Gli amori della contessa Giulia

~ Cristina Contilli

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    Titolo: Gli amori della contessa Giulia
    Autore: Cristina Contilli
    Anno: 2010
    Editore: Librostampa-Caravaggio Editore
    Pagine: 100
    image
    CITAZIONE
    Trama:
    Giulia (Iulia Katarina Muravyov) è una nobile di origine russa, nata nel 1826 a Torino, dove la madre si è rifugiata dopo che il marito è stato condannato a morte per aver partecipato alla rivoluzione decabrista dell’anno precedente. Nel 1855, durante la guerra in Crimea, Giulia si innamora di un ufficiale medico dell’esercito piemontese di origine ungherese, il conte Theodore Von Berg, rimane incinta e lo sposa, ma dopo pochi anni il loro matrimonio è già in crisi e così, quando, nel 1859, durante la seconda guerra di indipendenza, Giulia che si trova al fronte come infermiera volontaria, conosce il corrispondente del “Times” Ferdinand Eber, anche lui di origine ungherese, si accorge di provare qualcosa per lui, ma pensa inizialmente che i suoi sentimenti siano solo il frutto della situazione difficile che sta attraversando con il marito e così decide di fare il possibile per allontanare Ferdinand, anche perché nel frattempo ha maturato la convinzione che Ferdinand non sia solo un giornalista, ma sia anche un agente segreto inglese, inviato in Italia per controllare le iniziative militari di Garibaldi... nel pieno della lotta per l’indipendenza italiana tra battaglie, fughe e imprevisti, riusciranno Giulia e Ferdinand a fidarsi l’uno dell’altro e a vivere fino in fondo la loro storia d’amore?

    E' un volume singolo e non fa parte di nessun ciclo...

    Basato su articoli di giornali, lettere, libri e altri documenti dell'epoca... per chi volesse saperne di più: www.literary.it/dati/literary/conti...e_hanno_pa.html

    Sito: http://officinadeisogni.ning.com/group/cri...ovare-un-titolo


    Ed eccomi qui, dopo tutto ce l'ho fatta ad affrontare anche questo libro.
    Non voglio perdermi in merito a disquisizioni sulla qualità tecnica, sul mio personale concetto di "romanzo" (che va decisamente da un'altra parte rispetto a questo libro) e voglio andare subito al sodo, attaccando quella che l'autrice difende a spada tratta: la ricerca storica.
    Mi dispiace ma purtroppo la rivolta di Cracovia maggio 1863 è stata oggetto del mio ultimo esame......
    Allora, innanzi tutto un dato banalissimo: nel 1863 la Polonia non esisteva.
    Era completamente sparita dalle carte geografiche nel 1863.
    Fino agli anni '30 dell'800 esistevano comunque ancora il governo e l'esercito, ufficilamente sciolti in seguito alla rivolta "moderata" del 1831, quando il principe Adam Czartoryski, capo del sejm proclamò decaduto dal trono lo zar Nikolaj, provocando la durissima repressione russa.
    Chhissà se questo piccolo particolare è stato taciuto volontariamente, per ignoranza o per semplice disattenzione?

    Potrebbe essere ammissibile la completa omissione di un quadro politico generale della torino del 1860, grossomodo tutti il risorgimento l'abbiamo studiato,

    ma perché non viene fatto minimamente accenno alla vicenda polacca e alla storia ungherese, decisamente meno alla portata di conoscenza dei lettori italiani?

    Si parla con nonchalance di guerre, battaglie, esuli che sembrano però senza patria, senza terra. Non si sa per cosa combattano, per quali ideali, spinti da quali fuochi e per quali fazioni.
    Quando si tratta di Giulia e Ferdinand, partiti con un gruppo di giovani italiani, andati a dare man forte ai rivoltosi polacchi, non si accenna minimamente della battaglia di Miechòv, in cui l'esercito polacco-italiano-francese (erano in tutto meno di 500 uomini) viene distrutto dall'esercito russo.
    Non si parla del rapporto di questa battaglia con Garibaldi, delle promesse e della reazione dei polacchi e dei ribelli ungheresi, non si parla della vicenda del bergamasco Francesco Nullo, di Miniewaski, del governo provisorio di Varsavia, del generale russo Sciakovski....
    Questi sono i dati della ricerca storica, queste sono le nozioni spicciole che devono trapelare da questa tua grande conoscenza e questo tuo approfondimento declamato a gran voce: non ce n'è traccia.

