Killer 10

di _soichiro_

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  1. T.S. ~ Silent Ice
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    KILLER 10



    Autore: _soichiro_





    Kenji aprì il rubinetto del lavandino, immerse le mani nel rivolo di acqua fredda e si strofinò nervosamente il volto, facendo però attenzione a non bagnare anche l’impeccabile completo nero.
    Alzò lo sguardo ed osservò i suoi occhi scuri riflessi nello specchio: erano nervosi e corrucciati, l’acqua ghiacciata non sembrava averlo calmato del tutto. Non voleva assolutamente far trasparire la sua irrequietezza, proprio in un giorno cruciale come quello.
    «Datti una mossa, Kenji. Dobbiamo esser su in cinque minuti.» Disse una voce profonda ed autoritaria dall’altro lato della porta.
    «Sto arrivando, aniki.» Rispose Kenji al suo collega più anziano.
    Si lisciò le inesistenti pieghe del vestito ed aprì infine la porta. L’uomo che gli stava di fronte era un giapponese di mezz’età, con i capelli ben pettinati e leggermente brizzolati. Indossava un completo nero identico a quello di Kenji, con camicia e cravatta rosso carminio: l’abituale divisa delle guardie di sicurezza del palazzo Toha.
    «Non essere così nervoso... Questa è sì un’occasione importante, ma è anche una giornata di lavoro come le altre. Avanti, andiamo.» Disse il suo capo precedendolo all’ascensore di servizio.
    Kenji gli andò dietro attraversando gli spogliatoi del personale della sicurezza e salì sull’elevatore assieme a lui e ad un’altra mezza dozzina di guardie in completo nero e auricolare. Il veloce montacarichi li avrebbe portati agli ultimi piani del grattacielo in pochissimo tempo.
    Proprio mentre le porte dell’ascensore si aprivano, Kenji spostò una mano per sentire il rassicurante peso della pistola semiautomatica Glock che portava al fianco destro.
    Ok... Diamo inizio alla festa...

    La “festa” in questione era il sessantesimo compleanno di Satoru Toha, l’attuale leader dell’omonimo clan yakuza, che si sarebbe tenuta all’ultimo piano del palazzo sede delle sue attività, lecite ed illecite.
    Quando Kenji e gli altri salirono per dare il cambio alle guardie rimaste in servizio fino a quel momento, il party era al culmine. Gli ampi locali arredati in stile ultramoderno erano pieni di personalità più o meno influenti del clan intenti a bere costosissimi liquori, discutere fra loro di loschi affari e intrattenersi in rumorose risate alcoliche con avvenenti e giovani ragazze. Un palco allestito lungo un lato dello stanzone più ampio ospitava una cantante dai lunghi capelli neri raccolti, fasciata da un longilineo abito bianco orientale ricamato che le lasciava scoperte le braccia. Non sembrava giapponese e nemmeno asiatica.
    Ma a parte l’aspetto fisico, quello che colpiva veramente di lei era il fatto che non fosse affatto brava a cantare... Quasi sempre intonata certo, ma la sua voce non era affatto quella di una professionista, piuttosto quella di una persona qualunque. Si trattava di una cosa a dir poco insolita... La guardia a cui diede il cambio Kenji gli disse che in origine era stata ingaggiata un’altra persona per quella serata, ma a causa di un contrattempo era stata sostituita con quest’altra donna.
    Ma nonostante le sue scarse doti canore riuscì lo stesso a farsi notare dal Satoru grazie alla sua avvenenza ed ai suoi ammiccamenti... Quando lo show ebbe termine lui non esitò un istante a farle comunicare che l’avrebbe attesa nel suo grande ufficio personale per una “chiacchierata”. Kenji sapeva che i due sarebbero rimasti da soli, senza altre guardie in mezzo ai piedi, e decise di approfittare dell’occasione. Recuperò dalla tasca una busta e si incamminò verso l’ufficio di Satoru.

    A sorvegliare la porta c’erano l’aniki e un altra guardia.
    «Aniki, ho qui una comunicazione per l’oyabun.» Il capo della sicurezza squadrò Kenji con occhi torvi.
    «Lasciala a noi, Satoru è impegnato adesso.»
    «Perdonami aniki, ma devo assolutamente passare...» Implorò quasi Kenji.
    «Nessuno varcherà queste porte senza il mio consenso.» Ribadì fermamente il suo capo.
    Ma improvvisamente dall’interno dell’ufficio di Satoru si udì distintamente lo sparo di un’arma da fuoco.

