Il paladino errante

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  1. Alfred76
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    IL PALADINO ERRANTE

    I
    ...Diede uno strattone alle redini, e il cavallo si fermò dolcemente. Poco più avanti, un paesello era coricato su una collina come un guanto dimenticato. Il castello, perchè alla fine un castello c'era, aveva l'aria di aver visto tempi sicuramente più floridi, con le sue merlature sbrecciate e gli stendardi sfilacciati. Il tutto nell'insieme dava l'idea di una infinita sonnolenza, ma dopotutto anche un cavaliere errante alle volte sente il bisogno di un po' di riposo. E così diede un leggero colpo di tallone e il cavallo, un esemplare grigio snello e muscoloso, riprese la sua camminata, cambiando dal passo stanco di prima ad uno più fiero, come se avesse intuito che il suo padrone stesse per entrare in contatto con altri suoi simili e dovesse rivelare il suo rango. Man mano che si avvicinava all'inizio del paese, il cavaliere incrociò e superò diversi campi mal coltivati e casupole in attesa di un soffio di vento per cadere con uno sbuffo annoiato. Il cavaliere si chiese se dopotutto non fosse il caso di tirare dritto e cercare un posto più degno ad una persona altolocata come lui...ma in realtà non aveva mai preso troppo sul serio i rituali di corte...e le nubi color piombo che affioravano all'orizzonte non avevano un'aria troppo conciliante. Proseguì quindi la sua lenta cavalcata, volgendo il passo ad un trotto disinvolto quando fu tempo di salire il leggero pendio che portava all'ingresso del maniero. Le poche persone che aveva intravisto nell'abitato vero e prorpio lo avevano fissato un momento, giusto per registrare un cambiamento nel paesaggio con la stessa attenzione che avrebbero tributato a un covone di fieno, quindi erano tornate malvolentieri ai propri lavori. Le due sentinelle che piantonavano l'ingresso principale della modesta fortezza erano addirittuta ridicole...il cavaliere si chiese per qualche istante se il signore di quel luogo si sfosse sforzato poi tanto di trovare due uomini talmente diversi, e poi vestirli con i suoi colori. I due incrociarono poco convinti le lance di fronte alla figura a cavallo, poi quello a sinistra si fece coraggio:
    -Chi siete, nobile signore?-
    "Non sanno chi io sia, ma danno per scontata la mia nobiltà..da queste parti più che altrove possedere un cavallo fa un certo effetto", pensò con un leggero sorriso il cavaliere.
    -Sono un cavaliere errante. Come ben sapete, è costume per noi mantenere nascosta la nostra identità, almeno fino a quando la missione che ci siamo imposti, o che ci è stata affidata, non venga terminata. Vi basti sapere che sono uno dei cavalieri di quel sovrano di cui anche il vostro paese è tributario..dovrebbe essere sufficiente come presentazione. Aggiungo che sono qui solo per usufruire di un riparo per la notte e di una cena calda-
    Le due guardie si consultarono con un'occhiata, poi fecero un cenno di assenso e scostarono le lance per farlo passare; il garzone dello stalliere si fece incontro al paladino e fece per condurre via la cavalcatura quasi con riverenza.
    -Cenere è un buon amico per me, mi spiacerebbe che domattina si lamentasse del trattamento subito, ragazzo- fece il cavaliere.
    -Lo tratterò come se fosse mio fratello, signore- rispose timido il giovinetto.
    Il re e la regina di quel luogo dimenticato dagli dei non erano meno apatici e ossequiosi del resto della popolazione, tranne che parevano essere pervasi anche da un dolore antico e profondo. Il paladino fu fatto accomodare al posto d'onore a tavola, gli vennero serviti i cibi migliori e fatto bere i vini più ricercati; si alternarono musici e giocolieri per intrattenerlo.
    Ma il tutto era guastato da una tristezza latente, e il paladino fece fatica a non mostrare l'imbarazzo che provava. Aveva tolto armatura ed elmo, e alla cinta portava solo la sua spada corta, eppure tutta questa atmosfera gli lasciava un peso sul capo.
    Alla fine dell'ultimo numero del musico, decise di farsi avanti, o sarebbe morto di disperazione.
    -Perdonatemi, vostra maestà, posso rivolgervi una domanda forse un po' indiscreta?-
    -Siete mio ospite, nobile cavaliere. Vi darò tutto quello che è in mio potere darvi-
    -I vostri domini non sono molto vasti, ma non è questo che colpisce..quanto piuttosto l'atmosfera sonnolenta..sia del luogo che delle persone. e in particolar modo in voi e la vostra regina-
    -Inutile nascondere l'evidenza. Facendola breve, io e la mia consorte siamo stati colpiti da una tremenda disgrazia in famiglia...che progressivamente ci ha prosciugato il cuore. E questa sorta di infezione si è poi propagata a tutto il nostro piccolo regno, portando tristezza e miseria in chiunque viva qui.-
    -E posso sapere quale sia questa disgrazia? Anche se al momento sono un cavaliere errante, rimango un paladino del regno, ed è mio dovere intervenire per soccorrere chi ne ha bisogno. Se mi svelate la natura del male che dimora nella vostra terra, è possibile che io sia in grado di esservi d'aiuto-
    -Come vorremmo che ciò fosse possibile...ma ormai abbiamo perso ogni speranza...o forse è questo male stesso, che ci priva anche della forza di sperare. Ma basta così, ora vi racconterò come è cominciato tutto...con la nascita di nostra figlia...

