Il piccolo amico ~ Donna Tartt

GdL Una sfida al mese con Mondo Parallelo settembre 2016 - gennaio 2017

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    Titolo: Il piccolo amico
    Autore: Donna Tartt
    Anno: 2002
    Editore: BUR
    Pagine: 685
    Descrizione: Harriet Cleve ha dodici anni e una vita vissuta sotto il segno di una tragedia di cui non ha memoria: quando era solo una neonata, suo fratello Robin è stato impiccato a un albero del giardino, ma il delitto che ha sconvolto l’esistenza della sua famiglia è rimasto insoluto.
    Giunta alla soglia dell’adolescenza, la ragazzina decide di sciogliere il mistero che avvolge la morte del fratello, scoprire l’assassino e ottenere finalmente vendetta.
    Un romanzo ricco di suspense in cui è difficile distinguere il vero dal falso, il colpevole dalla vittima, e che trascina il lettore negli abissi della fragilità umana.


    Dirò la verità: ho iniziato a leggerlo perché le recensioni in giro per il web non sono del tutto entusiaste, e puntano il dito principalmente contro la ricchezza di dettagli, un'azione lenta e una narrazione meticolosa. Dal momento che si tratta di elementi di mio gradimento, a 100 pagine il libro risponde alle mie aspettative. I ritratti di famiglia e le caratterizzazioni dei personaggi, le descrizioni dell'ambiente e delle atmosfere, delle luci in particolare, sono molto nitide, senza sbavature, e si leggono con molto piacere. Tuttavia non si sfora nel barocco, che pure apprezzo, ma non mi pare che in questo caso siano presenti orpelli: anzi è tutto molto particolareggiato ma ordinato, sobrio ed elegante.
    È presto per tirare le somme, ma stilisticamente l'autrice è stata una sorpresa per me. Vedremo, andando avanti, cosa riserverà l'andamento della storia...
     
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    Finito! L'ho trovato un libro spettacolare, veramente una delle mie migliori letture di una vita.
    È chiaro - o almeno ai miei occhi lo era - che l'assassinio di Robin, la smania della sorella Harriet di trovare l'omicida e la sua assoluta sicurezza nella decisione di aver designato Danny Ratliff come tale, da dodicenne -pur sveglia- qual è, facciano vertere l'attenzione su chi NON sia l'assassino, e non su chi lo sia. Voglio dire che lo scopo del libro, che non è un thriller, non è un giallo, forse è un noir ma atipico, NON è scoprire chi abbia ucciso il ragazzino, e questo a mio avviso si comprende sin dall'inizio della storia. Harriet è solo una ragazzina scavezzacollo (un personaggio bellissimo, complesso e fuori dagli stereotipi) la cui fallibilità non è mai messa in discussione. Specialmente dal momento in cui si trova a crescere interiorizzando le tare degli adulti, i muri comunicativi che le mettono davanti, il fatto che, in quanto ragazzina, ogni sua opinione non venga presa in considerazione, che non venga riconosciuta come individuo completo perché ancora bambina. Lei nuota con fatica nel fango di questo mancato riconoscimento, prendendosi le sue rivincite, ma spesso sbagliando, perché completamente sola. E viziata dai pregiudizi interiorizzati e senza senso, dall'odio di classe e dal disgusto suscitato dal peggior sottoproletariato urbano, in un circuito vizioso che si autoalimenta. Forse soprattutto le dinamiche sociali, con il loro profondo squilibrio, sono qui protagoniste, con tutti gli effetti devastanti che avranno sull'individuo: trappole. Incomunicabilità. Incapacità di liberarsi dalla stigmatizzazione. Ruoli sociali -e destini- cuciti addosso come una seconda pelle, disparità di ceto, antipatie infondate, pregiudizi incrollabili. Harriet, attraverso le sue esperienze, in una pressoché completa solitudine (l'amico la abbandona, saggiamente, quando il gioco comincia a farsi sporco sul serio; un amico che, comunque, è più che altro succube della sua risolutezza, ai suoi occhi quasi eroica, finché non si stanca del gioco), dicevo, Harriet cresce e acquista dolorosamente consapevolezza degli errori terribili a cui la vendetta l'ha indotta, ma anche della caducità della condizione umana, delle piccole e grandi morti che la scaraventano dall'infanzia verso l'età adulta. È anche, quindi, un romanzo di formazione, estremamente sensoriale (la puzza dei serpenti, le sensazioni tattili delle dita aggrappate alla scaletta, lo stato di trance del semi-annegamento, la visione del panorama dal tetto del serbatoio, il sapore persistente e disgustoso dell'acqua putrida, la brezza nella vegetazione... sono tutte sensazioni estremamente vivide, descritte magistralmente). Donna Tartt crea un mondo intero dal nulla da cui è difficile staccarsi. Nonostante la lunghezza e la descrittività -ripeto, mai ampollosa, sempre molto sobria, lineare e funzionale ad immergere il lettore in una realtà parallela in una pressoché totale alienazione dall'esterno- io l'ho finito in due settimane. Ammetto di essermi arenata a un certo punto perché l'azione mi sembrava davvero troppo lenta, ma sono stata ampiamente ripagata dello sforzo. L'azione procede in un climax di episodi in cui l'autrice riesce a creare molta tensione.