    L’aniki si fiondò subito nella stanza, seguito dai suoi due “fratelli”. Kenji fu l’ultimo ad entrare, e per qualche motivo chiuse per bene la porta dietro di sé.
    Una splendida donna vestita con un tubino bianco era accasciata a terra con un sanguinante foro di proiettile sulla gamba destra; e di fronte a lei Satoru era anche lui a terra, con ferite da taglio sul braccio e sul torace. A terra giacevano anche una fumante Walther P5 nichelata e la katana che Satoru teneva in mostra sulla sua scrivania di vetro, sguainata ed insanguinata. Gli uomini della sicurezza impugnarono subito le loro compatte Glock 19C e le puntarono sulla ragazza.
    «Ammazzate subito quella cagna rognosa!» Ordinò l’oyabun consumato dalla rabbia e dal dolore.
    I tre uomini puntarono le loro armi, ma Kenji verso un bersaglio differente dagli altri due. Era volutamente rimasto un passo indietro, e quando i guardiani alzarono le loro armi, lui fece fuoco per primo.
    Contro di loro.
    Piazzò una precisa pallottola nella nuca della guardia più giovane, poi due rapidi colpi al fianco del suo aniki. L’uomo crollò al suolo roteando il suo sguardo incredulo verso il “fratello”, ma mantenendo allo stesso tempo la sua espressione dura ed impassibile.
    «Che cosa significa?! Verme schifoso, eri d’accordo con quest’assassina!» Gridò Satoru strisciando sul pavimento per raggiungere la sua pistola. Kenji la calciò lontano, tenendo la sua puntata verso il suo ormai ex capo.
    «No, non l’ho mai vista prima.» Rispose Kenji. Lei lo guardava incredula, quell’uomo le aveva indubbiamente salvato la vita.
    «E allora che cosa diavolo vuoi?! Più potere, più denaro?! Non ti conviene fare quello che stai pensando di fare!»
    «Il tempio Shinoda.» Disse Kenji mantenendo con difficoltà un tono impassibile.
    «Come?»
    «Ho detto: il tempio Shinoda.» Ripeté mentre dall’esterno dello studio le altre guardie picchiavano contro la porta chiusa.
    «Il... Tempio Shinoda... No! Non dirmi che tu sei venuto per-» Scavando nella sua memoria, Satoru aveva infine capito.
    «Miho Shinoda! » Gridò Kenji piantando un preciso 9mm in fronte all’oyabun.
    «... Kotarou Shinoda!» Continuò esplodendogli contro un altro colpo, dritto nell’orbita oculare destra.
    «... e Mana Shinoda!» Infine toccò all’orbita oculare sinistra.
    Il volto sfigurato del defunto Satoru Toha piangeva un fiume di lacrime vermiglie. Kenji lo contemplò qualche istante, ancora incredulo di essere riuscito ad ottenere la sua tanto agognata vendetta.
    Ma pochi attimi dopo, le porte cedettero sotto i colpi delle guardie chiuse all’esterno. Kenji era girato di spalle e non poteva vederli, ma gli fu sufficiente leggere lo sguardo di quella donna per sapere cosa stesse accadendo e cosa avrebbe dovuto fare.
    Per prima cosa le lanciò al volo la sua Glock, poi si buttò a terra ed afferrò la pistola gemella del suo defunto aniki. Fece una mezza capriola e si inginocchiò puntando la pistola verso l’ingresso: lui e l’assassina cominciarono a sparare all’unisono, crivellando l’ingresso di colpi. Spararono le ultime pallottole mentre Kenji la sorreggeva e la trascinava verso l’angolo della stanza dove si trovava l’elevatore privato di Satoru, indispensabile per le fughe di emergenza. Anche se lui non l’aveva certo fatto installare pensando che un giorno sarebbe servito a garantire una via di fuga ai suoi assassini...
    Dato il suo impiego Kenji conosceva il codice di attivazione, lo inserì ed i due fuggiaschi si ripararono prima che le guardie potessero raggiungerli. Il ragazzo premette il bottone in fondo alla pulsantiera e l’ascensore iniziò subito la sua discesa.

