La fabbrica di cioccolato

~ Roald Dahl

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    Titolo: La fabbrica di cioccolato
    Titolo originale: Charlie and the chocolate factory
    Autore: Roald Dahl
    Anno: 1ª ed. originale 1964
    IBS
    CITAZIONE
    La recensione de L'Indice


    (recensione pubblicata per l'edizione del 1988)
    recensione di Denti, R., L'Indice 1989, n. 3

    Ritorna in una nuova ottima traduzione, il libro più famoso di Roald Dahl: "La fabbrica di cioccolato". Il titolo ha perso il nome del protagonista indicato sull'originale, "Charlie and the chocolate factory" (ma forse è un destino di questo libro che nella prima edizione italiana della Mondadori venne chiamato "Willie Wonka e la fabbrica di cioccolato", mentre nella successiva edizione della Emme il titolo era corretto. Altre due cose inspiegabili: una sopracopertina da fare invidia alle peggiori confezioni della Barilla, un formato che viene chiamato "Superistrici", scomodo da maneggiare (mentre "Gli istrici" normali vanno benissimo), rilegato in cartone anziché in brossura con un prezzo elevato che, se avvantaggia gli incassi dell'editore, crea confusione e non favorisce la collana.
    Ma Roald Dahl sopporta ben altro. "La fabbrica di cioccolato" è il libro che lo ha reso famoso non soltanto in Italia, anche perché ne è stato tratto un film, già trasmesso alcune volte in T.V. Purtroppo nella versione cinematografica manca la suggestione che Dahl è riuscito a costruire attorno alla figura di Charlie, immerso in una dimensione favolosa e surreale, onirica, alla quale i soli avvenimenti non rendono giustizia.
    Infinite sono le prove alle quali è soggetto il protagonista durante lo svolgersi della narrazione nella quale risalta, con preciso rilievo, l'innocenza del bambino di fronte ad un adulto che rivela inequivocabilmente la sua pazzia. Superate tutte le difficoltà, Charlie si troverà padrone della fabbrica, ma soprattutto potrà mangiare tutta la cioccolata che desidera. Perché non è vero che il cioccolato faccia male, come dicono gli adulti, che tendono sempre a impedire che i bambini facciano ciò che a loro piace. Gran maestro nell'arte del romanzo, Dahl riesce a fondere in un raro equilibrio i suoi meriti maggiori: particolarità del linguaggio (le sue "invenzioni" riescono da sole a sostenere la pagina) e tecnica del ritmo narrativo (suspence e sorprese non mancano mai in ogni capitolo). "La fabbrica di cioccolato" è un esempio di quella misura che fa diventare un racconto destinato ai ragazzi un singolare divertimento per i lettori adulti.



    Aggiungo in spoiler la splendida recensione di Anita Blake trovata su anobii
    SPOILER (click to view)
    Ti lascio per un infame vecchio laido Umpa-Lumpa
    Come può una storia che, disossata, rappresenta lo stereotipo del romanzo di formazione, stimolare così tanto la fantasia di bambini e adulti fino a ottenere ben due rappresentazioni cinematografiche?
    Parafrasando una delle tante discussioni riguardanti il misterioso Willy Wonka, la risposta è la seguente:
    <<"Ma è impossibile!", "Certo che è impossibile! Anzi, è assolutamente assurdo! Eppure il signor Roald Dahl ci è riuscito!">>
    Formazione perché è una storia che accusa i bambini stessi dei "peccati" più comuni, punendoli in una maniera appariscente e... brutale! Nel tranquillizzante ambiente fiabesco sono assai inquietanti le tragiche fini (in apparenza mortali o quantomeno "storpianti") dei bambini viziati, eppure sono del tutto consone e grazie alla loro assurdità (e alle canzoni degli Umpa-Lumpa) riescono a insegnare qualcosa. Probabilmente ogni bambino che legge questa storia, il giorno dopo non vorrà esagerare nel mangiare dolci, non passerà tutta la giornata a fare palloncini di chewing gum, la smetterà di pretendere le cose in modo viziato e cercherà altri hobby oltre a quello di fissare la televisione.
    I genitori, figure comunque presenti, sono trattati come marionette da Willy Wonka, che riesce a sopraffare adulti e bambini con agile ironia e sprontatezza talmente assurda da zittire chiunque, persino un genitore che ha appena visto il suo bambino fare una brutta fine. Talvolta sono persino talmente complici nell'aver viziato il proprio figlio, che vengono puniti essi stessi.
    Gli Umpa-Lompa, operai della fabbrica, sono assolutamente complici in tutto di Willy Wonka e la sua missione purificatrice, tanto che condiscono con chiarissimi testi accusatori le loro allegre canzoncine di accompagnamento alla "perdita" di ognuno dei bambini. Folli fin dalla loro assurda origine -splendido il passaggio dove Willy Wonka lascia senza parole un'insegnante di geografia sull'esistenza dell'Lumpalandia- gli Umpa-Lumpa risultano avere un aspetto cavernicolo (nano) ma una malizia del tutto figlia dei tempi moderni, riescono a vedere le cose senza alcun velo (quando scoppiano a ridere senza senso osservando i quattro sopravvissuti prima di salire nella barca, sanno benissimo che faranno tutti una pessima fine...) e sposano la follia di Willy Wonka su più livelli. Sia facendo da cavie, sia lavorando e convivendo con le assurdità che si possono anche solo intuire attraverso il nome delle varie location della fabbrica.
    Location che vanno dallo stravagante al meraviglioso. Ovviamente la più bella, che rimane nell'immaginario, è senz'altro la prima stanza, la "Stanza della Cioccolata", dove un immenso bucolico prato, con alberi e piante e un immenso fiume con tanto di cascata, risulta essere completamente commestibile in ogni sua parte, dall'erbetta al fiume stesso che è pura cioccolata che dalla cascata viene miscelata, in un modo che Willy Wonka non solo riconosce essere la maniera migliore che nessun'altra fabbrica utilizza, ma bensì la sola e unica maniera per risultare nella più ottima cioccolata.
    Splendida anche, nonché emblema della "follia realizzabile" di Wonka, la stanza del Telecioccolato, dove una tavoletta di cioccolata può essere trasmessa in una televisione e da lì, poter essere presa dallo schermo e mangiata. Per non parlare della stanza delle invenzioni, dove Willy Wonka scatena il suo ingegno...
    Ma a solleticare ancora di più la fantasia, risulta essere il fatto che la fabbrica è veramente immensa (basta controllare i numerosissimi pulsanti di cui è disseminata l'ascensore di cristallo...) e che vengono visitate solo alcune stanze, mentre si avrebbe tantissima voglia di continuare il tour.
    Ecco alcuni esempi di alcune delle esilaranti stanze che vengono citate per nome:

    - PISTA DI PATTINAGGIO SU GRANATINA AL LIMONE.
    - SELLE DI TUTTE LE FORME E MISURE. (per montare la panna! ndA)
    - CREMA AL LATTE. CREMA PASTICCERA. CREMA ALLA VIOLETTA. CREMA CAFFE'. CREMA ALL'ANANAS. CREMA ALLA VANIGLIA. CREMA PER CAPELLI.
    - CARAMELLE PER OTTURARE CARIE. NIENTE PIU' DENTISTA.
    - STECCHE DI CIOCCOLATO INVISIBILI DA MANGIARE IN CLASSE.
    - CHICCHI DI CACAO. CHICCHI DI CAFFE'. CHICCHI DI RISO. CHICCHI D'UVA. CHICCHI CHIACCHIERINI.

    Il tutto con Willy Wonka che ogni volta trova risposte assurde per evitare di rispondere alle domande stupefatte che i bambini gli pongono riguardo al significato delle stanze ("Chicchi chiacchierini?" esclamò sorpresa Violetta Bauregarde. "Proprio come te!" le disse il signor Wonka). Sono passaggi di eccentrica ilarità che non possono non divertire in modo spensierato e totale.
    E cosa dire dei nomi delle tavolette di cioccolato? Fanno venire l'acquolina in bocca solo a sentirle nominare: "CROCCONOCCIOLATO A SORPRESA WONKA", "CIOCCOCREMOLATO DELIZIA WONKA AL TRIPLOSUPERGUSTO"...
    Per chi "La fabbrica di cioccolato" non lo ha mai letto, ma è da sempre un fan del film (il capolavoro del 1971 con Gene Wilder e sceneggiatura di Roald Dahl in persona, non il trascurabile remake del 2005) non resterà deluso dal romanzo. Il rischio che la fantasia o il ricordo venga rovinato da qualcosa è sventato: tutto è al proprio posto e solitamente gli argomenti sono migliori e più ampi. Non ci sarà -ahime- enfasi sul mitico Succhia-succhia-che-mai-si-consuma, perchè fu uno degli adattamenti per il film, nel romanzo è solo citato come "Confetto senza confini". Ma in cambio nel libro ci si permette una migliore introduzione, lunga quasi metà romanzo, in cui viene ben descritta la famiglia di Charlie con gli emozionanti racconti del Nonno Joe riguardo Willy Wonka, con molta enfasi sulla loro estrema povertà. Ma poteva Roald Dahl trattare questo argomento con noioso pietismo? Per niente! La povertà è trattata con una dignità assoluta, condita di sano e spietato cinismo. Per esempio, le persone che vedono Charlie o suo nonno, sottolineano la loro magrezza, ma non scapperà mai fuori nemmeno un "poverini", l'unico commento che possono ottenere è "dovrebbero mangiare di più!". Lo stesso Willy Wonka offre stranamente in una sola occasione qualcosa di sua mano proprio a Charlie e a suo nonno, si tratta di una tazza piena di cioccolata calda presa dal fiume di cioccolata durante il viaggio in barca, sottolineando solo che gli sembra abbiano una gran fame e che pare proprio abbiano mangiato poco negli ultimi tempi. Questa naturalezza è sorprendente e, osservandolo dal lato pedagogico, risulta essere più utile di un qualsiasi piagnisteo da romanzo "adulto" che si trovano sugli scaffali, per spiegare a una persona cosa sia la povertà, come conviverci e come viverla con coraggio e dignità. Mai infatti, Charlie o la sua famiglia, assumono un atteggiamento da accattoni o pretendono qualcosa a fronte della loro situazione disagiata.
    L'incanto che genera questo racconto è pazzesco. In fondo, i dolci sono sempre così colorati e squisiti fin dal loro odore nei negozi, davvero nessuno -specie i bambini- dovrebbe pensare al grigiume di una normale fabbrica per un qualcosa di così straordinario come può essere la cioccolata. Perché una fabbrica di cioccolato non può essere che un posto magnifico, perché un gusto così buono non può che essere ottenuto tramite trovate strambe ma assolutamente geniali. Ecco che Willy Wonka viene in soccorso, ed ecco perché continua a essere sempre attuale.
     
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