    Ovviamente approfondisco solo questa parte perché è entrata casualmente nella mia sfera di competenze, ed ho potuto colmarle personalmente con pochi sforzi di memoria, ma mi rendo conto che non è davvero semplice seguire un libro basato su delle fondamenta concrete che però non vengono mai e poi mai mostrate, solo vagamente e alquanto superficialmente mostrate.

    Per il resto, tralasciando la lacuna storiografica [perché di questo si tratta, volontaria o data da disinteresse, scarso impegno, ignoranza, noi non possiamo saperlo, è il risultato quello che conta e qui non viene assolutamente mostrata alcuna competenza], il libro è come "parigi...": dialoghi che non spiegano i rapporti tra i personaggi, nessuna vera affezione, pochissime spiegazioni, nessuna relazione causa-effetto, completa assenza di descrizioni di alcun genere: l'autirce si lascia andare a capziose ed esasperanti relazioni su rapporti sessuali completamente prive di emozione o pathos ma non si permette di inventare qualche particolare per dare corposità e materialità ai personaggi.
    Anche io vorrei sottolineare le varie incongruenze che ho trovato tra i costumi della contessa e del suo amante (PRESERVATIVO? ok, ho capito che esistesse, ma era così facile da reperire? e così conosciuto? e perché l'autrice non ce ne parla??? è un oggetto che suscita curiosità, nel 1863, interesse, lasciandolo così, a mezz'aria, è solo un particolare incongruente e apparentemente anacronistico.....) e l'epoca... ma non sono una studiosa di sociologia, quindi non posso fare analisi dettagliate quando del resto sono già state fatte scrupolosamente qui.
    I nomi russi sono traslitterati con superficialità.
    Esiste un codice di traslitterazione dal russo in italiano e va rispettato: Murav'ëv e Aleksandra è la grafia corretta.



    Che dire: libro che lascia decisamente il tempo che trova.



    Edited by Yelena‚ - 2/10/2010, 10:27
     
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    Posso copia/incollare il commento che ho lasciato in catena sul Mondo?

    Inizio con il dire che il libro non mi è piaciuto.
    Non perché sia romance, genere che tendo ad evitare, né perché tratti di un argomento che non è tra i miei preferiti... ma perché, a dispetto dal quote riportato qui sotto, nel libro non ci sono abbastanza descrizioni.

    CITAZIONE (juliette1804 @ 24/3/2010, 14:13)
    Dici che nel libro non c'è nessuna descrizione, mentre non è vero, perché c'è la descrizione della stanza dove Giulia si cambia la divisa da infermiera e alcuni capitoli dopo viene persino descritta la cabina della nave che Giulia e Ferdinand prendono dal porto di Danzica per tornare in Inghilterra...

    In cento pagine non mi puoi mettere solo un paio di descrizioni o poco più.
    Non mi hai detto come sono i personaggi (alti, bassi, biondi, mori, grassi, magri, con gli occhi chiari, scuri...). Solo verso la fine Giulia, nella scena nella fattoria dismessa (se non erro) fa considerazioni sullo sguardo di Ferdinand... e se me lo ricordo, significa che mi ha colpito come cosa eccezionale.
    Non hai descritto una casa, l'ospedale da campo, le città dove vivono... nulla.

    Quasi tutto il romanzo è costituito da dialoghi. Spesso senza neppure specificare chi stia parlando con chi e questo, a inizio capitolo, un po' infastidisce. Devi arrivare al primo accenno del sesso per capire chi stia parlando.
    Però... parlano, discutono, raccontano... ma senza mai offrire al lettore una sensazione. Giulia era triste, Ferdinand scontroso, uno dei due percorreva a grandi passi la stanza mostrando agitazione... no.
    Parlano. Punto.

    Non c'è stacco temporale tra le varie azioni.
    Un minuto stanno facendo una cosa, due righe dopo la cosa è stata fatta e, anzi, passata da tempo.
    Ho usato spesso il commento "e fu sera e fu mattina"... ma non rende a pieno l'idea della rapidità con cui tutto si svolge all'interno di ogni capitolo.