    II
    -Riposato bene, Cenere? Beato te, a volte vorrei essere un cavallo. Io non ho chiuso occhio..e non è per la storia che mi ha raccontato il re ieri sera, o per quello che mi può aspettare oggi. Va bene, non mi guardare così...che ci può aspettare oggi. Il problema è che questo paese è talmente sonnolento e privo di speranza, che una persona normale non può dormire.-
    Mentre parlottava col suo cavallo, il paladino finiva di stringere le cinghie della sua armatura, aiutato dal ragazzino dello stalliere, il quale ancora non sapeva se essere più colpito dall'ammirazione per quel guerriero o dalla stranezza del medesimo. La sua famiglia divideva il pane e il sale della vita dai tempi del nonno di suo nonno coi cavalli, ma mai aveva sentito di uno di loro che parlasse con questi animali.
    Il paladino si era accorto dello sguardo sgranato con cui il ragazzino lo seguiva, ma non se ne diede pensiero, si rallegrò anzi che almeno un po' di vita fosse rimasta in quel luogo grigio. Quando si sta troppo tempo in mezzo ai morti, si finisce un po' per morire noi stessi.
    Quanto alle occhiate condiscendenti e disilluse di Cenere, ci era abituato; ormai sapeva che il cavallo aveva perso da tempo ogni speranza che il suo padrone rinsavisse e si decidesse a comportarsi come compete ad un cavaliere del regno.
    Mentre passava la cote sulla lama della spada di famiglia, ritornò con la mente alla storia del re, di come lui e la moglie fossero stati tentati di ripudiare una figlia talmente brutta, di come la donna in nero, piccata per la mancanza di rispetto nei suoi confronti, avesse maledetto la piccola, e di come infine la fata buona avesse speso il suo potere per ammorbidire l'incantesimo nefasto. Streghe e fate! Ai tempi di suo padre era tutto molto più semplice, si assediava un castello e si passava al fil di spada i nemici, o cose del genere.
    La lama brillava come un filo di ragnatela al sole, sottile eppure affilata e letale. Sentiva sul palmo nudo le incisioni in rame dell'impugnatura, e se chiudeva gli occhi era certo di poter immaginare il loro disegno arcano.
    E poi fu pronto, diede una carezza sulla testa del ragazzino e montò a cavallo senza dire una parola. Era l'alba, e la giornata ancora non aveva deciso se mettersi a nuvoloni o più semplicemente piovere. Il cortile del castello era deserto come l'anima di un mercante, ma il portone di legno era già spalancato per lui.
    La piccola foresta entro cui si nascondeva la torre dove la principessa riposava ormai da 5 anni era solo mezzora di cavallo più avanti, quindi decise di tenere Cenere al trotto per non stancarlo. Non sapeva di preciso che aspettarsi. Il re gli aveva semplicemente detto che il giorno dopo aver messo lì sua figlia, lui e la regina si erano sentiti il cuore in pezzi, e avevano deciso di recuperarla in qualche modo, almeno tenerla a palazzo e donarle quell'affetto di cui l'avevano privata per tanto tempo. Aveva mandato una scorta regale, 20 guardie, cavalieri, il suo siniscalco, il chierico che aveva battezzato la piccola...tutto per rendere il ritorno a casa della principessa un evento in qualche modo festoso, come se stessero recuperando la figlia, oltre che la loro coscienza.
    Nessuno di questi era mai tornato. Furono visti alberi nel cuore della foresta letteralmente volare in schegge enormi come proiettili di catapulte; furono sentite grida disperate e gemiti strazianti. Alla fine un solo cavallo di tutto il convoglio tornò a palazzo, coperto di schiuma per la gran corsa e tremante di terrore; i fianchi erano segnati da solchi rosso sangue, come se fosse stato artigliato da un orso di dimensioni titaniche.
    E così la vita se ne andò da quel piccolo regno. Se ne andò con la disperazione dei regnanti per l'impossibilità di riavere vicino a loro la figlia, e la paura senza nome della popolazione, consapevole di vivere a pochi passi da qualcosa che riempiva la loro esistenza come solo le cose buie che si contorcono e strisciano nelle ore più spente della notte possono fare. Era evidente che la donna in nero non aveva mandato giù nemmeno il secondo affronto: se quegli essere inferiori pensavano di poter contrastare la sua volontà, lei allora si sarebbe presa la loro pace. Ormai la maledizione era estesa a tutta la gente di quel paese, e lei non permetteva che nessuno se ne allontanasse. Prima o poi, con la pazienza che solo la malvagità può avere, li avrebbe presi tutti.
    Il paladino si chiese con una punta di curiosità se la maledizione competesse anche lui dal momento in cui era entrato nei confini di quel luogo senza speranza...poi scrollò le spalle con noncuranza; in realtà non faceva poi tanta differenza. Il giuramento di fedeltà fatto al re suo signore gli imponeva di farsi carica delle sofferenze del popolo, ovunque questo si trovasse.
    Era ormai giunto al limitare della foresta, epicentro di tutto il male di quella terra. Visto che gli pareva improbabile che guardarla a lungo gli infondesse coraggio, quanto piuttosto poteva incutergli timore, abbassò la visiera del suo elmo e scivolò senza indugio fra gli alberi nell'oscurità...

