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Titolo:Il pendolo di Foucault
Autore: Umberto Eco
Anno: 1988
IBS
Wiki « Quando uno tira in ballo i Templari è quasi sempre un matto »
(Umberto Eco)
Il pendolo di Foucault è il secondo romanzo dello scrittore italiano Umberto Eco. Pubblicato nel 1988 dalla casa editrice Bompiani (con cui Eco aveva già un pluridecennale rapporto), è ambientato negli anni della vita dello scrittore di Alessandria, arrivando ai primi anni ottanta.. -
‘R-ƒräncës‚.
User deleted
Premetto che io ho amato il Nome della Rosa e quindi sono partita abbastanza sicura nel prendere questo romanzo, pensando "Beh è Eco, ha scritto quello...". Premetto che ancora non l'ho finito, ma la brutta impressione che la prima ventina di pagina mi ha fatto mi ha fatto dire di metterlo da parte e continuarlo con più calma, dando precedenza ad altro. La caratteristica di Eco di mettere dentro molte delle sue conoscenze, se nel NdR sono ben amalgamate alla trama e al tutto e lo rendono magnofico, fino adesso nel Pendolo mi sembrano più che altro buttate lì. Ho avuto anche difficoltà a seguire la trama in sè. Vedremo poi quando lo finirò. . -
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Libro totale. Per me, che Eco lo conosco (e lo adoro) per i saggi, leggere questo romanzo è stato un ritrovare molte delle riflessioni e osservazioni lette altrove... Anzi, a giudicare dalla quantità di cose che ci ho ritrovato penso che questo sia il SUO libro definitivo.
Nonostante la mole scorre abbastanza veloce, nonostante sia abbastanza veloce a tratti è lento e riflessivo e costringe il lettore a seguire ragionamenti talvolta talmente contorti da apparire inestricabili, talvolta così lineari da farti chiedere "dov'è l'inghippo?!" - perché il tranello c'è, e per certi versi è il libro stesso.
Stracarico di riferimenti storici, letterari, aneddotici, a volte sembra farti impazzire... e vorresti un blocco degli appunti per non perderti tutto, per essere certo di non saltare il collegamento decisivo: chi è chi, chi ha incontrato chi, chi ha detto (e poi negato) di aver scritto cosa. E' la sicurezza con cui a un collegamento ne segue un altro e con cui da un dato ne scaturisce uno simile, la scaltrezza con cui si procede nei ragionamenti che può arrivare a far perdere la testa anche al lettore più avveduto: che esista davvero una connessione segreta? I conti tornano, il cerchio quadra fin troppo bene e quasi ci si dimentica che Eco ce lo dice fin da subito: diffidate dai paralogismi, dai rimescolamenti causa-effetto, dai giochi numerici. E per quanto Casaubon se lo ripeta all'infinito, rimane quasi impossibile continuare a tenere a mente che il Piano è tutta un'invenzione...
Insomma, sono stata avvinta e vinta!
Ottima gustosissima e imprescindibile lettura.. -
‘R-ƒräncës‚.
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Libro totale. Per me, che Eco lo conosco (e lo adoro) per i saggi, leggere questo romanzo è stato un ritrovare molte delle riflessioni e osservazioni lette altrove... Anzi, a giudicare dalla quantità di cose che ci ho ritrovato penso che questo sia il SUO libro definitivo.
Nonostante la mole scorre abbastanza veloce, nonostante sia abbastanza veloce a tratti è lento e riflessivo e costringe il lettore a seguire ragionamenti talvolta talmente contorti da apparire inestricabili, talvolta così lineari da farti chiedere "dov'è l'inghippo?!" - perché il tranello c'è, e per certi versi è il libro stesso.
Stracarico di riferimenti storici, letterari, aneddotici, a volte sembra farti impazzire... e vorresti un blocco degli appunti per non perderti tutto, per essere certo di non saltare il collegamento decisivo: chi è chi, chi ha incontrato chi, chi ha detto (e poi negato) di aver scritto cosa. E' la sicurezza con cui a un collegamento ne segue un altro e con cui da un dato ne scaturisce uno simile, la scaltrezza con cui si procede nei ragionamenti che può arrivare a far perdere la testa anche al lettore più avveduto: che esista davvero una connessione segreta? I conti tornano, il cerchio quadra fin troppo bene e quasi ci si dimentica che Eco ce lo dice fin da subito: diffidate dai paralogismi, dai rimescolamenti causa-effetto, dai giochi numerici. E per quanto Casaubon se lo ripeta all'infinito, rimane quasi impossibile continuare a tenere a mente che il Piano è tutta un'invenzione...
Insomma, sono stata avvinta e vinta!
Ottima gustosissima e imprescindibile lettura.
Spero di cambiare impressione andando avanti allora!. -
.Libro totale. Per me, che Eco lo conosco (e lo adoro) per i saggi, leggere questo romanzo è stato un ritrovare molte delle riflessioni e osservazioni lette altrove... Anzi, a giudicare dalla quantità di cose che ci ho ritrovato penso che questo sia il SUO libro definitivo.