    Io sono maniaca delle descrizioni.
    La mancanza di dettagli nel descrivere ambienti, sensazioni, luoghi, azioni, personaggi è una delle pecche più gravi che ho riscontrato in tutti i neo autori nostrani finora letti.
    Quando non ci sono mi irrito e divento ancora più pedante nei commenti.

    Ma torniamo ai nostri.
    Il periodo storico, dicevo, non è il mio preferito. Io vado bene dalla prima metà del 1000 fino, se si esagera, seconda metà del 1200... morti Eleonora d'Aquitania e Giovanni Senzaterra non so più che farmene.
    Non so come si comportassero nell'800, ho già dimenticato quello che ho studiato a scuola sul Risorgimento e non ho mai approfondito l'argomento... quindi mi fido di quello che scrivi.
    La cosa brutta è che non hai scatenato in me nessuna curiosità a tornare sull'argomento, ma non posso replicare sugli usi e costumi... tranne che per una cosa che un po' mi tocca.

    Giulia è infermiera volontaria. Grande! Io, dopo 25 anni, lo faccio solo perché mi pagano... ma è un altro discorso.
    Si trova in Crimea come primo incarico... cosa giustissima, visto che Florence Nightingdale ha dato prova del suo valore e delle sue idee rivoluzionarie proprio lì, per la prima volta in assoluto.
    E' stata Florence a trasformare l'assistenza dei feriti da un compito riservato alle religiose o alle carcerate (assistere i malati era una delle pene da scontare) in una professione come ora la conosciamo.
    E' stata lei ad iniziare a ripulire gli ospedali da campo, cercando di renderne più umana e sicura la permanenza, ed è stata lei a cercare di portare un po' della - fino ad allora - sconosciuta igiene al letto del malato.
    Fino alla seconda metà del 1800 a nessun chirurgo era mai venuto in mente che operare a mani nude potesse provocare infezioni. Non sapevano cosa fossero, da cosa fossero causate... ho trovato estremamente eccessiva tutta questa attenzione che tutti hanno nei confronti della cosa.
    Fino a John Lister e a Louis Pasteur, a nessun medico o chirurgo sarebbe mai venuto in mente di operare su un malato disinfettandosi prima e dopo le mani. Possibile che tutti i medici citati nel libro utilizzino precauzioni relative alla diffusione delle infezioni?
    Precorrono tutti i tempi di almeno una ventina di anni.
    Mi ha un po' rattristato che tu non abbia citato, almeno di sfuggita, la nostra Florence... ma non eri tenuta a farlo. L'azione era incentrata sugli esuli ungheresi, non sulle volontarie inglesi.
    Però... di certo non avevano una divisa da infermiera.
    Florence, tralasciando la lampada per cui è divenuta famosa tra i suoi pazienti, è sempre raffigurata con una cuffia (ma credo fosse comune a quei tempi) e un paragrembo bianco... temo che anche Giulia fosse abbigliata così, non con una bella divisa, stile crocerossina, venuta di moda qualche tempo dopo.

    Restando in ambito medico, ho anche notato una certa disattenzione riguardo l'amputazione del braccio sinistro di Ferdinand.
    La prima volta che lui e Giulia copulano (poi ti spiego perché uso il termine copulare), fa fatica a togliersi la camicia... poi diventa bravissimo a spogliarsi completamente senza nessuno sforzo.
    Riesce persino ad infilarsi il preservativo da solo!
    Dopo un po' si tenderebbe a dimenticare che il pover'uomo è senza un braccio e questo non va bene.

    La copulazione.
    Come diceva qualcuno prima di me, quello che si legge è sesso, inteso più come "quello che fanno in un film porno" che non come "fare all'amore".
    Non c'è coinvolgimento tra i personaggi.
    Arrivano, si spogliano, fanno sesso, si rivestono e ognuno per la sua strada.
    Il tutto rende le scene di sesso gratuite, squallide e per nulla coinvolgenti.
    Ora, io sono abituata bene.
    Ci sono certi yaoi che ti fanno venire voglia di farti una doccia fredda dopo, per le sensazioni che provocano... ma leggendo i brani più hard del libro ho provato solo una blanda curiosità riguardo il come lo avrebbero fatto quella volta... e basta.
    Nei pochi romance che ho letto, ho sempre trovato le scene di sesso tremendamente ricche di sinonimi, aggettivi ridondanti, sentimento elevato all'ennesima potenza e del tutto inutile al raggiungimento del climax.
    Devo dire che, anche in questo caso, hai mantenuto il rapido e deciso stile telegrafico che ha contraddistinto tutto il racconto.