    III
    E poi si ritrovò dentro la foresta. La cosa era strana...era molto più luminosa all'interno di quanto non fosse all'esterno, come se ci fosse una qualche fonte di luce celata da qualche parte. Il paladino guardò Cenere con aria interrogativa, ma la cavalcatura scrollò negativamente il muso a significare che non si capacitava nemmeno lei. L'uomo allora sollevò la visiera a griglia dell'elmo e gettò un'occhiata scrutatrice verso la cima degli alberi.
    -Cosa c'è, non sei contento di vedermi?- sussurrò una voce dietro il suo orecchio destro.
    Colto di sopresa, diede un colpo di redini e fece scartare di lato Cenere, il quale, dopo essersi assicurato che non ci fosse nulla di pericoloso, nitrì il suo biasimo per il paladino.
    -Che succede?- riprese la voce
    -Ma sei impazzita? Quante volte ti ho detto che non si può apparire in questo modo?- sbottò lui di rimando.
    -Capisco, forse non mi vuoi più attorno...-
    La voce proveniva da una giovane donna, vestita di una semplice tunica porpora, e porpora era la luce tenue che emanava dalla sua figura. Una corona di fiori rosa e bianchi era intrecciata tra i lunghi capelli bruni, e la facevano sembrare a una ninfa dei boschi. Guardandola meglio, ci si accorgeva che non stava camminando letteralmene a fianco del paladino, quanto piuttosto un mezzo metro da terra, in modo da avere il viso alla sua stessa altezza. Sarebbe già bastato questo ad attirare l'attenzione, a parte il fatto che il viso della giovane aveva dei tratti così delicati e degli occhi così chiari che qualunque pittore l'avrebbe voluta come modello per dipingere un angelo.
    -Ma no!! Scusami- disse il paladino protendendo la mano guantata verso di lei.
    -E' che ero molto concentrato su questa foresta..sui pericoli che può nascondere....e su questa strana luce che...-
    - E chi vuoi che porti la luce nelle tenebre, se non io- lo interruppe lei con voce civettuola e con un sorriso languido.
    -Bhe...già..certo mia Signora- borbottò confuso lui. Scese da cavallo e si avvicinò a lei, pur mantenendo una rispettosa distanza.
    -Lo sai cosa ti attende alla fine del sentiero? Prima della torre della principessa?-
    -So solo che qualcuno, o qualcosa ha fatto a pezzi più di trenta persone l'ultima volta...probabilmente la strega in nero. E questo male sta appestando tutto il paese.-
    -Credi di essere in grado di sconfiggerla? Lo hai detto tu, che è una strega. E' da molto tempo che quelli come te non si mettono più contro quelli come lei...o come me.- concluse la giovane con aria seria.
    -Riuscirò, o morirò nel tentativo. Sono un cavaliere, non ho altra scelta-
    -Non lo fai per fare colpo su di me, vero?-stuzzicò lei, di nuovo con quel sorriso senza tempo.
    -Dubito che potrei in qualche modo fare colpo su una donna come te, giusto?- rispose il cavaliere tristemente.
    -Hai più ragione di quanto tu non creda-rispose lei, ugualmente triste -Ciò nonostante, mi sei caro. Non vorrai contrariarmi, facendoti ammazzare?-