Nonostante la mole scorre abbastanza veloce, nonostante sia abbastanza veloce a tratti è lento e riflessivo e costringe il lettore a seguire ragionamenti talvolta talmente contorti da apparire inestricabili, talvolta così lineari da farti chiedere "dov'è l'inghippo?!" - perché il tranello c'è, e per certi versi è il libro stesso.
Stracarico di riferimenti storici, letterari, aneddotici, a volte sembra farti impazzire... e vorresti un blocco degli appunti per non perderti tutto, per essere certo di non saltare il collegamento decisivo: chi è chi, chi ha incontrato chi, chi ha detto (e poi negato) di aver scritto cosa. E' la sicurezza con cui a un collegamento ne segue un altro e con cui da un dato ne scaturisce uno simile, la scaltrezza con cui si procede nei ragionamenti che può arrivare a far perdere la testa anche al lettore più avveduto: che esista davvero una connessione segreta? I conti tornano, il cerchio quadra fin troppo bene e quasi ci si dimentica che Eco ce lo dice fin da subito: diffidate dai paralogismi, dai rimescolamenti causa-effetto, dai giochi numerici. E per quanto Casaubon se lo ripeta all'infinito, rimane quasi impossibile continuare a tenere a mente che il Piano è tutta un'invenzione...
Insomma, sono stata avvinta e vinta!
Ottima gustosissima e imprescindibile lettura.
Bé, non posso che quotarti °Ln.SPOILER (clicca per visualizzare)L'unica critica che mi permetto di muovere riguarda l'ultima parte, forse un pò troppo sbrigativa; un centinaio di pagine in più non avrebbero fatto male
Edited by JimmyCorgan - 22/10/2014, 15:20. -
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Molti libri in uno: in parte saggio storico sul misticismo, l'occultismo e i loro riti, le società segrete in tutte le forme; in parte romanzo mystery; in parte mezzo di divulgazione filosofica.
Molto stimolante nelle sue parti accademiche, un po' meno (così pare fino alla fine) quando si intravede il set della finzione romanzesca, il braccio del cameraman che spunta nell'inquadratura, quando la necessità di costruire personaggi non può essere più un vezzo, ma un obbligo.
Se Jacopo Belbo è meno definito del conte di Saint-Germain non è un problema da poco.
Ma poi alla fin fine è inutile prendersi in giro, perché lo scopo, anche se con espedienti meno convenzionali, viene raggiunto ugualmente, gli eventi producono effetti sul lettore (questa è la nuova frontiera dell'antispoiler), il fine giustifica i mezzi (per citare una frase/uno strumento che il libro ci fa attribuire a destra e a manca).
C'è riuscito, se consapevolmente come un artista, se inconsapevolmente con un lampo di genio.
E allora va bene così, avanti, godersi il libro fino alla fine, seguire il flusso che scrive e cancella ciò che è stato appena scritto, come un cane che si morde la coda, o un serpente, più azzeccato.
Difficilmente un ippopotamo.
Edited by Don'tPanic - 2/3/2016, 08:20. -
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Letto nelle scorse settimane. Me ne avevano parlato benissimo, almeno due persone me lo hanno nominato come il loro libro preferito. Forse a causa di tali aspettative mi ha deluso. L'ho trovato un po' troppo prolisso e inconcludente. Sembra più un saggio che un romanzo. La parte di saggistica, poi, non mi ha minimamente incuriosito, mentre la parte romanzata l'ho trovata appena abbozzata e poco coinvolgente. Ho capito bene le meccaniche che si volevano andare a cercare, ma nel complesso l'ho trovato un po' noioso. Conoscevo solo Il Nome della Rosa e ovviamente non regge il paragone, quello è molto più avvincente.
Ecco, ricordo di aver letto questi commenti appena finito il libro (rimandando questo post a quando avessi avuto un computer sotto mano) e colsi questa citazione ridendo. Al momento ho già dimenticato a cosa si riferisca. Quando dimentico un libro così in fretta vuol dire che non mi è piaciuto.. -
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Io non ricordo molto del romanzo ad essere sincera, solo vagamente la trama - ma ultimamente ho dei vuoti assurdi.
Però anche io ricordo che lo trovai per certi versi più un saggio che un romanzo... apprezzando invece moltissimo la parte saggistica, aneddotica. Più che la trama, o il contenuto mi è rimasta l'idea. Mi è rimasto il senso delle cose che ti trascinano - se tu ti invischi troppo e perdi la misura, smettendo di capire dove comincia la realtà e dove stai trasformando in realtà le tue fantasie.
In effetti dovrei rileggerlo.
Dovrò rileggerlo.. -
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Recentemente un mio gemello di gusti letterari (veramente: ci siamo scoperti identici) me ne ha parlato benissimo. Più de Il Nome della Rosa, che comunque considera un ottimo libro. Però lo ha definito più "paraculo", perché avrebbe la capacità, studiatissima, di parlare a molti tipi di lettori, i quali fra loro potrebbero avere gusti diversissimi. Questo me lo ha descritto un po' più, mi si passi l'espressione, "d'élite". Non posso che prenderne atto e iniziarlo a breve.
(Il mio gemello letterario è un fissato di Eco, insomma, mi tocca proprio leggerlo quel vecchio trombone apocalittico ).