    Concludo con le note bibliografiche, sia quelle del prologo che quelle dell'epilogo.
    Le prime non sono servite a molto. Non hanno reso più chiaro il periodo storico a chi, come me, non lo conosceva e non mi hanno aiutato a riconoscere i vari personaggi mano a mano che comparivano.
    E' un po' come l'elenco dei personaggi all'inizio dei Gialli Mondandori... non serve a nulla e non ci torni quasi mai per capire chi stai incontrando nella storia.
    Quelle in fondo non hanno approfondito un granché.
    Una lista di siti o di titoli, qualche accenno a cosa vi si trova (cosa che potevi fare anche all'inizio), ma del tutto inutile per farsi un'idea.
    Per l'aspetto visivo, più che un elenco di link, sarebbero stati meglio i titoli dei siti (anche se si trattava della wiki), con accanto i link... sarebbe sembrato più completo e pulito.

    Non so cosa altro aggiungere.
    Se questo è il tuo stile, non posso dire di apprezzarlo, anche se sono felice del fatto che piaccia alle cultrici del genere.
    Leggerò anche l'altro tuo libro che ho in catena, per vedere se lo stile si conferma o se c'è qualche cambiamento e, forse (se ne trovo qualcuno con i normanni, ovviamente), leggerò qualche historical romance inglese per farmi un'idea della differenza... almeno questa curiosità l'hai scatenata.


    Su aNobii ho posto anche un paio di domande riguardanti il genere, più che il libro nel dettaglio, evidenziati in grassetto nel quote...

    CITAZIONE
    Premetto un paio di cose fondamentali: non amo il genere romantico e non ricordo nulla del periodo legato al Risorgimento, che si tratti di eventi italiani o stranieri.
    Perché l'avrà letto? vi starete chiedendo... perché ero curiosa e perché, se non si legge a volte qualcosa che non si ama, non si sarà mai in grado di spiegare perché non piace.

    Ma veniamo al libro.
    Prima nota dolente, che tendo a rimarcare in quasi tutti i libri dei autori emergenti/esordienti che mi è capitato di leggere fino ad ora, è la carenza di descrizioni.
    Non è descritto quasi nulla. Personaggi, luoghi, emozioni e sensazioni... solo dialoghi senza contorno e poco altro.
    In un commento letto in rete, l'autrice rimarca il fatto che qualche descrizione è presente... ma, personalmente, non mi bastano.
    Essendo un periodo storico particolare e che non conosco, non mi basta l'elenco di fatti e personaggi presenti all'inizio del libro (o i link da consultare nella bibliografia) per tratteggiare nella mia mente le ambientazioni, l'abbigliamento o il modo di vivere. Non conosco il periodo e non mi è raccontato. Peggio... la lettura non ha fatto nascere in me nessuna curiosità per approfondire questa superficiale conoscenza.

    Lo stile è rappresentato quasi esclusivamente da dialoghi, spesso senza neppure una indicazione di chi stia parlando con chi. Viene naturale pensare che siano i protagonisti (la contessa Giulia del titolo, il primo marito o il suo secondo amore), ma serve che uno dei due faccia rifermenti al sesso dell'altro interlocutore per capire chi stia dicendo cosa a chi.
    Manca completamente la benché minima indicazione di cosa provino i vari personaggi mentre parlano (agitazione, paura, sollievo) e, per questo, ho trovato il tutto molto freddo e sterile, quasi più distante di quanto non possa essere a volte un copione cinematografico.
    Appoggiandosi agli eventi storici che costellano la vita dei personaggi, la narrazione prosegue rapida e spesso si assiste a slittamenti temporali - anche di mesi - nel giro di poche righe. Uno stile telegrafico che sembra essere apprezzato dalle cultrici italiane del genere ma che non mi ha permesso di farmi coinvolgere dalle vicissitudini dei protagonisti.

