Alhion

Racconto breve

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    Scribacchino

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    Vorrei sapere cosa ne pensate di questo mio racconto breve, che ho scritto qualche anno fa. Sono ben accette critiche, consgili e quant'altro riteniate opportuno! Grazie.








    Alhion



    Non so cosa mi spinga a raccontare la mia straordinaria esperienza della scorsa notte. Sono sicuro che nessuno crederà al mio racconto, oppure mi prenderanno per pazzo. E' questo che pensa la gente di fronte alle cose apparentemente inspiegabili, o che vanno al di là dell'umana comprensione. Ma fate uno sforzo e provate ad ascoltarmi. Solo così potrete conoscere la spiegazione della mia misteriosa scomparsa da questa costa.


    Mi ero spinto a largo in cerca di Alhion, una rara specie ittica che si dice sia stata riconosciuta tra queste acque; una splendida creatura che occupa gli spazi dell’infinito blu, una creatura appunto molto diversa da tutti gli altri comuni animali acquatici. Una creatura divina dotata di colori sconosciuti all’occhio umano.

    Con il mio natante fluttuavo adagio verso sud, tenendo in mano la mia lampada con la quale illuminavo le acque davanti a me dal buio della notte.

    … … …




    Il silenzio del mare e l’apparente quiete della sua superficie cerulea viene spezzato da un improvviso, inaspettato scossone; traballa la mia imbarcazione facendo stridere il legno della prora. Perdo il controllo sballottato dalle onde impazzite che invadono il mio spazio e mi lasciano in balia del mare. Segue uno sussulto, molto più fragoroso, che rovesciandomi di sotto inghiottisce la mia “sventurata compagna” consegnandomi alle acque.


    L’oceano gelido avvolge il mio corpo intorpidito facendomi tremare, ma non di paura, quindi mi sposta inesorabilmente sempre più verso l’abisso. E’ in questo momento che accade qualcosa di miracoloso, forse incomprensibile. C’è un’isola, o meglio appare un’isola al mio sguardo… che non dovrebbe trovarsi là, così almeno in base ai miei scrupolosi calcoli. Nonostante la situazione disperata comincio a "spingere" con potenti bracciate nella sua direzione, ma più nuoto e più ho l'impressione che quell'isola si allontani. La mia ostinazione nel provare a raggiungerla mi porta a nuotare ancora più forte fino a consumarmi inutilmente di fatica.


    Scarico e privo di forze mi lascio andare al mio triste destino, ingannato da quelle acque tanto amate. E’ invece allora che la “dispettosa” corrente inizia a spostarmi rapidamente fino a riva, o meglio fino alla sponda dell’isola miracolosa; approdo in una spiaggia di sassi affusolati e grosse conchiglie… ed alla sua foresta. C’è una boscaglia sull'isola, appena dopo la spiaggia. L’impulso è di scoprire cosa mai si cela tra le sue fronde, trascurando la stanchezza dell’arrivo. Ed ecco il tesoro dell’isola, tra gli arbusti si sottrae alla vista una casa di legno con comignolo fumante. Nascosta, ma raggiungibile.


    La sensazione che mi attraversa è di caldo, il caldo del fuoco ad asciugarmi i brividi del mio corpo bagnato. Arrivo sull'uscio e busso pesantemente con entrambe le mani, desiderando che arrivi qualcuno ad aprirmi. Ma la porta, mai chiusa, si spalanca ed io - che ci stavo appoggiato passivamente - vado lungo per terra facendo un rumore sordo. Torna d’improvviso la debolezza.

    - "Sono tanto stanco", rispondo a me stesso seppur a voce alta mentre sto per perdere i sensi, lì sdraiato e senza vigore.


    Alzo lo sguardo per vedere la luce, e ne resto completamente "abbagliato": lei è così luminosa che a stento riesco a tenere aperti gli occhi; comunque deve essere bellissima.

    E’ una donna quella che mi accoglie, è una donna che mi sta rivolgendo lo sguardo… è una donna la luce che mi tiene ancora desto. Eppure non saprei descriverla, anche perché non sono certo che sia reale; seppure mi parla, anche lei stupefatta.


    - "Come sei arrivato fin qui?", chiede soave mettendosi vicino a me.


    La sua immagine, finalmente si è resa molto più nitida al mio sguardo; i suoi lunghi capelli sbrilluccicano ridondanti di un colore unico, nuovo, non saprei dire se tra il grigio perla ed il cristallino… o forse sono azzurrini; anzi no, color corallo. Ma che colore ha il corallo? Resto confuso.


    Il suo fisico appare come fasciato da un alone fluorescente che ne confonde la percezione della tinta… sì è proprio quell'alone che prima mi offuscava la vista, adesso riesco a sostenerlo. Si è fatto meno intenso. Non so proprio cosa pensare, lei è così attraente da non sembrare una creatura umana. E’ una dea allora?