    -Prometto che farò il possibile per non deluderti su questo punto!-
    -Molto bene. Allora credo di poterti aiutare. Più che altro si tratta di informazioni. La strega è da sola. E' vecchia, e non hai poi così tanti poteri. O almeno non tanti relativamente agli esseri che di magia vivono. Per un uomo resta comunque un avversario temibile. Non la sottovalutare, ma nemmeno la devi temere troppo. Non potrà usare incantesimi su di te, perchè io ne ho appena gettato uno che ti protegge da qualunque magia ti possa essere nociva. Ma ne potrà usare su di lei....assumere le fattezze di un animale per tentare di sconfiggerti. La dovrai affrontare in battaglia, questo spetta a te, non posso intervenire.-
    -Mi sembri triste...temi davvero che io perirò affrontando questa prova?- disse facendosi più vicino e quasi prendendogli le mani fra le sue. Erano così piccole e delicate, confrontate a quelle di lui, coperte di acciaio e portatrici di morte.
    -Non è questo. Ma è triste vedere che una delle mie sorelle vive in questa malvagità..tanto da portare orrore e morte tra gli uomini. Sarò triste sia che sia tu a morire...o lei.-
    -Credi che dovrei rinunciare- chiese il paladino pronunciando a fatica quella domanda. E se lei avesse detto di si? Lo avrebbe fatto? Avrebbe rinunciato?
    -Per quale motivo la vuoi affrontare? Per la tua gloria? Per quella del tuo re?-
    -No. ...No.Perchè, come dici tu, sta portando il male in mezzo a chi non si può difendere. Non la sto affrontando per quello che sono io, un cavaliere, ma per quello che è diventata lei.-
    -Allora vai, con la mia benedizione. Prendi solo la spada di tuo padre e lo scudo. Lascia qui Cenere, non ti servirà. E poi ormai siamo amici, vero?- disse la donna guardando con dolcezza il cavallo, che si limitò a nitrire seccato e ad indietreggiare di qualche passo. A quanto pareva il destrierò bramava la battaglia come il suo padrone.
    -Non fa nulla, rimarrà qui lo stesso!- decretò la giovane facendo la linguaccia al cavallo. In quel momento sembrava tanto una ragazzina di paese, ma il paladino sapeva che non poteva ingannarsi. Non sapeva chi o cosa fosse. Solo che era apparsa dal nulla un giorno, e continuava a farlo, sostenendolo in molte delle sue prove. Era una sorte di angelo custode per lui. Un pensiero cercò subdolamente di farsi strada nella sua mente, l'immagine di loro due che camminavano mano nella mano su un prato così verde da far male agli occhi, ma lui ricacciò questo pensiero doloroso come si scaccia una vespa. Non era questo che poteva avere da lei.
    -Non mi auguri buona fortuna?- le chiese con un sorriso
    -Sei in mia compagnia, di quanta altra fortuna pensi di avere bisogno?- sorrise lei di rimando
    Il paladino fece il gesto di prenderle la mano e baciarla, poi si volto e si incamminò lungo il serpeggiante sentiero nella foresta.
    -Buona fortuna..- sussurrò lei, mandandogli un bacio con le dita della mano.