    Mi viene da chiedere, da lettrice poco avvezza al romance (historical o meno), se sia lo stile personale e identificativo dell'autrice o se, nel panorama italiano e/o estero, anche gli altri romanzi siano strutturati in questo modo.
    Se così fosse, temo che tra me e il genere non potrà mai nascere nessuna attrazione.


    Per tornare alla storia.
    Il libro viene presentato come adatto ad un pubblico adulto, a causa della presenza di scene hard, con descrizioni dei vari rapporti sessuali tra Giulia e i due mariti (non assieme, prima che vi facciate strane idee).
    Anche in questo caso, la presenza di descrizioni poco velate (non è questo il problema), non permette di lasciarsi coinvolgere dall'atto descritto. Si tratta della cronaca di un rapporto sessuale, senza la descrizione delle sensazioni provate dai protagonisti, sensazioni che possano far provare qualcosa anche al lettore e che, con me, hanno ottenuto solo il far nascere una blanda curiosità relativa al cosa faranno la prossima volta?.
    Ho letto romanzi con parti erotiche molto coilvolgenti, in base a quelle esperienze non mi sento di poter definire erotico quello che ho letto in questo libro.
    Torno quindi alla domanda fatta in precedenza. E' lo stile dell'autrice o è la riproduzione di quello che nel genere va per la maggiore? Posso accantonare senza rimpianti il filone romantico erotico?

    Si giunge facilmente alla conclusione che non ho apprezzato quasi nulla del romanzo letto, più per il mio desiderio di incontrare un testo che ripetti le mie preferenze, che non per colpa dell'autrice che, dai commenti letti in giro, risulta essere molto apprezzata e, una fortuna per la diffusione del genere romance in Italia, molto attiva sul campo.
    Però, almeno qualcosa di positivo derivato da questa lettura lo posso trovare. Sarei interessata a scoprire se esistono romance (magari storici, magari ambientati ai tempi di Enrico II e famiglia) che possano rispettare i miei paletti.
    Fatemi sapere...

    L'autrice mi ha segnalato la futura intervista che comparirà qui e anche un link con interviste alle varie autrici di romance, dove avrei potuto trovare soluzioni alle mie domande... il secondo consiglio non ha fornito risposte, temo che anche l'intervista non lo farà.

    Sul Kindle Store di Amazon ci sono alcuni libri di romance a prezzo 00.00... mi sa che mi scarico qualcosa, così mi faccio un'idea più chiara del resto del genere.
     
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    Bene, Taksya, mi è piaciuta molto la tua analisi.
    Anche la mia l'avevo messa su mondo parallelo, poi l'ho tolta e mi sono scordata di toglierla anche da qui, vabbè =p

    Spero che l'intervista risolva le tue domande, che del resto sono state anche le mie.
    Come vedi anche io, nel piccolo angolo di mia competenza, ho mosso le tue stesse obiezioni... ovviamente abbiamo sfere di conoscenza diverse.... però è interessante vedere come i dubbi siano più o meno gli stessi.
    Grazie mille del contributo =)
     
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    Di nulla.
    Sono curiosa di leggere l'intervista anche se, sotto sotto, dubito che rispnderà ai miei dubbi.
    La sola cosa che posso fare, se non arrivano suggerimenti di lettura da esperte del genere, è leggere qualcosa di hard romance.
    Non riesco a considerare i gialli storici di Ellis Peters o di Ariana Franklin e i gialli di Janet Evanovich come rappresentanti del genere... la tinta gialla è sempre presente, a dispetto degli inciuci e del romanticismo.
     
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    di questi conosco solo ellis peters, leggevo i suoi romanzi quando ero piccoletta (12/13 anni) e devo dire che per quel che ricordo non hanno comunque assolutamente niente a che vedere con quelli della contili (io ne ho letti 2).
    secondo me a lei manca proprio qualcosa, è telegrafica, come hai detto tu, termine mai fu più appropriato.

    se l'intervista non risponderà ai tuoi dubbi, possiamo chiederle di intervenire ulteriormente lì, sarebbe molto interessante.
     