    Io l'ho amato, ma sono consapevole del fatto che possa non piacere o non convincere molti lettori, per cui, a corollario, aggiungo una manciata di avvertenze:
    - non leggetelo se la forte descrittività vi annoia, se l'infodump non fa per voi, se siete lettori da azione rapida e poco vi importa della scenografia e della sensorialità
    - prendetevi del tempo per leggerlo, dei tempi lunghi (almeno così io mi sento di consigliarvi); non leggetelo nei ritaglietti di tempo, a spizzichi e bocconi, perché il taglia-cuci in questo caso toglie molto del piacere del libro
    - non leggetelo se la vostra principale preoccupazione è quella del giallo alla Cluedo, perché avete proprio sbagliato scopo (e libro)
    - qui un'opinione personale costruita per via indiretta (potrei sbagliare): se vi piace questo genere di roba e non avete mai letto nulla della Tartt, forse può essere una buona idea iniziare da questo libro, perché pare che gli altri siano più belli e serrati, e procedere in salita per me è sempre più carino
     
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    Alt er Tabt

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    Io ho già letto Il Cardellino che mi è piaciuto. Sono curioso di leggere questo, ma temo, appunto, il confronto.
     
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    L'ho proposto per la book lottery perché ho adorato la Tartt nel Dio delle illusioni.
    Sono contenta che sia piaciuto!
    Ora lo inizierò con maggiore entusiasmo
     
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    Lascio che le cose mi portino altrove

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    Ci voleva una recensione così per decidersi a intraprendere la lettura... Bene.
     
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    Mangianabbi

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    E finalmente Let vinse una sfida :P
     
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  7. N. Zyme
     
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    confesso di averlo iniziato stamattina...
     
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    Sul comodino, ho letture stantie.
    Ho bisogno di gettarmi su qualcosa di nuovo.
     
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    Alt er Tabt

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    Io avevo letto Il Cardellino e mi era piaciuto. Qui ho ritrovato lo stesso stile, ma devo dire che la trama è molto meno articolata ed interessante. Già la suddivisione dei capitoli fa capire quanto la storia sia posta in secondo piano, visto che tutto il libro ruota attorno ai personaggi, la protagonista specialmente. Come già ottimamente spiegato da NZyme nello spoiler. Devo dire che la lettura mi è risultata un po' pesante e non mi ha entusiasmato, forse perché mi aspettavo altro o forse perché è un periodo in cui preferivo leggere altro. Rimane un bel libro che consiglierei sicuramente ma, come già è stato detto, solo a determinate condizioni, non è un libro per tutti. A questo punto mi rimane il dubbio se leggere anche il primo libro della Tartt (sto andando in ordine cronologico inverso, a quanto pare), ma forse mi basterà aspettare solo il momento adatto perché sembra un'autrice che vale sempre la pena leggere. E tra i contemporanei è una rarità.
     
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    Ho letto il prologo e già sono annoiata...
     
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    Ho letto il prologo e mi sono annoiata...
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    io in questo periodo non faccio testo...
     
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    io sono al 20% ma sto facendo una fatica incredibile,
    ma in questo periodo non faccio testo
     
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