    IV
    Si era aspettato un percorso cupo e pericoloso in mezzo a quella foresta. E invece arrivò alla torre con estrema facilità. Era una costruzione bel tenuta, pulita dalle piante e senza quell'aria diroccata e di sfacelo del castello. Una piccola scalinata faceva da ingresso al portone in rovere borchiato pesantemente. E sul gradino più in basso lo aspettava lei. La strega in nero era lì davanti al paladino, e lo guardava con curiosità. Aveva delle lunghe vesti nere, finemente ricamate e drappeggiate sul suo corpo esile; dei capelli ugualmente neri scivolavano quietamente fino alle sue spalle, facendo da cornice a un volto da bambina.
    Il paladino non vedeva nulla che incutesse timore in quella figura, eppure non osava fidarsi di quell'aria innocua. Gli occhi color zaffiro della strega, dopo averlo esaminato con curiosità sincera, di agganciarono ai suoi, e per un attimo il cavaliere si sentì aggredito nell'intimo, poi la donna, probabilmente soddisfatta dal suo esame, mollò la presa sulla sua mente.
    -E così alla fine hanno trovato qualcuno da mandare, quegli zotici- modulò con una voce arcana, simile al suono di un flauto
    -A dire il vero, mi sono offerto io di venire. Dopo che ho sentito la storia. Dopo che ho sentito cosa hai fatto loro.-
    -E dopo che hai saputo questo, hai comunque deciso di venire ad affrontarmi?-chiese la strega inarcando ironicamente un sopracciglio
    -Sono un cavaliere del re, è mio dovere difendere i deboli. E in questa particolare situazione, io personalmente voglio intervenire per far cessare questo terrore che sta avvolgendo il loro paese-
    -Molto nobile da parte tua, cavaliere- rispose lei, scendendo il gradino e avanzando di qualche metro.
    -Ma il regno dei morti è pieno di ragazzi nobili, sai? Non ti illuderai che io sia solo una fanciulla indifesa, come mi vedi adesso...-
    -Non fa differenza. Non sono qui per ucciderti, se non mi costringerai. Libera la principessa, e lascia per sempre questi luoghi. Questa è l'offerta che ti faccio-
    -Sempre più nobile. E potrei anche pensarci su..se solo non potessi fare "Questo"-e a quelle parole la strega fece un gesto strano con le mani. Per un attimo fu buio nella foresta, e il paladino indietreggiò di qualche passo fino a sentire contro la schiena il tronco di un albero, quindi si mise in posizione difensiva.
    Il tutto era durato pochi secondi, e adesso di fronte al cavaliere troneggiava un drago nero lungo circa un ventina di metri. Gli artigli erano lunghi come spadoni e le zanne giallastre come lance da cavaliere. Teneva le ali da pipistrello raccolte sui fianchi perchè la radura non era abbastanza vasta per spiegarle. Gli stessi occhi blu si fissarono in quelli del cavaliere.
    -Impressionato?- fece la mostruosa creatura, con la stessa voce musicale, emettendo poi un suono che poteva ricordare una risata sommessa.
    Il paladino era in raltà abbastanza sotto shock, e ringraziò tutti gli dei di portare un elmo chiuso sul volto, in modo da non far trapelare in modo così palese il terrore che provava. Deglutì un paio di volte a fatica, quindi strinse con forza la spada e alzò di fronte a sè lo scudo, poi fece qualche passo verso il drago.
    -Ammetto che mi hai sorpreso-disse, cercando di apparire più calmo di quanto non fosse.
    -Ma non cambio posizione. Ti invito di nuovo ad arrenderti.-
    -Non credi che forse potrei essere io a chiederti di gettare le armi ora? Mi sembri un uomo in forze, mi faresti comodo come valletto-
    Il paladino lasciò partire un sospiro stanco, poi annuì col capo e alzò la spada verso il drago in segno di saluto.
    -Se questa è la tua ultima parola, preparati a difenderti-