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    CITAZIONE (Yelena‚ @ 4/10/2010, 10:48)
    se l'intervista non risponderà ai tuoi dubbi, possiamo chiederle di intervenire ulteriormente lì, sarebbe molto interessante.

    Dovrebbe riuscire a parlare della cosa dal punto di vista della lettrice di romance, non dell'autrice... vedremo...
     
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  7. juliette1804
     
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    Ho notato solo adesso la discussione... allora, se volete leggere delle autrici romance, che hanno delle somiglianze come personaggi e stile con me dovreste provare con Amanda McIntyre (che infatti ha anche scritto l'introduzione alla versione inglese di uno dei miei libri) oppure tra le italiane con Maria Rosa Cutrufelli che però scrive biografie romanzate e non romance... io sono infatti un po' al limite tra i due generi...

    Dimenticavo... è in uscita per i 150 anni dell'unità d'Italia una nuova edizione ampliata e revisionata del libro... per quanto riguarda le infermiere all'epoca della Repubblica Romana nel 1848-1849 le infermiere volontarie coordinate dalla Trivulzio indossavano una divisa e la indossavano anche le infermiere coordinate dalla White Mario all'epoca dell'impresa dei Mille, quindi non ci vedo nulla di strano nell'averne fatta mettere una a Giulia...

    Comunque, visto che il nostro Risorgimento, purtroppo, è un periodo poco conosciuto, nella nuova edizione, ho deciso, anche se è stato un lavoraccio, di fare come nel libro su Pellico, quindi, ad ogni inizio capitolo c'è una citazione o dell'epoca o tratta da qualche saggio e articolo di qualche storico contemporaneo che spiega qualcosa di utile riguardo a ciò che sta per avvenire...

    E anche la bibliografia è stata ampliata e allungata...

    E un'ultimissima cosa: è vero che in passato non si stava così attenti ad evitare le infezioni, ma non è vero che non si sapeva che fossero pericolose, visto che durante l'epoca napoleonica il dott. Larrey (l'inventore dell'ambulanza) applicava sui feriti una specie di animaletto tipo sanguisaga che doveva mangiare i batteri e fermare l'emorragia... fa un po' schifo lo ammetto, come metodo, ma sembra che abbia salvato parecchi soldati sui campi di battaglia delle campagne napoleoniche...
     
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  8. Fa}
     
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    animaletto mangiabatteri? è la prima volta che lo sento...
     
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    Nel medioevo con le sanguisughe (o i salassi) guarivano di tutto... così come con i clisteri (tornati di moda ultimamente, come cura alternativa).

    Purtroppo, finché non si sono convinti che l'igiene era fondamentale per la guarigione, tutto il resto non erano che palliativi che, spesso, portavano altri danni.
    Le sanguisughe, nel loro piccolo, producono, mentre stanno attaccate alla ferita, un anestetico che permette loro di nutrirsi indistrubate... e ai feriti, a cui venivano applicate, di non provare dolore prima di una toilette accurata della ferita. Hanno anche azione antiinfiamatoria e spasmolitica... questo permetteva di rallentare il progredire dell'infiammazione, ma se la zona in cui i feriti stazionavano era sporca e se su di loro si usavano strumenti non puliti - parlare di sterilizzazione sarebbe eccessivo - le piccole sanguisughe potevano fare poco.

    Si sapeva che si moriva di cancrena o di infezioni, ma non si sapeva da cosa erano provocate e credo sia meglio non pensare come i chirurghi operavano.
    Se non fosse stato per Florence, che ha portato un po' di igiene e di pulizia negli ospedali da campo, credo che le morti sarebbero stata molte di più.
    Per precisare, sia Florence, che Larrey, che Lister e Pasteur sono vissuti e hanno operato nell'800... è stato grazie al lavoro di tutti (e di altri) che la chirugia "da barbiere" e la medicina del salasso ad oltranza sono diventate quello che sono adesso.

    Ma, per credibilità, mentre loro stavano lavorando per migliorarle, non credo che il concetto di igiene e di pulizia fosse così diffuso... persino in considerazione degli animaletti mangiabatteri e degli escamotage usati dalla "chirurgia d'urgenza" appena nata.
     
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8 replies since 22/3/2010, 13:05   273 views
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