L'uomo che inventò il Polo Nord

~ Phillip Felsch

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    Courtesy-of-Nutrimenti
    Titolo: L'uomo che inventò il Polo Nord
    Autore: Phillip Felsch
    Anno: 2012
    Editore: Nutrimenti
    Pagine:270
    Descrizione: Nella seconda metà del diciannovesimo secolo August Petermann fu il motore dell'esplorazione dell'Artico. Per il cartografo di Gotha il polo Nord era l'ombelico del mondo e la conquista di questo ombelico il compito più importante dell'umanità. Julius Payer, l'esploratore austriaco che scoprì la Terra di Francesco Giuseppe, chiamò Petermann "padre di tutte le spedizioni". Jules Verne lo trasformò in una figura romanzesca. Eppure, benché all'epoca appartenesse all'aristocrazia internazionale delle esplorazioni polari, dopo la morte Petermann fu presto dimenticato. Il perché è evidente: non era uno di quegli eroi che finivano congelati sul pack. Era un armchair explorer, come si diceva con scherno in Inghilterra, un esploratore da salotto. Petermann dirigeva l'impresa dell'esplorazione polare da una cittadina della provincia tedesca e di persona non si era mai spinto più a nord di Edimburgo. Ecco perché un'ombra di dubbio aleggiò sempre sulla sua reputazione. Per gli uni grande teorico, per gli altri lo svitato dell'Artico. Sulla base delle sue teorie e delle sue carte immaginarie, velieri percorsero i mari ghiacciati del circolo polare artico nell'infruttuosa ricerca di una corrente d'acqua tiepida che consentisse di raggiungere il novantesimo parallelo Nord. Inutilmente cercarono le tracce della spedizione di John Franklin, perduta nella ricerca del passaggio a Nord Ovest; molti smarrirono la rotta e naufragarono tra i ghiacci come la Admiral Tegetthoff di Julius Payer
     
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  2. N. Zyme
     
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    Un libro che merita cinque stelle non solo per i contenuti, ma anche per la cura nell'edizione. Si presenta molto bene, con una delle carte polari di Petermann in copertina, una veste grafica curata, sobri i font e minimale, ma efficacissima, la quarta di copertina (che recita: "L'uomo che inventò il Polo Nord, di Philipp Felsch, tradotto da Andrea Bianchi, parla di August Petermann, George Washington De Long, mare polare navigabile, passaggio a Nord Ovest..." ecc., in una presentazione "a nuvola", senza troppe chiacchiere). Le alette interne lasciano spazio a più spiegazioni. Mi ha colpita molto anche l'organizzazione interna: Indice-Premessa-Capitoli, un indice delle immagini scritto in dimensioni decenti, con i rimandi alle pagine, e una bella bibliografia discorsiva organizzata capitolo per capitolo. Detta così sembra banale, ma in mano è molto più agevole rispetto a quelle che ho incontrato in altri libri che ho letto.
    Sono carine anche, in penultima pagina, alcune brevi diciture: collaborazioni, carattere usato per il testo, tipi di carta e cartiere implicate nella fabbricazione del libro. È un quid in più che un lettore sa apprezzare.

    Passando al resto, il testo è scorrevole, mai noioso, e del principale protagonista, August Petermann, è presentato un ritratto mai apologetico, che bilancia bene luci ed ombre di un personaggio particolare. Petermann era uno studioso, vissuto nell'epoca del fiorire delle carte tematiche e delle distribuzioni statistiche. Non aveva di certo la tempra dell'esploratore che, raccolte le carte impregnate di sudore, si imbarca per la prima spedizione verso il Polo: il viaggio più lungo che affrontò fu quello per recarsi in America, in cerca dell'attenzione che sentiva di dover ricevere per la teoria che difese strenuamente per tutta la sua vita, quella del mare polare navigabile.

    Professor-August-Petermann-191x300


    Secondo Petermann, infatti, una sorta di verde Iperborea si sarebbe potuta agilmente raggiungere navigando fra Novaja Zemlja e Spitzbergen, arrivando a rivendicare la propria presenza sul Polo Nord geografico. A nulla valsero spedizioni rimaste infruttuose o, nel peggiore dei casi, anche tragiche, e le accuse della Royal Geographical Society di quella patria adottiva che fu croce e delizia dello studioso.
    Petermann, tedesco, si affermò come cartografo proprio nel periodo della tragedia, ancora non pervenuta, della spedizione di Franklin*, ed emigrò in Inghilterra (prima in Scozia, poi a Londra) cavalcando l'onda delle spedizioni di recupero dei legni e degli equipaggi dispersi dell'Erebus e della Terror. Per le proposte in merito al mare polare navigabile, presentate al pubblico inglese, Petermann si rifece a teorie già espresse da Barents e scritti di altri personaggi (un po' fuffosi, in realtà), ma nonostante l'indiscutibile fascino esercitato dalle parole e dalle carte del tedesco, nessuno prese abbastanza sul serio le sue asserzioni.
    A peggiorare il tutto ci pensò lo scozzese John Rae (che, a dire il vero, ho trovato fra i personaggi più affascinanti dell'intera vicenda), chirurgo della Hudson Bay Company. Sfidando la ferrea morale vittoriana, si permise di asserire, al ritorno di una delle spedizioni esplorazione e del recupero delle navi di Franklin, che si sarebbero verificati episodi di cannibalismo fra l'equipaggio. Figurarsi! Rae fu coperto di sdegno dalle istituzioni inglesi (figurarsi, un selvaggio scozzese), e Petermann, già poco preso sul serio perché troppo teorico, troppo professorale, dovette lasciar perdere la ricerca del passaggio a Nord-Ovest. Mai abbandonò però la teoria del mare navigabile, riciclando la stessa rotta in altre spedizioni.