    V
    La coda del drago oscillò oziosamente e frantumò una mezza dozzina di querce secolari come se fossero biscotti secchi. Quella velata prova di forza serviva a impressionare il paladino, ma questi non ne aveva bisogno; era ben conscio di trovarsi di fronte un avversario che non poteva essere sconfitto mettendo il confronto sulla forza bruta. Aveva bisogno di arrivare vicino al drago e colpirlo alla gola, dove le scaglie dovevano essere meno resistenti, o addirittura in un occhio. E avrebbe avuto una sola possibilità. Mentre rifletteva su queste cose continuava a muoversi lateralmente, facendo ondeggiare la spada lunga di fronte a sè e parandosi il corpo con lo scudo. La bestia lo osservava con apparente interesse e senza mostrare alcuna fretta, nè tantomeno timore.
    -Lo sai vero che siamo in una situazione solo apparente di stallo?- disse a un certo punto la strega, rompendo il silenzio carico di tensione.
    -Potrei alzarmi e schiacciarti-
    -Ma potresti anche essere troppo presuntuosa, e darmi l'occasione di ferirti gravemente, avvicinandoti- rispose teso il cavaliere.
    -E' vero.Improbabile ma vero- concordò la strega
    -Ma quello che mi trattiene non è questa remota possibilità, quanto l'interesse che nutro per le tue iniziative. Sono curiosa di vedere cosa riuscirai ad escogitare per cercare di vincermi, visto che saggiamente non ti sei comportato come quelli che sono venuti prima di te, e si sono gettati a capofitto verso i miei artigli-
    Era proprio questo che pensava il paladino. Niente da fare con un attacco frontale, bisognava trovare un punto debole e concentrarsi su quello. Come se fosse facile. Desiderò ardentemente che il suo angelo fosse con lui, lo consigliasse, o anche solo lo confortasse. Ma gli aveva spiegato che non poteva intromettersi, non più di quanto avesse già fatto proteggendolo dagli incantesimi della strega. Un momento....la fanciulla sapeva della strega...ma era vero anche il contrario? La strega sapeva che lui era in qualche modo protetto dai suoi incantesimi?
    -Che succede, ti sei stancato di passeggiarmi davanti? In effetti quella ferraglia deve pesare un po'...vuoi che te la levi?-chiese il drago, mostrando la parodia di un sorriso ironico con le sue fauci crudeli.
    -Pensavo una cosa, strega. Dopotutto, magari non sei così forte come dici. Sono un paladino del re. Forse un drago è una preda alla mia portata, per quanto difficile. Potrei provare ad attaccarti.-
    Il drago rizzò il collo, poi puntò il muso orribile al cavaliere e sibilò:
    -Credevo che fossi più saggio dei tuoi predecessori, e mi auguravo che con te mi sarei divertita di più. Sta bene, fatti avanti, uomo-
    Il paladino aveva elaborato un piano, ma perchè funzionasse, aveva bisogno di mascherare la trappola nella quale voleva attirare la strega in un modo molto pericoloso. In realtà non voleva confrontarsi fisicamente col drago, ma doveva farlo per mantenere vivo l'interesse della nemica, e colpirla in un secondo momento con l'inganno. Sempre che fosse sopravvissuto al primo scontro con il mostro...
    La radura aveva una forma più o meno rettangolare, con la torre su un lato corto e il paladino sull'altro. Il drago era sdraiato sul lato lungo alla sinistra del cavaliere. Non sarebbe mai riuscito a girarsi sul lato più corto della radura, perchè era troppo grande, a meno di non abbattere diversi alberi, e non aveva un collo molto lungo. E questo avrebbe dato un po' di tempo al paladino.
    Il cavaliere lasciò ogni indugio: rinfoderò la spada e si rituffò fra gli alberi alla sua destra, correndo parallelamente al suo avversario con tutta la velocità che la pesante armatura a bande gli permetteva, facendosì largo con lo scudo contro gli arbusti spinosi che popolavano quel sottobosco. Continuò per una cinquantina di metri, fino ad arrivare all'altezza delle ali del drago, poi si slanciò di nuovo nella radura, sfoderando la spada e cominciò a mulinarla con forza.
    La strega lo fissò un attimo inebetita, poi cercò di voltare il pesante corpo verso l'attaccante, ma da una parte la torre e dall'altra gli alberi ne ostacolavano e rallentavano i muovimenti.
    Il paladino puntò deciso verso l'ala ripiegata e la raggiunse mentre era ancora fuori della portata degli artigli. Senza perdere tempo, colpì in diagonale dall'alto verso il basso, producendo uno squarcio sulla membrana alare, e poi continuò a correre verso la zampa posteriore. Il dragò ululò di furore e allargò d'istinto l'ala ferita, coprendo però così il nemico, che colpì di nuovo l'attaccatura dell'ala al corpo. Appena dopo aver inferto il secondo colpo, il paladino si gettò tra gli alberi e continuò a correre per parecchi metri, facendo una leggera curva nella direzione dalla quale era provenuto. Il drago intanto, furioso, aveva dato un possente colpo di coda mozzando gli alberi tra i quali era fuggito il paladino, mancandolo davvero per pochi istanti.
    Il cavaliere ricomparve nella radura dallo stesso punto da dove era giunto la prima volta, visto che aveva compiuto un giro completo attorno al mostro, il quale invece lo stava cercando tra gli alberi abbattuti alla sua sinistra, calpestando e ringhiando. Il drago gli stava dando le spalle, e per un momento pensò ad un nuovo attacco in corsa, ma fisicamente era provatissimo, nonostante non fosse rimasto colpito, per via del peso dell'armatura e delle armi..e soprattuto per la tensione provata.
    Si limitò quindi a ergersi con fierezza bene in vista nello spiazzo e battè 2 volte il piatto della lama sporca di sangue verdastro contro lo scudo.
    Il drago voltò molto lentamente la testa verso di lui, poi rimase a fissarlo con odio per lunghi secondi


