Il viaggiatore imprudente

~ René Barjavel

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    Titolo Il viaggiatore imprudente
    Titolo originale Le Voyageur imprudent
    Autore René Barjavel
    Traduttore Giulio Lupieri, Doriana Cormelati
    Genere fantascienza
    Paese Francia
    Lingua francese
    Prima edizione 1943
    Edizione italiana 1999
    Editore italiano Garzanti
    Pagine 240
    Trama
    Il professor Noel Essaillon ha inventato la pillola per viaggiare nel tempo. Il giovane Pierre Sain-Menoux è ansioso di sperimentarne gli effetti. In una girandola di avventure, imprudente e astuto, Pierre rivisiterà e cambierà la propria biografia, visiterà la Parigi del 2052 e quella dell'anno 100.000, ma si troverà anche faccia a faccia con Napoleone e cercherà in qualche modo di modificare la Storia. Il tema classico ma sempre efficace, quello del viaggio nel tempo, è qui trattato con scoppiettante vena creativa.

    ¥¥¥¥¥¥¥¥¥¥


    È il primo libro di René Barjavel che leggo, almeno credo. Non ho mai avuto feeling con i francesi in ambito fantascientifico e, escludendo Jules Verne, difficilmente ricordo libri che mi siano piaciuti.
    Il viaggiatore imprudente non fa eccezione. Sarà lo stile, sarà colpa del fatto che è invecchiato male, ma non mi ha entusiasmato.
    La lettura in francese, nonostante i termini a volte datati (ringrazio sempre il vocabolario incorporato nel lettore e il collegamento al dizionario e alla wikipedia), non è stata particolarmente difficoltosa. Ma, molto spesso, facevo fatica a ricordare che la storia era ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale e non nel 1800.
    Ho trovato tutti i protagonisti, partendo dal matematico Pierre Saint-Menoux e dal genio Noël Essaillon, passando dalla di lui figlia fino ai vari personaggi di contorno, estremamente antipatici, con atteggiamenti esagerati o sopra le righe... ammetto di aver saltato molti dei deliri amorosi di Saint-Menoux per la bella figlia del genio inventore del viaggio nel tempo.
    Viaggio effettuato con una sorta di scafandro, molto più scomodo della pratica macchina di H.G. Wells, ma che permette ai giovane Saint-Menoux di andarsene in giro, invisibile agli abitanti del futuro e del passato, ma non impossibilitato dal compiere danni.
    Secondo la Wikipedia, questo è il primo romanzo che presenta il paradosso del nonno è lo fa nel modo più efficace possibile.
    Data la simpatia di Saint-Menoux, posso ammettere che si merita la conclusione che crea con le sue stesse mani e, nel complesso, la parte del paradosso è quella più interessante.
    La visione del futuro più prossimo che Saint-Menoux visita, come ci spiega l'autore nell'appendice scritta in seguito, è collegata al suo romanzo Diluvio di fuoco (o Sfacelo, come lo hanno ritratto di recente). Quella del futuro remoto è estremamente fantasiosa, ma non meno deprimente del futuro immaginato da H.G. Wells con i suoi Morlocks e Elois.
    I viaggi nel passato recente hanno una verve molto più brillante, utili come preludio al gran finale, per me la parte migliore di tutto.
    Non so se leggerò altro di Barjavel, non in francese sicuramente.

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