    200px-John_Rae_(explorer) Questo è il Signor Rae

    Cercò il supporto degli Americani, poi degli Austriaci e dei Prussiani, suoi compatrioti. Vari personaggi calcano il palcoscenico delle esplorazioni al Polo: il succitato John Rae, Elisha Kent Kane e Isaac Hayes, William Parry, la Queen of the Isles, Carl Koldewey sulla Germania, scortato dalla Hansa, Julius Payer sulla Tegetthoff, la Jeannette, con il suo drammatico naufragio, e infine Fridtjof Nansen, che postulava la presenza di un mare polare navigabile ma circondato di solido e terribile pack. Nansen, però, il mare se lo andò a cercare di persona.

    260C053200000578-0-image-a-44_1424811392129

    On the night of 12 June 1881, the pressure of the ice finally began to crush Jeannette when they had reached 77°15′N 154°59′E.

    Nonostante le contraddizioni della persona, Petermann diede comunque un ottimo contributo alla scienza cartografica, anche con l'elaborazione di interessanti teorie sulle correnti, a dire il vero non così distanti dalla realtà.
    Ulteriore nota di interesse: in questo libro si trovano riferimenti alla teoria della Terra Cava, che postulava l'esistenza dell'entrata in Agartha proprio dagli estremi della Terra, di cui Petermann sfruttò i difensori per mantenere vivo l'interesse verso il suo chiodo fisso di una vita.

    *che noi bellissimi altroviani abbiamo già conosciuto qui

    Petermann's+Pole+1869
     
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    Volendo posso farlo girare...
     
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    Ma se ci sono foto e buona bibliografia mi piace come possesso.
     
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  6. N. Zyme
     
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    C'è un inserto di 4 pagine a colori e di carta bella patinata, più altre fotine in b/n sparse per il libro (la Jeannette, il ritratto di Petermann, Payer, varie cartine...). Il problema degli approfondimenti bibliografici a fine libro è che sono per lo più in lingua tedesca, e io di tedesco non ci leggo veramente un'acca. Però ci sono anche le note a piè di pagina in cui compaiono parecchie robe in inglese.
    Nel complesso consiglio l'acquisto, se non altro per tutte le cosine carine che ho elencato in descrizione... e poi perché è bello bello.

    Forse avrei apprezzato una cartina di consultazione rapida a fine libro per capire meglio la rotta tanto amata da Petermann, quella me la son dovuta cercare su maps, perché le cartine vecchie fatte da lui non sono comprensibilissime a noi che conosciamo il mondo da satellite. Troppe "unexplored regions".
     
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    Roba in inglese a riguardo si troverà in giro... intanto aspetto che cali il prezzo su amazon.
     
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    Io sarei interessata se lo presti!!!
     
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    Oltre che concordare in pieno con Letz...

    Seguendo la vita e le opere del cartografo August Petermann, che non conoscevo prima di leggere questo libro, si percorre anche la storia dell'esplorazione legata al circolo artico.
    Partendo dalla sfortunata vicenda di Sir John Franklin e delle varie spedizioni mandate alla ricerca dell'Erebus e della Terror, passando per la creazione di mappe dedicate alla geografia fisica, alle lotte intestine tra i vari studiosi della Royal Geographical Society e quelle tra i diversi stati, fino all'organizzazione (e spesso fallimento) di varie spedizioni per arrivare al mare artico interno e, subito dopo, al Polo Nord.
    Il protagonista della biografia viene descritto senza osannarlo, rivelando anche i punti più cupi e meschini del suo carattere.
    Ma la sua vita sembra solo una scusa, una sorta di fil rouge, per dare al lettore una infarinatura sulla storia dell'esplorazione e incuriosirlo quanto basta perché prosegua nello studio dell'argomento.
    Il libro è ben curato, con molte illustrazioni e un indice chiaro e ragionato sulle fonti bibliografiche utilizzate.
    Nel complesso facile da seguire e, pur conoscendo alcune delle vicende, per nulla ripetitivo o noioso.

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8 replies since 24/5/2015, 11:28   113 views
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