    VI
    Il drago emise un sibilò crudele, poi iniziò lentamente a volgere il massiccio corpo verso di lui, incurante degli alberi che si schiantavano sotto il suo peso.
    -Forse, dopotutto, non sarà così facile come pensi, strega- disse lentamente il paladino, quando fu sicuro gli fosse passato il fiatone. Non doveva mostrare cedimenti ora.
    -Le ferite che mi hai provocato sono come punture d'insetto, uomo. Non penserai di potermi vincere...-
    -Credevo ti piacesse giocare. Credevo fossi contenta di avere trovato un avversario un po' più pericoloso dei contadini di questo villaggio. Ma dopotutto ti capisco, non sei abituata ad essere colpita. Fa parte del gioco della guerra.-
    -Già...hai ragione. Ma non è detto che si debba per forza giocare così- sussurrò la strega.
    E fu di nuovo buio per un istante, ma il paladino se lo aspettava. Quando tornò la luce, la strega era tornata in figura umana, a metà strada fra lui e la torre.
    -In effetti posso prendermi cura di te anche in altri modi, cavaliere. Ad esempio così!- disse con un sorriso crudele la strega, poì schioccò le dita.
    -Avvicinati, schiavo!- e il paladino mosse qualche passo a fatica verso la donna. Le vene sul collo gli pulsavano e la fronte era contratta, come se una forza lo costringesse a muoversi contro il suo volere e lui tentasse invano di contrastarla.
    -Troppo elegante....falla in ginocchio la strada fin qui- ordinò la strega facendo un gesto imperioso. Il paladino cadde letteralmente sulle ginocchia, con un gran clangore metallico, e prese ad avanzare strisciando, la spada e lo scudo ancora stretti in mano.
    La strega in nero lo contemplò con malvagia soddisfazione avanzare a quella maniera fino a lei, poi gli fece cenno di fermarsi quando ormai gli era arrivato a mezzo metro di distanza.
    -E ora che ti sei pentito, devi adorarmi- concluse.
    Ma il paladino rimase immobile. Sembrava una statua, gli occhi vacui e immobile in quella posizione umiliante.
    -Avanti! Non mi hai sentito? Ti devi prostrare a me!- urlò fuori di se, facendosi più vicina.
    Vedendo che il cavaliere non si muoveva, la strega evocò un fuoco magico sulle palme delle mani e fece per posargliele sull'emo. Le lingue di fuoco correvano come minuscoli insetti sugli avambracci della donna, e parevano ansiose di assaggiare la carne del cavaliere.
    -Allora ti insegno io il rispetto!- disse avvicinando le mani, che però si fermarono a pochi centimetri dalla testa del paladino, come se uno scudo invisibile si fosse frapposto fra di loro.
    -Ma cosa sta succedendo?- strepitò la strega fissando con odio l'uomo inginocchiato di fronte a lei. Ma questi non rispose. Disegnò rapidamente un arco con la spada che teneva ancora in mano, e la testa della strega si staccò di netto dal corpo, che rimase per qualche istante in piedi, poi si accasciò all'indietro come un sacco vuoto. Il paladino si alzò lentamente e si pulì alla meglio del sangue verde smeraldo che gli era schizzato addosso, poi pulì anche la spada con un po' di erba. Recuperò la testa della strega e la riavvicinò al corpo, poi tagliò un lembo del vestito nero e cercò di coprire in qualche modo quello spettacolo macabro. Era strano come fosse sempre stato abile e veloce nell'uccidere i nemici, proprio come poco prima, e al tempo stesso atterrito dal risultato delle sue azioni. Non era tanto per la persona che aveva ucciso, quanto per l'azione che egli aveva compiuto. Aveva ucciso. Punto. Aveva preso su di sè la responsabilità di togliere la vita a un'altra persona, e poco lo poteva confortare il fatto che forse quella non era una persona nel senso stretto del termine. Non sarebbe andato da nessuna parte con quei pensieri, quindi scrollò insofferente le spalle e si avviò all'interno della torre.