    Forse sì, visto che non ho risposto alla sua domanda e lei sembra voler trovare da sola la risposta; mi scruta con molta attenzione negli occhi, mi sta leggendo i pensieri. Mi emoziona la sua espressione. Sorride. Ed anche io.


    - "Sono sorpresa che sei arrivato da queste parti", afferma lei porgendomi la sua nivea mano. “Dai alzati che ti accompagno indietro".


    Cos’accade?! Cos’è tutta questa fretta adesso? Non so cosa mi sta accadendo, ma non ho intenzione di abbandonare questo paradiso.


    - “Non voglio”, rispondo di getto senza darmi una spiegazione. Forse è il suo tepore che esercita come un incantesimo su di me, oppure è davvero un incantesimo; ma davvero desidero restare lì con lei, mi attirano i suoi colori, seppur li abbia ridotti di tono per lasciarsi guardare. Il mondo dall’altra parte non m’interessa più.


    - “Ma non puoi restare qui, su quest’isola”, risponde lei accarezzandomi delicatamente una guancia. “Tranquillo, e non ti accadrà niente… devi soltanto avere fiducia in me”.


    - “Chi sei?”, le chiedo mentre intanto mi avvampa di bagliore costringendomi a chiudere di nuovo gli occhi e voltarmi dall’altra parte.


    - "Non posso trattenermi dall’emanare la mia scintillante essenza e questa luce è mortale per i tuoi occhi”, e c’è ansia nello sguardo serio. “Per questo non puoi rimanere. Non hai altra scelta, fidati di me e lasciami fare".


    Smarrito nel buio dei miei occhi chiusi mi rendo conto di essere finito in quell’isola per sbaglio, forse per una sorta di gioco della natura oppure semplicemente per fatalità. L’isola che mi ha accolto non appartiene al mio mondo, me lo rivela lei e me ne rendo conto io stesso soprattutto quando ricevo il tocco delle sua labbra orbitare sulle mie. E’ un bacio il suo, un bacio delicato ed piccante nello stesso istante… perciò irreale; un bacio che ha il sapore del sale… anzi no è proprio il mare, sono nuovamente immerso tra le onde. Almeno questa è la mia tangibile impressione. E forse quello non era altro che il bacio del mare.


    Per mano continua a condurmi in mare aperto, poi si libra leggera e leggiadra tra gli azzurri flutti, nuotando con naturalezza sbattendo ritmicamente la sua coda argentea che ci sospinge armoniosamente. Mi tiene stretto a se ed io stringo lei: l'acqua mi inonda il viso, il vento soffia sopra la mia testa… e questo è un bellissimo sogno. Lei una sirena, una splendida dolce incantevole sirena. Io il naufrago che ha attraversato i confini dell’umana realtà per realizzare il suo sogno.

    Ricordo le parole confuse scambiate sott'acqua, senza sapere come. Ma alcune restano come memorie nitide, quando l'istante è finito. Poi un attimo ed il ricordo si riduce ad una sensazione, una piacevole sensazione di estasi. Un fremito. E mi ritrovo adagiato su di un letto di alghe… l’arenile è quello da sempre conosciuto ed il litorale mi consegna la vista del mio mondo. E’ mattina, il sole è già alto ed io non sono per niente stanco. Ho sognato! Ho sognato? Il mio è stato soltanto un semplice bellissimo sogno… e niente di più?


    Eppure mi pare di sentire ancora il suo "profumo", e riesco anche a percepire il suono della sua voce, che il mare trasporta verso la riva: il suo canto è un vibrare d'archi. Mi tuffo di nuovo in mare e comincio a nuotare, nella testa soltanto la melodia del suo canto che mi spinge verso il largo, senza paura.


    D'un tratto mi sento tirare con forza verso il fondo: sono finito in un gorgo. Lotto inutilmente, so che sto precipitando, col mio sogno, senza scampo. Mi manca l'aria, mi manca la vita. Ma per poco. Infatti lei è lì con me.


    - "Sei uno stupido!!!", mi rimprovera spaventata. Eppure lo so che è contenta, anche se non lo ammette. Sento lei, come lei intende me. “Non sei fatto per me, e non ti abituerai mai alla mia luce. Morirai".


    - “Fammi provare, e fidati tu di me… questa volta”, replico.


    Forse sono davvero un pazzo, ma ho intenzione di viverlo, questo amore che altri crederebbero impossibile. Perché questo è il mio sogno, e non ho paura, qualunque cosa succeda.

    Un attimo dopo quel chiarore sfolgorante torna a divorare la mia vista, mi incendia gli occhi. Dolore? Non saprei dirlo. Non osservo più con occhi, il mio sguardo è diverso. Il sogno si è trasformato in realtà, ma una realtà che ha le indefinibili, sconosciute gradazioni dell'immaginario.
    Vorrei dirle che già sono innamorato di lei, ma mi ferma con un gesto.

    - "Devi imparare il silenzio".


    Il bacio salato del mare, adesso lo so, richiede silenzio.

     
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