    «Immagino di doverti ringraziare.» Esordì la donna.
    «Non è necessario. Tu sei Cigno Nero, non ho ragione?»
    «Cigno Nero? L’infallibile ed affascinante sicario femmina? È solo una leggenda.» Rispose lei cercando di tamponare la sua ferita.
    «Non credo proprio, sapevamo che eri in Giappone e che volevi colpire Satoru; anche se ignoravamo la tua identità ed il tuo mandante... Maledizione! Vent’anni a tramare vendetta e rintracciare il mio uomo, circa due mesi per ideare un piano di assassinio e un altro anno e mezzo per pianificarlo e metterlo in pratica... E tu che sei arrivata a Tokyo la settimana scorsa, eri già qui con la sua stessa katana puntata alla sua giugulare... È frustrante.»
    «Tu ti senti frustrato? Aspetta che si sappia in giro che Satoru Toha non è stato fatto fuori dal Cigno Nero, ma da un tizio qualunque.» Kenji ricambiò il sorriso che la bellissima donna gli aveva concesso.
    «Stiamo per raggiungere il garage, qui sotto Satoru ha sempre un’auto pronta per ogni evenienza.» Disse Kenji osservando il display dell’ascensore.
    «Sì, ma ci sarà anche un caloroso benvenuto ad attenderci...»
    «Io ho ancora le munizioni di riserva.» Rispose il ragazzo scostando il lembo sinistro della sua giacca e mostrandole i due portacaricatori di cuoio che portava allacciati alla cinta.
    «Uno ciascuno allora.» Disse la donna aprendone uno e ricaricando velocemente la sua Glock 19C, subito imitato da Kenji.

    «Senti... dato che in questo incarico sono stata ferita, per un po’ avrò bisogno di un... collaboratore part-time. Interessato?» Domandò Cigno Nero all’improvviso.
    Kenji la fisso a lungo, sorpreso.
    «Uh... Forse sì, potrei essere interessato.» Visto che avrebbero avuto bisogno l’uno dell’altra per uscire vivi dal palazzo Toha, tanto valeva andare fino in fondo.
    «Bene. Mi pare di aver capito che nonostante tu sia un novellino, nel mio campo ci sai fare. Ma considera la prossima sparatoria con relativa fuga rocambolesca come un ulteriore test d’ingresso.» Gli rispose lei strizzandogli un occhio, mentre le porte dell’ascensore si aprivano ed orde di pallottole mescolate a grida di rabbia cominciarono a piovere loro addosso da tutte le direzioni.
    Kenji fino a quel momento aveva vissuto unicamente allo scopo di mietere la vita di Satoru Toha ed era convinto che la sua azione di oggi si sarebbe rivelata una scelta suicida, ma dopo quell’incontro inaspettato con la donna nota come Cigno Nero, inspiegabilmente cominciò a provare la sensazione di aver trovato un nuovo stimolo che lo spingeva ad andare avanti.

     
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  2. _soichiro_
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    volevo ringraziare Guyenne, Tenris e Sudrak che hanno commentato il racconto (assieme agli altri ovviamente). i vostri feedback mi saranno utili per crescere ^^
     
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  3. T.S. ~ Silent Ice
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    Finalmente ho trovato due minuti per leggermelo con calma *w*

    devo dire niente male soprattutto la prima parte fino al punto della vendetta mi è piaciuta molto, mi ha appassionato *_*

    Purtroppo visto il poco spazio dovuto al contest hai dovuto tagliarlo un po' e quindi il finale resta un po' frettoloso, per esempio sarebbe stato interessante sapere qualcosa in più sui motivi che hanno spinto i due assassini a... fare quello che hanno fatto xD

    Lo stile è abbastanza scorrevole, forse in alcuni punti ci vorrebbe una limatina ma in compenso mi è piaciuto ^^
     
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  4. _soichiro_
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    grazie mille del commento! *___*
    e per i consigli, sempre graditi e utili ^.*
     
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  5. Grinta Uno
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    mi è piaciuta, esiste il seguito??? ;)
     
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4 replies since 6/2/2010, 14:09   127 views
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