    -Ti avevo detto che ti avrei protetto dai suoi incantesimi, se li avesse scagliati contro di te- disse piano la ragazza con la veste porpora. Lo aspettava appena oltre l'uscio, e per un momento si chiese da quanto fosse lì..se solo ora che la strada era libera, o avesse assistito lì fin dall'inizio, per vedere come se la sarebbe cavata. In testa ora portava una coroncina di margherite e i capelli erano raccolti a mostrare un collo deliziosamente liscio e flessuoso.
    -E io mi sono fidato. Anche se ti confesso che ho avuto più paura quando mi si è fatta vicina, in preda all'ira omicida, piuttosto di quando ho affrontato il drago. rispose stancamente il cavaliere
    -Prima che vada a prendere la principessa....non puoi fare qualcosa anche per lei?-
    -In che senso, mio cavaliere?-
    -Lo sai perchè questa storia è cominciata. Puoi far sì che diventi più bella?-
    -Potrei farlo, sì- annuì pensosa la ragazza
    -E lo farai?- chiese l'uomo inarcando un sopracciglio
    -Scoprilo da te..-rispose lei con il suo solito sorriso misterioso

    -Avresti potuto rimanere là. Avresti potuto sposarla e divenire il futuro re di questo paese-
    -Lo sai che non mi interessano queste cose. Sono un uomo semplice. E poi, tu sei la mia dama...- fece il cavaliere, guardando fisso la giovane per vederne eventuali reazioni.
    Ripensò alla sorpresa di quando era entrato nella torre e aveva trovato la principessa che dormiva sotto una teca di cristallo. Credeva di aver avuto una allucinazione, e quando la principessa si era alzata, miracolosamente sveglia oltre che miracolosamente cambiata fisicamente, quasi l'aveva lasciata cadere quando aveva mosso i suoi primi passi, piuttosto barcollante dopo anni che era rimasta sdraiata in quella torrre.
    -Perchè l'hai resa uguale a te?- chiese, visto che la donna continuava a tacere.
    Con un altro dei suoi sorrisi arcani, lei rispose -Mi avevi chiesto di farla diventare bella, no? Se davvero ti piaccio, perchè non sei rimasto con lei...dopotutto ora è uguale a me-
    -Solo di aspetto è uguale a te, mia dama. Ma nessuno può essere come te. Solo tu sei il mio angelo-
    -Ti prendo in parola, mio cavaliere- sorrise ancora lei...e poi cominciò lentamente a svanire come uno sbuffo di fumo nel vento.
    Il paladino rimase fermo a guardare quella nuvola purpurea che si dissolveva, poi diede un colpo di talloni a Cenere e ricominciò ad allontanarsi dal villaggio sulla collina.

    FINE


     
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    Scribacchino

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    Eccolo qui! Grazie, amici! :)
    Lo leggo con calma in pausa pranzo dal lavoro... e torno a commentarlo!
     
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  3. Ravenshadow
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    Humm io credo che però Erendal volesse leggere quello horror e quindi Alba!
     
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  4. Alfred76
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    m'ha chiesto quello fantasy di cui avevo parlato nella presentazione.. quindi è questo :nn0agy.gif:
     
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    CITAZIONE (Alfred76 @ 17/6/2010, 09:58)
    m'ha chiesto quello fantasy di cui avevo parlato nella presentazione.. quindi è questo :nn0agy.gif:

    E' uguale!
     
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  6. Ravenshadow
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    Ah! Avevo capito Alba leggendo la recensione ^^
     
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    Scribacchino

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    CITAZIONE (Ravenshadow @ 17/6/2010, 11:17)
    Ah! Avevo capito Alba leggendo la recensione ^^

    In realtà entrambi! Avevi capito giusto!
     
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  8. Ravenshadow
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    Ho trovato Alba tra i miei file, con una piccola modifica all'originale però, il vero problema è che sono 32 pagine, come faccio?? :2yyzeyv.gif:
     
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  9. Salvos887
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    L'ho letto d'un fiato...bello!
     
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  10. Alfred76
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    CITAZIONE (Salvos887 @ 7/7/2010, 17:37)
    L'ho letto d'un fiato...bello!

    Grazie!

    Io invece son passato nella vostra sezione, ma confesso che faccio proprio "fatica" con le poesie, indipendentemente dal genere..
    mi tocca leggerle 3-4 volte per seguirle bene, manco fossero in aramaico :pt4bq.gif:

    avrò io un problema, avrò la mente prolissa :2mrs7b4.gif:

    ho letto quella di giugno, ha indubbiamente uno stile leggero ed evocativo, ma davvero in quell'andare a capo e nella mancanza di punteggiatura mi ci perdo :pt4bq.gif:
     
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9 replies since 16/6/2010, 22:21   156 views
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