Voglio vincere il "Best Trick"

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    Scribacchino

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    Voglio vincere
    il “Best Trick”
    (Tra Mare e Vita)



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    La vita, cos’è la vita! Ogni giorno la vivo e cavalco le onde delle emozioni che questa mi concede. Credo che non capirò mai la vita, perché è un concetto che sfugge alla mente; forse è rapida, forse invece è troppo lenta, oppure non ti da punti di riferimento. Però è magnifico starci dentro e girare nel suo vortice. La vita sono sensazioni, sono respiri, sono momenti, è il sangue che scorre nelle vene, è il pensiero che si annida nell’anima, insomma tutto ciò che noi siamo.

    Alle volte cavalchiamo sulla cresta dell’onda come degli abili surfisti, mentre altre volte la stessa si fa anomala e finiamo sotto l’acqua, bagnati ed infradiciati, magari contusi, ma felici. Sorridenti di poter partecipare al “giro” della vita, finché dura; una giostra di attimi che ti dondola alle volte, che ti nausea altre, ma che non ti lascia mai un solo istante. Tutt’al più ti concede attimi di riflessione, ma poi si riparte, perché il gioco non si deve mai fermare.

    Un po’ ho imparato dalla vita a cercare di stare in piedi su quella tavola da surf, ed anche quando le gambe traballano mi sforzo di non cedere perché più ti impegni più ti senti forte e più accresce la tua voglia di vivere. Ma se l’onda ti butta giù, nonostante tutto, è affascinante anche respirare il sale del mare che sbatte sul volto perché è esattamente questa l’essenza della vita. Ed il sale fa venire sete, perciò l’affascinante sta proprio nel risollevarsi e cercare l’aria, il sole, il cielo, i colori; riaprire gli occhi e trovare magari un delfino che ti sfiora saltando o osservare un gabbiano che taglia il cielo con il suo volo.

    Anche la pioggia diventa bella, perché ti purifica dal sale, oppure perché infrangendosi sul tuo corpo ti accarezza e sbattendo sul petto già bagnato ti porta quella sensazione di brividi e fremito che ti fanno scuotere. E finché si è in movimento, vuol dire anche che si è vivi.

    Ed è così che si riguadagna la spiaggia e ci si lascia asciugare dal sole, magari sdraiati senza un ombrellone che ci protegge, con gli occhi chiusi e cullati dalle luminescenze del sole che filtra attraverso le palpebre socchiuse, lasciando intravedere sagome che si muovono. Il bagnato sul corpo sparisce in fretta, evapora rapidamente; nonostante la pioggia, invece il corpo è saturo di sale e nell’asciugarsi secca la pelle che comincia a tirare, come per tenerci addosso l’esperienza dell’onda, di modo che la prossima volta che sarà nuovamente il nostro turno di esibirci avremo più esperienza e magari gambe più salde per non scivolare.

    Già, perché cavalcare la vita non è altro che un bellissimo gioco di gambe; più resti in equilibrio e più sei un campione, ma basta un momento di affaticamento o un passo sbagliato per ritrovarsi catapultati con violenza nel mare aperto, sommersi e frastornati. Se non si affoga, come ho fatto io, allora c’è la spiaggia ad accoglierci. E la giostra è destinata a riprendere di nuovo.

    Ogni volta che si ritorna in pista si è sempre migliori, perché la vita attraverso la sua competizione ti impara come si fa a cavalcarla. Il difficile è cercare di capirlo, modificare l’assetto del bacino per avere più presa sulla tavola, oppure allargare le braccia per bilanciare il peso del corpo; insomma, bisogna saperci fare ma si può imparare. Non è mai troppo tardi per imparare.

    Per diventare dei buoni surfisti ci vuole dedizione ed impegno, nervi saldi, coraggio ma soprattutto intelligenza. Io sono riuscito a rimontare la tavola dopo essermi spezzato una gamba, e non ho avuto paura di rimettermi alla prova. Stavolta che sono soltanto caduto mi sono subito liberato dall’acqua e sono giunto sulla sabbia con la tavola in mano, camminando sulle gambe e ammirando il mare con la sua affascinante bellezza, quello stesso mare che mi avrà pure disarcionato, ma senza cattiveria; d’altronde se avessi usato il giusto bilanciamento tra vento, posizione e spinta non sarebbe accaduto, è stato il mio eccesso di confidenza a provocare il consueto rapporto di causa – effetto: sbilanciamento = caduta.

    La vita, cos’è la vita! Mi fa sorridere la vita, ma è bella la vita. Sul mare della vita in cui mi trovo ho preso l’onda migliore, dal largo dopo una lunga rincorsa l’ho affrontata col piglio giusto, e lei mi ha sollevato molto in alto, mentre altri invece sono caduti travolti dal suo impeto; io invece ci ho danzato sopra, da lontano verso la costa, fino a sfiorare il cielo con la sua brezza.

    Sarà stata l’emozione di trovarmi lassù e quando oramai vedevo la costa ho sbattuto sull’acqua. Non c’era nessun giudice a darmi il punteggio, ma a cosa serve un punteggio quando hai dimostrato a te stesso di essere un fuoriclasse? Non era una vera gara, ma per me era il “Best Trick”, la competizione più importante della vita, dove ogni surfista aspira a trionfare. Lo era perché siamo noi a scegliere il palcoscenico migliore per l’onda migliore.

    Per questo sono andato subito a comprarmi una fiammante “ShortBoard”, la tavola che maggiormente si addice alle mie caratteristiche. Devo allenarmi, la partenza con questa tavola è spesso frenetica e impegnativa, ma dopo avere preso una certa padronanza sarò in grado di affrontare spavaldamente anche l’onda più irrequieta. L’importante è crederci, ed io sono un Campione.

    Tornerò in mare a sfidare le onde, attenderò di nuovo l’onda più alta, la migliore, e con lei arriverò fino alla costa. Io voglio vincere il “Best Trick”.


     
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