-
.
Titolo: Americanah
Autore: Chimamanda Ngozi Adichie
Anno: 2013
Editore: Einaudi (2014)
Pagine: 458
Descrizione: La distanza tra la Nigeria e gli Stati Uniti è enorme, e non solo in termini di chilometri. Partire alla volta di un mondo nuovo abbandonando la propria vita è difficile, anche se quel mondo ha i tratti di un paradiso, ma per Ifemelu è necessario. Il suo paese è asfittico, l'università in sciopero. E poi, in fondo, sa che ad accoglierla troverà zia Uju e che Obinze, il suo ragazzo dai tempi del liceo, presto la raggiungerà. Arrivata in America, Ifemelu deve imparare un'altra volta a parlare e comportarsi. Diverso è l'accento, ma anche il significato delle parole. Ciò che era normale viene guardato con sospetto. Ciò che era un lusso viene dato per scontato. La nuova realtà, inclemente e fatta di conti da pagare, impone scelte estreme. La frattura con il passato, compresi gli affetti piú cari, è inevitabile. A complicare tutto c'è la questione della razza. Ifemelu non aveva mai saputo di essere nera: lo scopre negli Stati Uniti, dove la società sembra stratificata in base al colore della pelle. L'ostilità verso l'Altro ha tanti modi di esprimersi e passa anche attraverso cose apparentemente futili, come l'imperare di canoni specifici per l'acconciatura. Se le treccine sono bollate come poco professionali, l'afro va domato a litri di lisciante. Esasperata, Ifemelu decide di dare voce al proprio scontento dalle pagine di un blog. I suoi post, acuti e scevri di vittimismo, si conquistano velocemente un folto pubblico di lettori, che cresce e cresce fino ad aprire a Ifemelu imprevisti e fortunati sbocchi sul piano professionale e privato. Ma tra le pieghe del successo e di una relazione con tutte le carte in regola si fa strada un'insoddisfazione strisciante. Ifemelu si sente estranea alla sua stessa vita e, lí dov'è, non riesce ad affondare le radici, pur sapendo che in Nigeria le esperienze accumulate e il nuovo modo di guardare il mondo le guadagnerebbero l'epiteto spregiativo di «Americanah». Eppure il suo paese le manca, e le manca Obinze, ormai sposato e con una figlia. Ancora una volta, con coraggio, riempie la valigia e si prepara a un salto nel buio.
. -
.
Allora.
Non ho ancora completato la lettura, ma sono un pochino confusa.
Il romanzo è scritto da narratore onnisciente, il che permette al lettore di avvalersi di molte descrizioni (mai troppo tediose) obiettive che esulano dalla sfera emotiva dei personaggi. La protagonista, Ifemelu, è un personaggio molto particolare e controverso, viene definito molto bene pur presentando diverse zone d'ombra. Sicuramente non è un carattere scontato, e di questo rendiamo grazie. Premetto che essendo il libro sostanzialmente una cronaca della sua vita, è estremamente circostanziale e tutte le situazioni da lei vissute vengono usate ad arte per portare alla luce le contraddizioni americane e nigeriane sulle questioni di razza.
Posto ciò, oggi leggendo ho fatto un passo indietro e mi sono detta: Mio dio ma questa è davvero una stronza! A volte fa delle cose veramente senza senso, il che la rende molto più umana di molti protagonisti di altri libri e le regala uno spessore davvero magnetico. Ok che come dicevo, il romanzo è un grande susseguirsi di scene della sua vita, ma mi chiedo quante delle cose che faccia/dica vengano rese così assurde in funzione del tema del libro (cioè la questione razziale). Con assurde non voglio intendere irreali, mi riferisco più a quelle scelte discutibili che a volte cozzano con altri lati di lei. Insomma, tutto questo sproloquio per domandare: siccome l'autrice non è proprio la prima che passa, le sfaccettature del carattere di Ifemelu la rendono obiettivamente una stronza e sono io che non riesco ad accettarlo, o è un espediente per provocare un pensiero volutamente malizioso nel lettore del tipo: anche se sei nera, non vuol dire che tu possa fare la spietata?
A parte questo: mi aspettavo qualcosa in più.
Ecco i miei pensieri del tutto inutili.
. -
.
Libro finito. Confermo la mia tesi iniziale: Ifemelu è un personaggio del tutto unico ma piuttosto stronza.
Non è un brutto libro e se dovessi consigliarlo, probabilmente lo farei, ma non è il capolavoro di cui avevo tanto sentito parlare. Mi aspettavo rivelazioni più profonde, riflessioni più illuminanti.
E' vero che potrebbe essere l'erede di Chinua Achebe, come molte volte viene ripetuto, ma quasi esclusivamente per la loro stessa appartenenza all'etnia igbo, più che per la profondità e la schiettezza. Continua a portare avanti il lavoro iniziato dal luminare della letteratura africana ma non posso dire di averlo trovato altrettanto valido e crudo..
