mio obiettivo visto che svegliarsi e trovarsi in mezzo agli zombie è tutto fuorché piacevole X°D
    Diciamo che volevo far saltare i nervi ai lettori x°D
     
    Top
    .
  8. Originalbbb
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    E' molto avvincente, davvero. A questo punto aspetto l'episodio 2. :)
     
    Top
    .
  9. Thalisis
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Dunque aspetta vediamo se riesco a farti intendere come l'ho recepito io :


    Allur in questa parte qui ho trovato la sezione "Descrittiva" e fin qui tutto ok XD

    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    Svegliandosi da quello che sembrava un incubo confuso, lentamente aprì gli occhi.
    Cercò di muoversi ma sentì qualcosa di pesante che la schiacciava a terra. La stanza era in penombra, illuminata appena dalle lampade di emergenza che si accendevano a intermittenza, ormai pronte a spegnersi definitivamente.
    Si impuntò sulle braccia e con uno sforzo fece rotolare via la cosa che le pesava addosso. Cercò di mettere a fuoco, con la testa ancora intontita, vide un camice bianco, come quello che aveva indosso, capelli scuri scompigliati, occhi vitrei, un foro di proiettile in mezzo agli occhi…
    Si scostò con un balzo istintivo incapace di trattenere un urlo.
    Un’ondata di ricordi le passò per la mente come il film di un delirio riportandola immediatamente alla coscienza. Le gambe si mossero da sole spingendola ad arretrare fin contro alla parete, incapace di distogliere gli occhi da quel cadavere dai lineamenti alterati, sporco di sangue… infetto.
    Iniziò a tastarsi febbrilmente come a constatare di essere ancora intera, si ispezionò alla ricerca di strappi, lacerazioni, tagli, o peggio ancora… morsi…
    Sembrava essere a posto, persino il suo camice era ancora integro e anche il tesserino di riconoscimento era ancora attaccato al taschino, con la sua foto, il suo nome, Suzanne Rogers, accanto allo stemma della Umbrella Corporation.
    Si guardò intorno nervosa, per un attimo incapace di staccarsi dalla parete, con il respiro affannato. Cercò di fare mente locale.
    Una giornata come tante nel laboratorio di Placid Gate, tra le montagne del nord America, in un piccolo centro di ricerca di proprietà della potente multinazionale. Ricerche top secret su agenti patogeni letali…
    Lei era seduta alla sua scrivania ad esaminare i risultati di un test, quando all’improvviso era scoppiato il panico… Persone che correvano e urlavano e persone che… strisciavano e ringhiavano… Il suo ultimo ricordo era il suono di un colpo di pistola e il peso di un corpo morto che le cadeva addosso facendola franare al suolo. Poi il buio.


    Da qui inizia il cambiamento in maniera , a mio parere brusca :

    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    Forse aveva sbattuto la testa e aveva perso i sensi… per quanto tempo? Impossibile dirlo, non al chiuso di quel laboratorio illuminato solo da flebili luci intermittenti.
    Una cosa era certa. Non era al sicuro lì. Doveva andarsene. In fretta.
    Osservò la stanza: scrivanie sottosopra, fogli e penne sparsi in giro, schizzi di sangue, altri due corpi scomposti al suolo, colpiti in testa o con il collo spezzato… Evidentemente qualcuno era già passato di lì per eliminarli, ma… se ce ne fossero stati altri?
    Doveva trovare qualcosa per difendersi.
    Uno dei cadaveri portava la divisa scura del servizio di sicurezza, si avvicinò con cautela. Era riverso a terra a faccia in giù; oltre al colpo che l’aveva messo al tappeto, aveva una vasta lacerazione sul collo, opera di denti umani… e aveva ancora la pistola d’ordinanza nella fondina, segno che era stato ucciso ancor prima di poter reagire. Si chinò su di lui, lentamente, pronta a scattare al minimo segno di movimento… Cercò di tranquillizzarsi, ripetendosi: “Se si interrompe la trasmissione degli impulsi elettrici del cervello il corpo non può più muoversi…” Afferrò l’impugnatura e con un gesto fulmineo stappò letteralmente l’arma dalla sua fondina. Indietreggiò. Attese.
    Nulla. Solo silenzio.


    Nelle parti dopo crei un moto tumultuoso che alterna queste due parti, scusami se non ti so spiegare meglio. Quello che intendo è che da un punto all'altro crei degli incisi, e fin qui ok, ma questi incisi non sono graduali anche nel loro significato.. quindi sia nella loro lunghezza che nel loro significato cambiano repentinamente O_O

    Dio sono terribile a dare spiegazioni T_T
     
    Top
    .
  10. T.S. ~ Silent Ice
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    penso di aver capito più o meno ^^

    diciamo che questo modo di scrivere mi è uscito naturale e non ci ho neppure fatto caso, la scena che volevo descrivere era già abbastanza disturbante di suo e mi sembrava che filasse o forse sarà che in quel periodo ero troppo marziale XD anche lo stato d'animo si riflette nella scrittura... magari se andrò avanti userò uno stile diverso ancora ò.ò
     
    Top
    .
9 replies since 24/1/2010, 13:48   120 views
  Share  
.