detto anche l'impanicato
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Titolo: Stato e anarchia Autore: Michail Aleksandrovič Bakunin Anno: 1874 Editore: Feltrinelli Pagine: 255 Descrizione: L'opera, scritta nel 1873, fu composta e stampata in russo a Zurigo da un gruppo di giovani fuorusciti o evasi dalla Russia; pubblicata senza il nome dell'autore, fu poi distribuita clandestinamente nel 1874, in territorio russo e diffusa tra gli studenti. Il libro passò ben presto di mano in mano e, con il fascino del proibito, finì con l'esercitare un'influenza notevolissima sul pensiero della gioventù rivoluzionaria e simboleggiò, in quegli anni, ai loro occhi, la rivoluzione stessa.
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Quando si parla di pensiero anarchico, la critica più comune è "non è praticamente realizzabile, non può funzionare". Questo perché, come sapevano anche i maggiori esponenti di quel pensiero, tanto che neanche in questo testo viene strutturata un'ipotesi pratica, non è quello il punto essenziale di questo pensiero. Ciò che Bakunin cerca di spiegare in questo testo è un'idea semplice: fintanto che i popoli saranno organizzati in una forma di Stato, qualunque esso sia, non raggiungeranno mai la loro emancipazione economica. Il fatto che le idee del russo siano astratte o non applicabili nella concretezza sarebbe una critica? Quando qualcuno vi dice "l'anarchia non può funzionare", questa dovrebbe essere una critica plausibile? E ditemi allora: quale forma di governo teorizzata sulla carta può funzionare? Il contratto sociale di Rousseau, il sistema democratico rappresentativo, oppure le teorie di Marx, possono forse funzionare nella realtà? Se fosse così non ci troveremmo nella situazione attuale. L'unica critica che si è mossa a questo libro sino ad oggi e che vi si muoverà per sempre è una critica strumentale e insensata, chi muove una critica del genere dovrebbe allora amare la Monarchia Assoluta, o il dispotismo, forme governative che funzionano alla perfezione perché legate ai capricci di un uomo solo al comando. Ma se non è quello di proporre un modo di organizzarsi, qual è il punto di questo testo? Bakunin spiega, tramite un'infinità (forse anche troppi Misha, abbiamo capito il punto) di esempi di storia recente (per lui) il motivo per cui le organizzazioni in stato hanno fallito e hanno sempre fatto il male del popolo, riducendolo sistematicamente in una forma di schiavitù, esplicita o celata, e analizza i motivi dei fallimenti dei precedenti tentativi di rivoluzione che hanno sconquassato l'europa durante il diciannovesimo secolo. Il testo ha pochi spunti, spunti nascosti qui e lì, perché con tutta evidenza aveva il fine di convincere i suoi contemporanei, non quello di essere tramandato ai posteri, eppure gli spunti che vi se ne traggono sono di una lucidità e di una attualità impressionante, di un'importanza a mio modo di vedere seminale se si ama dilettarsi nello studio della filosofia politica.
Qui alcuni passaggi che mi hanno colpito più di altri.
Edited by Don'tPanic - 1/3/2015, 06:59
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